“Nella lotta al terrorismo l’analisi strategica è uno strumento fondamentale. Ciò significa che per essere in grado di prevenire gli attacchi o di mitigarli, se già accaduti, la migliore prevenzione avviene solo attraverso un’analisi accurata. Questo tipo di analisi è realizzata dall’intelligence, ma l’efficacia è nelle mani dei decision makers, cioè dei politici”. Abbiamo condiviso alcuni aspetti dell’intelligence, della lotta al terrorismo e delle sfide che attendono l’Europa con il Tenente Colonello della Riserva delle forze armate israeliane, Uri Ben Yaakov. Esperto senior analista e ricercatore, è specializzato nelle questioni della lotta al terrorismo, il cyber-terrorismo, le fonti di finanziamento di esso e le minacce alla sicurezza sull’esempio della Siria. Attualmente, inoltre, è un esperto dell’Istituto internazionale per la lotta al terrorismo di Herzliya, nel Parlamento israeliano. Ha contribuito alla preparazione del disegno di legge contro il terrorismo.
Qual è la sua versione della definizione di terrorismo? E come devono essere raccolte le informazioni per essere effettivamente utili alla lotta?
“Stabilire un’efficiente cooperazione internazionale, una corretta e comune definizione di terrorismo è uno dei passaggi fondamentali. Diverse sono le definizioni proposte, molte delle quali utilizzate da diversi stati e organismi internazionali. Possiamo riscontrare alcune tipologie comuni nelle diverse definizioni, ove taluni temi ed elementi si ripetono, molte definizioni includono le attività violente aventi per obiettivo quello politico. Secondo il prof. Boaz Ganor, dovremmo distinguere tra la violenza contro i civili e quella contro le forze armate. Nel primo caso, ci troviamo di fronte al terrorismo (militanti che cercano di influenzare i governi attraverso l’uccisione di civili), mentre nel secondo non lo è (può essere considerato in alcuni casi come rivolta). Pertanto, la giusta definizione del terrorismo secondo professor Ganor è “l’uso deliberato della violenza contro i civili, al fine di conseguire finalità politiche”. Un’altra distinzione deve essere fatta per le organizzazioni terroristiche. Prendiamo ad esempio organizzazioni come Hamas o Isis. Queste organizzazioni hanno ovviamente i principali militanti che commettono atti terroristici, chiamiamo tali organizzazioni come principali cui si aggiungono altre entità che sostengono le organizzazioni terroristiche principali. Parliamo in questo caso di un organo che fornisce all’organizzazione terroristica “principale” armi, intelligence, supporto finanziario o religioso. In tal caso, sarà ancora più difficile decidere quale entità dovrebbe essere considerata un’organizzazione terroristica (secondo il tipo di supporto e del suo legame). Inoltre, anche se concordiamo su tutto questo, ci si chiede se le attività di questi organi di supporto dovrebbero essere combattute alla stessa maniera che il terrorismo. Tutto ciò riflette l’importanza di una definizione unica per gli Stati e le agenzie d’intelligence: cosa è il terrorismo, l’organizzazione terroristica, e quando parliamo di un attacco terroristico.
Per quanto riguarda la sua seconda domanda, penso che lei faccia riferimento al “Dilemma Democratico” del Terrorismo. Ovviamente, non esiste una risposta “black or white” a questa domanda. Da un lato, vorremmo mantenere i nostri valori democratici liberali, dall’altro lato dovremmo anche fornire alle nostre agenzie d’intelligence strumenti efficaci per contrastare il terrorismo. Ogni Stato dovrebbe trovare un giusto equilibrio nel modo più efficace di raccogliere informazioni, con un “ danno “ davvero minimo alla nostra privacy, mantenendo nello stesso tempo intatta la nostra sicurezza. Il mio punto di vista personale è che già la nostra privacy, in un certo qual modo, è nelle mani di entità aziendali che operano nel mondo informatico, cito ad esempio le piattaforme di social media che raccolgono informazioni private su di noi per fini commerciali, ecco queste informazioni dovrebbero essere utilizzate anche dalle agenzie d’intelligence. Questo potrebbe essere il modo più efficace per raccogliere utili informazioni per combattere il terrorismo”.
Quanto è importante la cooperazione tra le forze armate e le agenzie di sicurezza nell’efficacia del controterrorismo?
