Una linea improntata sulla rinascita economica del paese e il riavvicinamento all’Occidente per frenare l’inflazione alle stelle. Sono i punti salienti del programma dell’attuale presidente iraniano, il pragmatico Hassan Rouhani, ora è in corso per la riconferma alla poltrona di presidente, che dovrà difendere nel duello alle urne con gli altri 5 candidati. I quattro anni di governo di Rouhani erano iniziati sotto il buon auspicio degli accordi per il progressivo impiego dell’atomo da parte del Gigante Sciita. Ma l’elezione di Donald Trump prima e la situazione in Siria e Ira, non hanno portato bene all’amministrazione pragmatica dell’attuale presidenza. I benefici derivanti dalla firma di Ginevra non si sono ancora visti. L’inflazione galoppa ancora e l’economia è segnata dalle sanzioni occidentali non ancora attenuatesi dopo l’iniziale e apparente distensione.
Rouhani e gli altri candidati alla presidenza
Ora Rouhani deve difendere la sua poltrona e il suo operato. In 6 si batteranno per la guida dell’Iran nei prossimi 4 anni. Mancano infatti pochi giorni a uno degli appuntamenti decisivi per gli equilibri mediorientali. Il 19 maggio si deciderà chi guiderà la Repubblica Islamica dell’Iran per i prossimi 4 anni. E assieme al presidente verranno eletti i consiglieri comunali e alcuni seggi parlamentari vacanti.
Oltre al presidente uscente, il candidato più gettonato per sfidare l’attuale presidente sembrerebbe essere Ebrahim Raisi, conservatore tradizionalista di 56 anni. Pur non avendo dalla sua parte esperienze di governo, Raisi è un uomo di Stato. Numerosi, infatti, sono i ruoli di primo piano ricoperti nell’apparato della giustizia iraniana: negli anni Ottanta fu membro della Commissione che decise migliaia di esecuzioni di oppositori politici. È stato procuratore generale fino a quando l’ex presidente, e ora Guida Suprema, Khamenei, lo ha nominato protettore del santuario più grande dell’Iran. Considerato molto vicino all’Ayatollah, Raisi è stato il più votato nelle primarie dell’ala conservatrice, lo Jamna, che raccoglie le forze nel Fronte Popolare dei fedeli alla Rivoluzione. Un motivo per cui presumibilmente alla fine della breve campagna elettorale, prevista dal 22 aprile al 17 maggio, Raisi e Rouhani saranno i due a confrontarsi per la carica di leader politico degli sciiti. E il secondo rischia di perdere per il mancato mantenimento delle promesse sulla crescita del paese.
Il parere dell’esperto
Secondo Marco Morelli, romano convertito all‘Islam e segretario dell’associazione culturale sciita “Imam Mahdi”, il fattore economico infatti farà da padrone. “Una parte della popolazione – afferma l’esperto ai microfoni di Ofcs Report – aveva la speranza che all’interno di questi 4 anni l’economia sarebbe migliorata”. Ma così non è stato. Buona parte del programma di Rouhani avrebbe dovuto portare la distensione nei rapporti con l’Occidente e dall’altro lato un alleggerimento o la rimozione delle sanzioni che avevano causato gravi danni all’economia iraniana. “Molte delle sanzioni – aggiunge ancora Morelli – sono state rinnovate”. L’arrivo di Trump ha scombussolato tutto: si pensa di rimettersi al tavolo e riconsiderare la questione delle sanzioni. Questo potrebbe avere un effetto sull’andamento della tornata elettorale. Per quanto è stato dichiarato dagli esponenti del governo in carica c’è stata una mancanza di rispetto delle norme e degli accordi presi. “Spesso questo mancato adempimento – afferma l’esperto – è stato fatto in modo subdolo per esempio attraverso pressioni sulle banche europee affinché non aprissero conti o non restituissero soldi congelati alla Repubblica Islamica”. “Su questo fronte sia il presidente dell’energia atomica che ministro degli Esteri – ricorda Morelli – hanno parlato di mancanza di rispetto, sia nello spirito che nella lettera, degli accordi presi”.
In ogni caso l’inversione di rotta di Teheran è dietro l’angolo. Anche se Rouhani dovesse vincere, confermando il doppio mandato come per tutti i suoi predecessori fatta eccezione per in primi due presidenti, la fase di apertura dell’Iran all’Occidente potrebbe ricevere una brusco stop.
@Lenrico1