Il decesso all’ospedale del graduato dell’Esercito è stato solo l’ultimo caso di morte provocato da un’aggressione in strada. Violenza esplosiva ed incontrollata che, ormai da alcuni anni, imperversa nelle nostre città. E di cui siamo responsabili. Direttamente responsabili.
Banchi di scuola – La perdita del controllo, di ogni freno inibitorio inizia presto in quella Scuola, tanto osannata in Italia, quanto di fatto abbandonata a se stessa. Priva ormai di ogni autorità, tirata in ballo solo in campagna elettorale, autonoma quanto isolata la Scuola è passata da eccellenza ad una istituzione pressoché inutile, un “diplomificio” in cui tutto è concesso.
Un regresso cui non possiamo dare la colpa alle ultime generazioni, di studenti e di docenti. Il progressivo annientamento del ruolo educazionale della Scuola è iniziato negli Anni Settanta; a fine decennio l’equiparazione di tutti i diplomi per l’accesso all’università ha svilito e squalificato tanto i titoli quanto le stesse istituzioni accademiche. Troppi diplomati e mercato del lavoro che non assorbe e che inibisce ambizione, volontà, desiderio di essere i migliori già dai primi anni suoi banchi. I professori poi sono sottopagati e i singoli istituti, nell’ottica della quantità (più che della qualità) degli iscritti, tirano dentro un po’ di tutto.
“Problemi tuoi” – Le famiglie sembra non vogliano più educare i figli, preferendo subappaltare alla Scuola anche il ruolo genitoriale: “Ti lascio mio figlio per cinque anni, problemi tuoi”. Sì, problemi a tutti gli effetti: perché nessuno vuol sentirsi criticare per il comportamento del pargolo, arrivando ad adirarsi, a minacciare querela quando non proprio ad aggredire l’insegnante se si permette di punire, dare un brutto voto, riprendere il “discolo” scolaro. Figli che sono dunque soli, privi di modelli e di regole e anche di quell’attenzione da parte di mamma e papà che è fondamentale per una crescita equilibrata. Affetto e disciplina sono due concetti assolutamente in linea: la persona che ti vuole bene quando necessario diventa dura. Proprio perché le importa di te…
Regola non autoritarismo – Il vuoto di modelli, esempi e regole ha consentito al malcostume di farla da padrone. Già nei primi anni Duemila, con i video in VGA, assistevamo a scene allucinanti:
“Professoressa, sa che se avesse fatto la escort avrebbe guadagnato di più?”
Allora tali uscite ancora scandalizzavano, oggi non più. Video e foto viaggiano sui social ad altissima velocità e a risoluzione cinematografica raccontando, come in un documentario, una situazione senza alcun controllo, ove maleducazione ed irresponsabilità la fanno da padroni. Anche perché nessuno si azzarda a punire: la Scuola non lo fa per paura delle denunce, la famiglia perché ormai incapace, la Politica non ne parla perché convinta di perdere consenso, i commentatori televisivi e gli psicologi improvvisati lasciano cadere l’argomento perché hanno capito che “comprensione” e “è la moda di oggi” sono la chiave per continuare ad essere invitati nei salotti TV.
Colpa dei media? Nel processo di “comprensione” e di relativo abbandono delle giovani generazioni (e non solo di quelle) al loro destino, lo scarica barile occupa un ruolo pressoché fondamentale. Non potendo puntare il dito contro i veri responsabili di un malcostume ormai decennale, puntualmente si trova un capro espiatorio cui scaricare le colpe di comportamenti deviati. Chi scrive vive nella città che fu teatro, qualche estate fa, della morte di due quattordicenni per aver assunto del metadone acquistato da uno spacciatore. Al funerale, un intervistato puntò il dito verso i “cantanti” che darebbero messaggi sbagliati. Vero che gli eccessi di artisti o presunti tali rappresentano messaggi sbagliati, ma non si può sempre accusare l’arte. I nati negli Anni Ottanta hanno trascorso la loro adolescenza sulle note di Marilyn Manson con le sue scenografie al limite del satanismo. Satanismo al polistirolo, materiale degli sfondi dei video-clip. Pochi se non nessuno di noi è diventato seguace di Satana ascoltando la cover di Tainted love, né ha sacrificato vergini al maligno. I suoi erano testi dirompenti, scandalosi per il periodo, ma Marilyn Manson restava un artista: sapevamo tutti che gli artisti amano esagerare… È sufficiente mettere in moto il cervello ed imparare a valutare le situazioni. Non serve avere la media del 9 per capire che un rituale satanico è sbagliato o che consumare droghe come non ci fosse un domani porta alla morte o a gravi disabilità…
L’insegnamento di Scream Il capolavoro slasher di Wes Craven, di cui aspettiamo con impazienza il VI capitolo che uscirà fra meno d’un mese, affrontava i suddetti temi già venticinque anni fa. Scream metteva infatti sotto i riflettori cinema e devianza giovanile, influenza del genere horror su ragazzi caratterialmente deboli e mentalmente disturbati.
“Che idioti, i film vi hanno fatto impazzire!” Esclama la final girl Sidney Prescott (Neve Campbell), rivolta ai due killer.
“Non dare la colpa al cinema. I film non fanno nascere nuovi pazzi, li fanno solo diventare più creativi” è la risposta dell’assassino dall’espressione allucinata Billy Loomis (Skeet Ulrich). Allucinata sì, malgrado il ragionamento non faccia una piega. È impossibile pensare che sia la finzione ad ispirare un assassino. Più credibile che l’intento omicida nasca e si sviluppi nel tempo, mentre la pellicola in sé sia mero pretesto.
E nel caso l’assassino sia un giovane, magari in età scolare, la responsabilità grava su chi avrebbe dovuto vigilare, ascoltarlo, cogliere eventuali cenni di disturbo comportamentale. Troppo facile, a danno fatto e sangue sparso, prendersela con attori, musicisti o magari con le armi. Come se l’arma avesse una sua coscienza ed “invitasse” il potenziale killer ad essere usata per uccidere.
Il veloce declino della nostra società è, dunque, direttamente proporzionale alla mancanza di volontà di un intero Paese di analizzare le cause ed i comportamenti border line, preferendo concentrarsi – solo polemicamente – sulle drammatiche conseguenze.
Non occorrono leggi speciali che, alla fin fine, andrebbero a condizionare più la vita dei cittadini onesti che non quella dei criminali. Niente Legge Reale, semmai le norme già esistenti e decisione nel volerle applicare. Perché vedete, se a quindici anni non capisci che pestare a sangue un coetaneo e filmare tutto sia sbagliato puoi già definirti un fallito. E con te, falliti sono il sistema educativo ed il nucleo familiare. Ci si può risollevare dal fallimento, con umiltà, auto coscienza e dopo un periodo di espiazione.
Dunque, prima di appellarsi agli psicologi improvvisati da salotto TV, spieghiamo bene a giovani e meno giovani che le azioni hanno sempre conseguenze. Per tutti. E, quanto a migranti, clandestini, irregolari etc. pagare lo scotto di comportamenti sbagliati e di azioni criminose è il primo passo verso una completa integrazione. L’inclusività, vera, sta nel trattarti come tutti gli altri cittadini di fronte alla Legge, non nel farti sconti perché “la tua cultura ti ha educato diversamente”.