“Come ho già detto e in tutta umiltà, il più importante modello di lotta al terrorismo è la cooperazione internazionale tra i vari stati. Ad esempio in passato, gli eserciti proteggevano il nostro paese dai nemici e solitamente lo facevano lungo i confini della nazione. Ora che i nemici operano all’interno delle nostre città, i nostri eserciti dovrebbero essere pronti a combatterli in questi luoghi. Ecco perché la cooperazione tra le forze di polizia, l’esercito, le altre agenzie d’intelligence, assume un significato più importante oggi. Il problema è che in alcuni casi “l’ego organizzativo” prevale rispetto alle effettive esigenze di sicurezza. La condivisione delle informazioni tra gli organi di sicurezza interessati è un elemento importante e necessario per analizzare le informazioni e per una migliore comprensione del quadro nazionale e internazionale. Certo, le forze investigative continueranno a occuparsi delle loro attività e le forze armate delle loro, ma per quanto riguarda le attività concernerti la lotta al terrorismo, ripeto la cooperazione tra tutti gli organi di sicurezza è fondamentale”.
L’analisi strategica è utile alla prevenzione del terrorismo?
“Nella lotta al terrorismo l’analisi strategica è uno strumento fondamentale. Ciò significa che per essere in grado di prevenire gli attacchi o di mitigarli, se già accaduti, la migliore prevenzione avviene solo attraverso un’analisi accurata. Questo tipo di analisi è realizzata dall’intelligence, ma l’efficacia è nelle mani dei “decision makers”, cioè dei politici. Nei vari Stati, dunque, nel momento in cui viene pianificato il budget per le diverse aree della lotta al terrorismo è necessario prendere in seria considerazione l’importanza dell’analisi strategica, qualcosa che non sempre viene fatto. Ad esempio, i cittadini ed elettori possono incontrare fisicamente gli uomini delle forze armate ed essere rassicurati, ma non gli analisti che siedono dietro le loro scrivanie negli uffici. Per essere chiari, non sto cercando di sminuire l’importanza della valutazione tattica delle minacce, una minaccia specifica, in un luogo specifico, in un determinato giorno, risultato di un’analisi tattica. Ma dobbiamo anche ricordare che questo tipo di analisi non può essere fatta a meno che l’analisi strategica non sia già in atto”.
L’Europa deve affrontare nuove sfide nella lotta al terrorismo, nuove regole e competenze, già da qualche settimana, è stato annunciato che a partire dal 2020 verrà lanciato il fondo europeo per la difesa che coordinerà e amplificherà lo sviluppo dell’ industria nel settore della difesa, totale investimento circa 1, 5 miliardi l’anno. Gli attacchi terroristici in Europa sono stati prevalentemente effettuati nella forma di “terrorismo urbano”, senza particolari tecnologie o sistemi tecnologici, ora assieme alla ricerca industriale, quali investimenti debbono essere fatti nelle città per proteggerle da futuri ed eventuali attacchi?
“Sono d’accordo sul fatto che gli attacchi terroristici in Europa, non hanno beneficiato di importanti sistemi tecnologici avanzati. Tuttavia, gli investimenti nel settore industriale e tecnologico della difesa costituiscono una parte importante dei vari processi di studio e pianificazione alla lotta del terrorismo. Considerato che la maggior parte di questi attacchi in Europa non sono stati messi a segno dall’organizzazione terroristica in quanto tale, almeno non l’aspetto operativo di esso e che l’alta tecnologia non faceva parte dell’operativo quotidiano dei militanti terroristi, come ad esempio in Siria, non è detto che nel futuro non affronteremo attacchi terroristici avanzati, in particolar modo da organizzazioni che sono sostenute da altri paesi (un esempio Hezbollah o altre). Attualmente, ci troviamo di fronte a una guerra asimmetrica, in cui i terroristi stanno approfittando dei nostri valori liberali democratici. L’ alta tecnologia nelle nostre mani resta un modo per contrastare il terrorismo (impedendo loro di utilizzare il web per scopi operativi , ad esempio)”.
L’ultimo importante attacco terroristico in Italia è avvenuto durante gli anni ’80, pensa che l’Italia possa essere a rischio?
“Dovremmo considerare il terrorismo ed il suo contrasto come una specie di equazione: la motivazione e le capacità (una parte dell’ equazione) determineranno l’attacco terroristico (l’altro parte dell’equazione). Una motivazione generica per il terrorista sarebbe considerare l’Italia un luogo simbolico. Ad esempio sulla propria rivista Isis mostrò la propria bandiera in Vaticano. Non credo che il fatto che l’Italia, essendo un ponte tra l’ Africa e l’Europa, riduca questa motivazione. Rispondo alla sua domanda, dunque, pur non essendoci di recente nessun attentato sul suolo italiano, sappiamo che la motivazione è lì, pertanto bisognerebbe essere comunque pronti al fatto che un attacco futuro potrebbe essere possibile, seguendo appunto gli standard motivazionali. Tuttavia l’intelligence italiana ha gestito abbastanza bene sia le organizzazioni terroristiche che i lupi solitari”.
Sicurezza informatica: quali sono le sfide più importanti in Europa?
