L’attentatore che sabato scorso ha seminato il panico nel cuore di Chelsea, quartiere alla moda di New York, ha finalmente un nome. Dopo più di dieci ore di caccia all’uomo, la polizia ha arrestato Ahmed Khan Rahami un ventottenne afgano, ma con passaporto americano.
Le bombe di New York scuotono la politica a stelle e strisce alla vigilia delle presidenziali. Mentre Barack Obama e Hillary Clinton si complimentano con le forze dell’ordine, Donald Trump torna a scagliarsi contro l’amministrazione democratica colpevole, a suo dire, di aver sottovalutato la minaccia terroristica e di non fare abbastanza per la sicurezza dei cittadini americani. “Gli attacchi di sabato dimostrano che le fallite politiche di Obama e Hillary Clinton non ci terranno al sicuro. Io renderò l’America nuovamente sicura”, ha dichiarato il tycoon newyorkese. Donald Trump è pronto a giocare le sue carte e si dichiara contrario a qualsiasi tipo di tutela sanitaria o legale prevista per l’attentatore. “Ma la cosa peggiore – ha fatto sapere il repubblicano – è che ora gli offriremo un piacevole ricovero in ospedale. E sarà curato da alcuni tra i migliori medici del mondo. Gli sarà data una camera moderna e attrezzata in ospedale. E probabilmente avrà anche il servizio in camera, conoscendo come funzionano queste cose nel nostro paese”, ha concluso Trump.
Gli attentati di Chelsea e le numerose esplosioni sventate nel New Jersey, fanno pensare a una cellula islamista militante. Tutti fatti che portano acqua al mulino del candidato repubblicano, da sempre critico delle politiche su terrorismo e immigrazione dei democratici. Le bombe di New York potrebbero aiutare la scalata di Donald Trump alla presidenza. Hillary Clinton, alle prese con scandali e problemi di salute, si è notevolmente indebolita e nei sondaggi è in costante calo. Commentando gli attacchi terroristici dello scorso weekend, l’ex first lady ha detto: “Il piano segreto di Trump è che… non ha un piano. Io sono l’unica candidata in questa corsa che ha preso parte a decisioni difficili per eliminare terroristi dal campo di battaglia”.
Quelle di novembre saranno elezioni fondamentali per il futuro degli Stati Uniti. Il confronto con la Cina, le problematiche legate al lavoro, all’immigrazione e al terrorismo sono solo alcune delle sfide che attendono il presidente che verrà. Certo è che dall’11 settembre, il 2016 si sta configurando come un vero e proprio incubo per la sicurezza nazionale. In meno di sei mesi il paese è ripiombato nel terrore jihadista. Nonostante il sindaco di New York, Bill De Blasio, e il governatore, Andrew Cuomo, escludano l’eventualità di una cellula militante attiva, i fatti dimostrano che è in atto un piano di destabilizzazione mirata alla vigilia di elezioni presidenziali storiche.
Non solo New York. Sempre nella giornata di sabato, in un centro commerciale di Saint Cloud nel Minnesota un somalo, Dahir Adan, aveva accoltellato nove persone. A rivendicare l’azione è stato lo Stato islamico. Anche se probabilmente gli attacchi di New York e di Saint Cloud non sono collegati tra loro, gli Stati Uniti si trovano nuovamente davanti alla sfida lanciata dal terrorismo islamico. La mancanza di prevenzione e controllo degli ultimi anni, dunque, finisce per fornire nuove argomentazioni a Donald Trump.