Trump e la Clinton possono definirsi due candidati espressione dell’elitè finanziaria e politica. Prof. Raffaele Marchetti (docente di relazioni internazionali all’Università Luiss di Roma), quello americano è stato un voto reazionario al cambiamento di Obama?
Trump ha fatto tutta la campagna contro questo tipo di poteri ma è allo stesso tempo un Presidente che ha un progetto economico molto liberista che quindi porterebbe vantaggio ai grandi attori economici finanziari.
Da un punto di vista delle relazioni internazionali cosa cambia per l’Europa con la vittoria di Trump? Quali sono secondo lei i Paesi che beneficeranno di più del suo successo?
C’è sempre una grande differenza tra la campagna elettorale e il momento in cui si arriva al potere, nel senso che le linee di continuità sono sempre maggiori rispetto a quelle di discontinuità. Con il neo presidente Trump ci sarà certamente un cambiamento importante per l’Unione europea. Penso in primo luogo al rapporto con la Russia. Trump ha un atteggiamento più morbido che potrebbe avere ricaduta sull’Ue e questo andrebbe molto bene soprattutto all’Italia, che ha chiesto varie volte di rivedere le sanzioni verso la Russia, che naturalmente danneggiano la nostra economia. In Medioriente e nel Mediterraneo Trump non mi aspetto grandi novità, sicuramente porterà avanti la guerra all’Isis magari anche in maggior coordinamento con la Russia e punterà ad una tendenziale stabilizzazione della situazione in Siria. Dove invece la questione potrebbe diventare più complicata è con la Cina perché lì Trump ha un atteggiamento molto più duro. Se gli Stati Uniti dovessero aumentare la tensione con la Cina questo aprirebbe degli scenari complicati per l’Ue, costretta a prendere posizione.
In Italia è già partita la corsa a cavalcare l’onda di Trump, nella speranza che l’eventuale sconfitta di Renzi al referendum del 4 dicembre possa aprire alla cosiddetta spallata? La vittoria di Donald Trump avrà davvero delle ripercussioni politiche anche nel nostro paese?
Per tutta la durata di questa campagna elettorale americana Donald Trump è stato fortemente associato ai partiti populisti di opposizione in Europa ed è chiaro che i governi europei spaventati da questa prospettiva sono tutti contro Trump. Il premier Renzi ha sempre dichiarato di sostenere la Clinton e ora probabilmente tenterà di giocare la carta della “paura” nei confronti del voto populista per Trump che sarà certamente cavalcato in vista del referendum da chi come Salvini sta conducendo la campagna per il “No”.