“Nei nostri giorni, le organizzazioni terroristiche sono attive in paesi come Siria, Iraq, Yemen, Libia, Sinai e paesi africani. Inoltre, talune organizzazioni terroristiche stanno ricevendo un importante supporto da paesi come l’Iran e la Corea del Nord, questa realtà dovrebbe essere presa in considerazione sulla base delle relazioni multilaterali della comunità internazionale. Il mondo dell’informatica è un altro di questi luoghi in cui i terroristi operano. Poiché il terrorismo è un fenomeno globale e poiché il web è un modo per entrare nelle nostre “stanze” senza cancelli o porte, ritengo che il principale obiettivo della lotta al terrorismo dovrebbe essere quello di prevenire l’uso della rete da parte delle organizzazioni terroristiche. Attualmente, il dibattito in corso sulla libertà nel mondo informatico è se la rete debba essere regolata o meno. È interessante notare che nessun paese cosiddetto democratico è a favore della regolamentazione di Internet . I manuali di Tallinn suggeriscono alcune di queste regolamentazioni ma non sono obbligatorie. Come tale, la sfida globale più importante dal mio punto di vista è quella di regolare le attività nel mondo cyber. Ciò ovviamente amplificherà il dilemma democratico (limitare alcune libertà per una migliore sicurezza), nonché il problema della definizione concordata del terrorismo”.
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Lt. Col. (Res.) Uri Ben Yaakov is an experienced analyst and researcher. He specializes in the issues of combating terrorism, cyber-terrorism, sources of financing of terrorism and the issues of security threats on the example of Syria. He is an expert in on behalf of the ICT, among others, in the Israeli Parliament; he contributed to preparation of Counter-Terrorism Bill.
Mr Ben Yaakov how would you define terrorism? How the information must be collected to be useful to the counterterrorism?
The definition of terrorism is one of the most important toll of counter terrorism, in order to be able to establish an efficient international cooperation.
There are hundreds of proposed definitions, many of which were used by different states and international entities. We can find some common typologies in the different definitions – repeating themes and elements. As such, many definition includes “violent activity”, aiming “to achieve political goals”. The problem is that most definitions don’t refer to the identity that this such violent activity is targeting. According to Professor Ganor, we should differentiate between violence aimed against civilians, to violence that aimed against Governmental officials, like police \ army. The first one is terrorism (activists that are trying to influence governments through civilians), while the second one isn’t (can be consider in some cases as insurgency). Therefore, the right definition of terrorism according to Professor Ganor is “the deliberate use of violence aimed at civilians, in order to achieve political ends”.
Furthermore, from this definition we should also derive the definition of terror organization. Let’s take for example organizations like Hamas or ISIS. Those organizations have obviously the core activists which are committing terror acts and there is no doubt therefore that they should be consider as terror organizations (let’s call those organizations as the “main” ones). But there are also other entities which are not “shooting” on one side but supporting the main terror organizations on the other side. This can be an entity that provides arms to the “main” terror organization, financial support or even religious justification. In such case, it will be even more difficult to agree which entity should be consider as a terror organization (depending on the kind of support? Its, depth?). Furthermore, even if we will agree on this, should we counter those entities activity with the same means we are countering regular terrorism? Is targeting killing should be accepted tool under such terms?
This reflects the importance of a unified definition for states as well as security agencies: what is terrorism, terror organization, terrorist and terror act.
As for your second question,I think that it points out the Democratic Dilemma in Counter Terrorism. Obviously, there is no a black or white answer to this question. On one side, we would like to keep our liberal democratic values, while on the other side we should also provide our security agencies with efficient tools to counter terrorism. Each state need to find the right balance between those 2 sides, the most efficient way to collect information, with minimum harm to our human rights, in order to keep our security. My personal point of view is that nowadays, when we are giving upour privacy to business entities that are operating in the cyber world (like social media platforms that are collecting private information on us for business purposes), the balance should tend a bit to our security needs. As such, I would like to argue that this kind of information which is used for business purposes should be used by security agencies as well. This could be the most efficient way to collect useful information for counter-terrorism purposes.
How important is the cooperation between the armed forces and the intelligence in the effectiveness of the counterterrorism?
As I mentioned before, in my humbled opinion, the most important field in counter-terrorism is the cooperation among states, international one, but also among different security agencies in the same country. In the past, armies used to be the entity protecting our country from enemies, usually along the country’s borders. Now days, when the enemies are operating inside our countries, our armies should to be ready to fight them there. This is also why the cooperation between those entities becomes so important. The problem is that in some cases the “organizational ego” is dictating the level of cooperation, rather than the actual security needs. Sharing the information among the involved security entities is a major element needed in order to analyze the information and for better understanding of the picture. Police units will continue dealing with crime and army unties will do their part in fighting others but as for counter-terrorism activities, the cooperation between all security entities is vital.
