Difficilmente, nelle biografie che lo ritraggono, Thomas Woodrow Wilson è sfuggito alla sua aura di personaggio profondamente contraddittorio, a metà tra le grandezze di un premio Nobel per la Pace e le bassezze di una conclamata inclinazione al razzismo.
Nato in Virginia nel 1856, figlio di un predicatore presbiteriano, il 28º presidente degli Stati Uniti d’America fu sicuramente un uomo determinato. Si trovò a combattere con una grave forma di dislessia che non lo limitò né nel percorso di studi in scienze politiche né nella carriera universitaria, che lo condusse a diventare rettore dell’Ateneo di Princeton.
Wilson iniziò la sua carriera politica come Governatore democratico del New Jersey. Agevolato dalla doppia candidatura repubblicana di William Howard Taft e Theodore Roosvelt, Wilson si insediò alla Casa Bianca nel 1913. Nei primi due anni del suo mandato divenne piuttosto popolare: mise in atto diverse riforme, in linea con quanto promesso nel suo programma elettorale che indicava nel progresso il suo cavallo di battaglia. In ambito finanziario attuò la riduzione dei dazi doganali (la legge Underwood), la riorganizzazione del sistema bancario e monetario a scapito degli interessi speculativi (il Federal Reserve Act), e il favoreggiamento degli agricoltori (il Federal Farm Loan Act).
Wilson fu protagonista anche in campo sociale, con la storica approvazione del diritto di voto alle donne, accompagnato dalle lunghe proteste delle suffragette americane.
Il lato più oscuro del suo agire risulta la sua attenzione, se non aperta simpatia, per il Ku Klux Klan, cosa che gli valse da più parti la definizione di razzista.
Fu, al contrario, la sua politica estera a concedergli il titolo di pacifista. Wilson credeva nel diritto internazionale anche per dirimere le controversie tra stati, motivo per cui si oppose all’entrata degli Stati Uniti nel primo conflitto mondiale; anche se non potè evitarlo. D’altra parte i suoi “fourteen points”, presentati nel discorso del 1918, parlano di autodeterminazione dei popoli, di libertà dei mari, di liberazione dei popoli coloniali e di creazione della Società delle Nazioni. I riflettori rimasero a lungo accesi anche sulla sua vita privata. Rimasto vedovo della prima moglie Ellen, Thomas soffrì di depressione. Si risposò presto con Edith, che gli rimase vicino durante un ictus che lo rese parzialmente invalido. E poi fino alla morte, nel 1924.