“Un sogno non è mai troppo grande”. E se a dirlo è il neo eletto presidente degli Stati Uniti qualcosa vorrà dire. Ancora una volta il popolo americano ha osato, come con Barack Obama, che avrebbe dovuto “lavare” il mondo da tutte le colpe, ma così non è stato. Ora Donald Trump, considerato una sorta di demone da cui difendersi, è alla Casa Bianca a dispetto di tutte le previsioni.
Sarebbe troppo facile, in questa sede, puntare il dito contro gli errori di valutazione di sondaggisti, media, politici e analisti. Sarebbe troppo facile perchè vorrebbe dire, ancora una volta, omologarsi al pensiero dominante. Guardando le elezioni americane dal buco della serratura, invece, quello che si vede è solo la rabbia e la sofferenza del mondo governato da uomini che hanno perso il contatto con la realtà.
Vorremmo chiedere a tutti i politici di scendere per le strade, camminare tra la gente senza scorta, percorrere strade senza marciapiedi e quartieri senza illuminazione pubblica. Vorremmo che tutti i governanti toccassero con mano i disagi della vita quotidiana di ogni singola persona “normale”. Questo è il nostro sogno.
E allora Trump non è l’uomo nuovo, e neanche l’antisistema. Non sarà il dittatore e neanche il salvatore. The Tycoon, il magnate ricco e arrogante, rappresenta la realizzazione del sogno americano. Tutti vorrebbero emularlo e ottenere il suo successo. In fondo gli Usa rappresentano il Paese delle opportunità.
Think big, pensa in grande, questo è sempre stato il modello ispiratore di ogni vero americano, e qualcuno lo ha fatto partendo dal nulla o quasi. Magari da qualche condominio nelle periferie delle metropoli, proprio dove la classe politica di ogni Paese dovrebbe farsi un giro, uscendo dai palazzi di vetro in cui è rinchiusa e toccando con mano le reali necessità dei propri concittadini.
Populismo. Questa è l’accusa ricorrente rivolta ad ogni politico che abbia realmente inquadrato le vere problematiche del vivere quotidiano. Beh, allora viva il populismo. Tutto il resto sono chiacchiere da salotti televisivi e il sogno infranto del primo presidente nero.