Hamas sbarca in sud America e lo fa dalla porta principale mirando alle vette del Cile.
In occasione delle prossime elezioni presidenziali nel Paese andino, la componente di sinistra, guidata dal Partito comunista cileno, presenterà il proprio candidato, Oscar Daniel Jadue Jadue, noto per le sue posizioni antisemite e per l’incondizionato appoggio ai gruppi estremisti della galassia terrorista palestinese.
Un anticipo elettorale tinto di “rosso”
Nello scorso mese di maggio il Paese è stato chiamato alle urne per le consultazioni elettorali per municipi e regioni, con la relativa scelta dei governatori, e per i 155 seggi dell’Assemblea costituente.
Le elezioni, caratterizzate dall’elevato astensionismo (38% di votanti), hanno fornito un quadro privo di equilibrio e di condizioni di governabilità, con la vittoria dei partiti indipendenti (40% di consensi), sostanzialmente lontani da quelli tradizionali e la parziale affermazione della sinistra, con la compagine guidata dal Partito comunista cileno e alleata con la Lista Apruebo e Apruebo Dignidad, una forza alternativa alla compagine di destra da anni al governo del Paese sudamericano.
La fazione al potere, con il sostegno incondizionato del presidente del Cile, Sebastián Piñera, pur mantenendo una maggioranza risicata, non ha ottenuto l’auspicato consenso elettorale idoneo a influenzare la riforma della Costituzione alla quale il nuovo parlamento verrà delegato.
La vittoria, seppur ‘incompleta della sinistra ha comunque aperto le porte alla candidatura come presidente del Cile al leader comunista Oscar Daniel Jadue, 54enne figlio di immigrati mediorientali.
Un’inquietante biografia
Assiduo frequentatore di social network con numerosi profili gestiti e una passione per le chat private, Jadue si presenta come un sociologo ed architetto, già sindaco di Recoleta a capo di una compagine che vorrebbe restaurare una politica, a suo dire, “più rispettosa dei diritti democratici dei cittadini”.
Ma la biografia di Jadue fa emergere anche altri aspetti non certo sottovalutabili come i trascorsi universitari dell’aspirante presidente, durante i quali si dichiarava in più occasioni come “fervente antisemita” con posizioni contigue all’Olp e alle relative diramazioni terroriste. Affermazioni sulla base delle quali il Centro Simon Wiesenthal lo ha marchiato come “radicalizzato e allineato con la politica di Hamas”.
L’aperto appoggio alla campagna BDS, boicottaggio – disinvestimento e sanzioni, portata avanti a livello globale contro lo Stato di Israele da estremisti schierati con i fanatici sostenitori delle fazioni palestinesi, è stato accompagnato da Jadue con pesanti accuse contro gli ebrei, presenti con una comunità di 15.000 residenti in Cile, di controllare i media e di una fumosa “duplice identità”, affermando di volere imporre la scelta tra quella cilena o quella ebraica.
Le affermazioni di Jadue, smanioso di potere all’interno e fuori dai confini dello Stato sudamericano, erano tese evidentemente ad accaparrarsi i voti degli immigrati di origini mediorientali, circa 300.000, che secondo il pensiero dell’aspirante capo dello Stato, avrebbero accolto con estremo favore la sua negazione del carattere terrorista di Hamas e delle altre componenti della riottosa schiera di filo-palestinesi.