Ancora oggi una violenza sessuale su quattro resta impunita. E senza alcun colpevole. È soltanto una delle cifre che viene fuori dalla rilevazione statistica operata dall’associazione Demoskopika sul fenomeno della violenza sulle donne. Quello che viene fuori dallo studio del gruppo italiano per le ricerche di opinione e di mercato, è un Paese dove essere donna diventa pericoloso.
Dal 2010 al 2014 i numeri infatti non lasciano spazio a dubbi. Sono 23mila gli episodi registrati dall’autorità giudiziaria, 6mila le vittime minorenni al pari dei reati che restano senza un colpevole. Il 25% del totale. A queste cifre corre parallelo un esacerbarsi dell’opinione pubblica del Belpaese, che si mostra sempre meno disposta a tollerare certi reati, ancor meno chi se ne macchia.
Il 33% del campione analizzato da Demoskopika infatti è per la linea dura, ed esprime un parere che va da misure estremamente repressive della libertà personale fino alla castrazione chimica. D’altra parte soltanto il 3,6% degli italiani sarebbe favorevole alla rieducazione per i colpevoli di violenza sessuale. Ma questi sono soltanto alcuni dei numeri, dei pezzi di un puzzle i cui dettagli vengono tratteggiati nelle statistiche operate dal gruppo di analisi statistica con sede a Rende, nel Cosentino.
Nel complesso gli episodi sono diminuiti in minima parte. Se nel 2010 erano 4.813 le segnalazioni, nel biennio 2013/2014 sono scese a 4.448. In questi cinque anni di attività di rilevazione da parte di Demoskopika però è un dato a lasciare di stucco. Sui quasi 23mila episodi di violenza, 6mila restano senza autore. Col rischio che quanto accaduto a una donna possa ripetersi ai danni di un’altra.
La nazionalità di chi commette violenza sessuale è per lo più italiana, nel 61% dei casi. A seguirli romeni, nell’oltre l’8% dei casi, e marocchini, al 6%. Dai carnefici alle vittime: 7 su 10 sono donne di nazionalità italiana seguite, nell’ordine, da rumene, marocchine e albanesi.
Il fenomeno nel complesso, seppur con una impennata nel 2012, ha subito una flessione dell’11.5% nel quinquennio in esame con oltre 500 episodi in meno. Nella classifica delle regioni più afflitte dal fenomeno, secondo i calcoli di Demoskopika, spicca il Nord con il Trentino, dove vengono consumati 88 episodi di violenza sessuale ogni 100mila donne residenti. A seguirlo in questa classifica delle medie nazionali sul fenomeno, l’Emilia Romagna con 79 casi e la Toscana con 78. In valori assoluti il podio cambia ma non di molto. Con quasi 3mila casi denunciati il primato spetta alla Lombardia, seguita dal Lazio con 1.640 episodi di violenza sessuale e dall’Emilia Romagna, anche in questa classifica nella top 3 con oltre 1500 episodi.
A questo quadro si somma una risposta dell’opinione pubblica, in termini di soluzioni, che va esacerbandosi. Superano i 6 milioni gli italiani che sono favorevoli alla castrazione chimica, da introdurre come punizione per chi commette violenza sessuale.
In generale comunque oltre un terzo del campione intervistato sarebbe favorevole all’introduzione di pene più severe per gli stupratori. Alla domanda su come intervenire per trovare ala soluzione al problema, le risposte sono state molteplici, sebbene minoritarie. Oltre il 20% degli intervistati sarebbe favorevole a misure di protezione per le donne che denunciano, il 12% aiuterebbe le donne a non sentirsi in colpa, non arrivano al 10% quelli che invece incentiverebbero la creazione di centri antiviolenza o farebbero campagne di sensibilizzazione rivolte all’opinione pubblica.