“Una donna capace di fare un occhio nero al marito ma, allo stesso tempo, restare salda al suo fianco in pubblico”. Ha scritto di lei Gary J.Byrne, ex agente dei servizi segreti, che ha lavorato come guardia personale del Presidente Bill Clinton. Hillary è di certo un carattere appassionato, ma allo stesso modo pragmatico. Donald Trump dovrebbe tenerne conto, fino a quando il verdetto non sarà assoluto. Se eletta, la Clinton, sarebbe il primo presidente donna degli Stati Uniti d’America.
Hillary Diane Rodham, nasce il 26 ottobre del 1947 a Chicago. Prima di tre fratelli, spiccherà da subito in famiglia per i suoi molteplici riconoscimenti scolastici. Rappresentando in veste già di presidentessa la sua classe alla Maine East School e poi diventando membro della National Honor Society. Fin da giovanissima, tenace, preparata e grande conoscitrice della materia politica, muove i suoi primi passi in quello che è da sempre un ambiente prevalentemente maschile. Nel 1964, ancora studentessa, diventa presidente di sezione del Wellesley College per i College Republicans, lavorando nella campagna presidenziale per il candidato repubblicano Barry Goldwater. Nel 1962 conosce personalmente Martin Luther King: un incontro importante che la spingerà ancor di più a seguire le sue idee liberali e a militare fra le fila del Partito Democratico. Prosegue la sua formazione presso la prestigiosa Yale Law Shool, dove poi incontra quello che diventerà, non solo suo marito, ma anche il futuro Presidente degli Stati Uniti d’America: Bill Clinton. Durante gli studi nella facoltà di Yale il suo interesse politico cresce ancora di più. Lavora per il sottocomitato del senatore Walter Mondale a sostegno degli emigrati. Partecipa alla campagna presidenziale del candidato democratico George Mc Govern. Inizierà poi a occuparsi di casi di abusi su minori, offrendo assistenza legale gratuita alle persone disagiate. Non a caso nel 1973 si laurea a Yale con una tesi sui diritti dei minori, tanto da decidere di approfondire la sua cultura con studi magistrali di medicina infantile presso lo Yale Child Study Center.
Un anno dopo, nel 1974, fa parte, durante lo Scandalo Watergate, dello staff d’inchiesta dell’impeachment presidenziale. Iniziali ma importanti segnali, che facevano intendere già da allora di che pasta è fatta questa donna dal carattere di ferro. Inseparabile compagna nella vita e nella passione politica, nell’ottobre del 1975 Hillary Diane Rodham diventa la moglie di Bill Clinton. Ma non solo quello ovviamente. Già avvocato di successo, sarà la prima donna a entrare come socia nella Rose Law Firm, uno degli studi legali più antichi e prestigiosi degli Usa.
E quando nel 1993 Bill Clinton diventa Presidente degli Stati Uniti d’America, lei non sarà solo un’accomodante compagna, ma una delle First Lady d’America più influenti di tutti i tempi. Hillary infatti ha avuto da sempre un forte ascendente sul marito, tanto che gli oppositori soprannominarono la coppia presidenziale con il nomignolo di “Billary”. Ma nel 1995 un altro nome si aggiunge alla coppia. E’ quello della stagista della Casa Bianca, l’allora ventiduenne Monica Lewisky. Proprio nel 1998 scoppia lo scandalo della liaison tra la ragazza e il presidente Usa. Da quel momento Bill e Hillary saranno per molto tempo sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Con la calma che la contraddistingue da sempre, all’inizio Hillary negherà l’accaduto, riducendolo a una semplice “cospirazione repubblicana”. Solo quando i fatti confutati da prove (e che prove) non lasciano più dubbi, Hillary decide comunque di perdonare il marito. Grazie alla sua tenacia e impegno lavorativo, in quel periodo affronterà tutto a testa alta, nonostante il “Sexgate” abbia travolto la sua famiglia e sia stato uno dei più grandi scandali degli Stati Uniti. Questo le valse, oggi come allora, la stima persino dei suoi tanti detrattori. Nel 2008, dopo aver perso le primarie contro l’attuale Presidente Barack Obama, in cui dimostrò ancora una volta di essere all’altezza del ruolo (ottenne la maggior quantità di voti popolari, 18 milioni, nella storia delle primarie Usa), nei quattro anni successivi, dal 2009 al 2013, Hillary decide di accettare l’incarico di Segretario di Stato offertole dallo stesso Obama.
Da subito la Clinton prende parte in modo attivo a quelle che sono le decisioni importanti per il Paese. Nel 2009, insieme al ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, partecipa a un piano diplomatico denominato “Russian Reset”. Un progetto volto alla restaurazione dei rapporti fra Usa e Russia, incoraggiato allora dalla presidenza di Dmitry Medvedev, delfino e successore di Vladimir Putin. Ma la cooperazione tra i due Paesi, che sembrava aver avuto un ottimo inizio, finì nel 2012, con il ritorno di Putin al potere. Tanto è vero che ancora oggi una loro futura, eventuale e pacifica collaborazione appare alquanto improbabile vista l’acredine mai sopita. Ma nella politica c’è una parola che vale più di tutte e si chiama diplomazia. Da mettere in atto soprattutto quando a confrontarsi sono due grandi potenze come la Russia e l’America. Un’altra idea in veste di Segretario di Sato fu quella di aumentare di 40.000 unità il contingente americano in Afghanistan. La Clinton su questo “fronte” si dovette scontrare anche con Joe Biden, l’allora vicepresidente Usa. Il compromesso di Barack Obama fu quello di ridurre le unità sul territorio a 30.000.
Nell’aprile del 2011 il binomio Obama-Clinton firmò la cattura di Osama Bin Laden. Al momento dell’annuncio della morte di quello che era considerata la mente degli attentanti dell’11 settembre, si celebrarono vittoriosi festeggiamenti in tutti gli Stati Uniti d’America. Questo portò in alto il gradimento non solo per Obama, ma anche per Hillary Clinton. Gradimento che fu però in qualche modo scalfito l’anno dopo. Si tratta del caso dell’ambasciata americana a Bengasi, dove il Segretario di Stato venne poi chiamato a riferire al Congresso, diventando poi protagonista di un processo che è durato fino al 2015. Nell’aprile dello stesso anno, con un annuncio ufficiale ha dichiarato la sua candidatura alla corsa per la presidenza. E oggi la vediamo trionfante su Bernie Sanders, che era l’unico vero rivale durante le primarie. Nonostante Sanders si sia battuto con coraggio fino all’ultimo, la vittoria della Clinton è stata ancora una volta schiacciante.
Ora davanti a sé è rimasto solo il vulcanico, passionario e a volte discutibile avversario, Donald Trump. Il 20 gennaio 2017 gli Stati Uniti d’America avranno ufficialmente il loro nuovo presidente. I cittadini di 50 Stati federali lo sceglieranno fra i due candidati. Chi sarà quindi il 45esimo Presidente degli Stati Uniti d’America, il repubblicano Donald Trump o la democratica Hillary Clinton?