di Fabio Caffo per Analisidifesa.it
Si parla di blocco delle acque territoriali italiane alle navi di Ong trasportanti migranti imbarcati in zone di mare avanti alla Libia. E si immagina, stando a quel che riportano i media, di emanare con decretazione d’urgenza un provvedimento che “inibisca l’ingresso delle Ong nelle acque territoriali per ordine pubblico”.
La misura sembra innovativa ma in realtà rappresenta solo l’attuazione della normativa della Convenzione del Diritto del Mare (CNUDM) che qualifica come pregiudizievole alla “pace, al buon ordine o sicurezza“ dello Stato costiero il transito nel mare territoriale di navi coinvolte in varie attività, compresa l’immigrazione irregolare.
Rilevante, come fonte giuridica di riferimento, è l’art. 83 del Codice della Navigazione: “Il ministro dei trasporti e della navigazione può limitare o vietare il transito e la sosta di navi mercantili nel mare territoriale, per motivi di ordine pubblico, di sicurezza della navigazione e, di concerto con il Ministro dell’ambiente, per motivi di protezione dell’ambiente marino, determinando le zone alle quali il divieto si estende”.
In questo modo si realizzerebbe quella protezione della sicurezza delle acque territoriali italiane che dopo la fine della Guerra Fredda, quando le navi sovietiche cercavano di violare la nostra sovranità, era divenuta sempre meno stringente.