How could a strategic analysis be useful to prevent future hypothetical attacks?
The strategic analysis is a fundamental tool in counter terrorism, important part preparedness aspects. That means that in order to be able to prevent terror attacks, or to mitigate such attacks if happened or even to be able to have better recovery later on, best practices that can be learned only from strategic analysis.
This kind of analysis is done by the intelligence bodies but the outcome policies are in the hands of decision makers, i.e. politicians.
While allocating the budget between different fields of counter terrorism, countries need to consider the importance of strategic analysis, something that not always is being done, especially in places where politicians need to show their voters investment in security. Voters can see those that are wearing uniforms or holding weapons but not the intelligence analysis officers that are seating behind tables in their offices.
Just to be clear, I am not trying to undermine the importance of tactical threat assessment, a specific threat, on a specific place, on a specific day, result of a tactical analysis. But we should also remember that this kind of analysis can’t be done unless strategic analysis is in place already.
Europe is facing new challenges about organizing counterterrorism new rules and skills, earlier this month it has been announced that starting from 2020 a Defense Fund will coordinate, supplement and amplify national investments in defense research, in the development of prototypes and in the acquisition of defense equipment and technology. My question is: in Europe we have had only urban terrorist attacks, no particular high technology or systems have been used. What is in your opinion is the best strategic planning we could afford to protect our cities from these events coupled to the above mentioned Industrial research growth?
I agree with you that terror attacks at the moment are not so advanced. Moreover, most attacks faced recently in Europe were not organized by terror organization, at least not the operational aspect of it. I may even accept that experienced terrorist inflating Europe with the wave immigration won’t change this situation, as high technology wasn’t part of their daily operation in place where they were fighting, like Syria.
Saying that, I am not suggesting that we won’t face in the future advanced terror attacks, especially by organizations that are being supported by countries (i.e. Hezbollah and others) and definitely can’t suggest that high technology isn’t important tool in the hands of our security agencies. In fact, we are facing asymmetric warfare, in which terrorist are taking advantage of our liberal democratic values. High technology in our hands is a way in which we can reduce terrorism from doing it (preventing them of using internet for their operational purposes for example). I can definitely say that investments in technology is an essential part of counter terrorism.
May I ask you what is your opinion about the fact Italy has not witnessed a major terrorist attack since 1980’s? What do you think about this important topic we have at the moment concerning the huge arrivals of immigrants we are facing in my country?
We should look at terrorism and counter terrorism as a kind of equation: motivation plus capabilities(one side of the equation), will determine if terror attack will occur (the other side of the equation).
We can assume the existence of general terrorist motivation to commit terror attack in Italy. Italy is a very symbolic place to terrorist, as we can see in ISIS magazine for example where their flag is being show on the Vatican. I don’t think that Italy being a bridge from Africa to Europe is reducing the motivation of all terrorist organization, as well as loan wolfs, to attack the country, although I heard such a claim. But I do believe that the Italian security agencies are handling quite well the terrorism capabilities, both terror organizations or lone wolfs.
So to your question. There hasn’t been any major terrorist attack on the Italian soil recently. We know that the motivation is there and that capabilities, at least low ones, are there as well. The fact that we didn’t encounter major attack should alarm us, suggesting that we might face such attack in the future.
Cyber security: which are the highest challenges we must face in EU?
Terror organization are operating mainly in what we call nongovernmental places. In fact, all places where major terrorist organizations are operating now days are nongovernmental places, like Syria, Iraq, Yemen, Libya, Sinai and African countries. The cyber world is another none governance arena in which the terrorist are operating, mainly operational use but also low scale cyber-attacks. As terrorism is a global phenomenon and since the internet is a way to penetrate our bedrooms with no gates or doors, I believe that the main counter terrorism focus should be on preventing terrorism use of internet.
Actually, the main obstacle in this concern is the ongoing debate regarding the freedom in the cyber world, whether the internet should be regulated or not. Interestingly, none democratic countries preferred the internet to be regulated, we can only assume that for better control, rather than counter terrorism. Tallinn manuals are suggesting some regulations but are not mandatory. As such, the highest global challenge in my point of view is regulating the activities in the cyber world. This will obviously rise the democratic dilemma in counter terrorism (limiting some liberties for better security) as well as the problem of agreed definition of terrorism.
A “sub” challenge the world is facing in my opinion is the support that terror organizations are getting from countries like Iran and North Korea. Although the present abilities of terror organizations in the cyber world are limited to operational use and low attacks level, high level abilities can be obtained easily and with no time from countries sponsored terrorism. This should be considered on multilateral relations of the international community.