“Ci piacerebbe coinvolgere più istituzioni in questa lotta, ma spesso ci voltiamo e capiamo di essere soli”. Luigi Ciatti, presidente dell’Ambulatorio Antiusura Onlus, ha dichiarato guerra al fenomeno criminale che annega le vittime in un mare di debiti e molto spesso di minacce.
Ma cos’è l’usura, volendola definire?
“L’usura è un reato legato al fatto di prestare soldi dietro interessi al di là del tasso soglia. A Roma il tasso è quello del 10% al mese, quando alle banche il denaro costa poco più dello 0%, su base annuale si arriva al 120%: un tasso folle”.
Come è cambiato il fenomeno negli ultimi anni? Le vittime sono sempre le stesse?
“Fino a 15 anni fa avremmo risposto che la preda tipica dell’usuraio è l’artigiano o il commerciante. Perché hanno un reddito, un netto variabile. Questo però non giustifica una condotta imprudente. Ormai l’usura colpisce per il più del 50% le famiglie, intendendo queste come lavoratori dipendenti: in casi così non c’è più l’oscillazione delle entrate. C’è una cattiva gestione del denaro e dei risparmi”.
Dal 2008 in poi la crisi ha pesantemente rallentato l’accesso al credito. Il fenomeno che influenza ha avuto sulla diffusione dello strozzinaggio?
“La crisi ha influito pesantemente. L’accesso al credito è diminuito pesantemente. Le banche non possono pensare di essere estranee a tutto questo, non possono mostrarsi indifferenti al fenomeno e presentarsi quando devono richiedere rientro di fidi ai propri clienti. Il direttore di banca sa prima di tutti la liquidità del soggetto, ecco perché dovrebbe avere anche una funzione sociale. È una cosa che ci piacerebbe le banche facessero”.
Avete fatto appello agli istituti di credito?
“Anche all’Abi (Associazione Bancaria Italiana ndr) lo abbiamo chiesto. Loro si trincerano dietro al fatto che gli istituti devono andare a profitto. Se fossi direttore di banca, e vedessi che in un conto di un cliente transitano assegni non corrispondenti all’attività dichiarata e al reddito, qualche domanda me la porrei. Vorrei che si obbligasse con una normativa gli istituti di credito a segnalare queste attività non solo in termini di evasione fiscale, ma anche in termini di usura. Ci darebbe una grossa mano”.
Gli usurai oggi sono legati alla criminalità organizzata o agiscono da soli?
“Ce n’è un pò di tutti i tipi in realtà. A Roma era l’usuraio di quartiere la figura alla quale si chiedeva denaro, il “cravattaro”, scollegato per lo più dalla criminalità organizzata. Ma se si parla di altre regioni d’Italia, come il Mezzogiorno, l’usura viene usata anche dalla malavita per riciclaggio del denaro”.
Ad oggi i dati cosa dicono in merito alla diffusione del fenomeno?
“I numeri sono molto difficili da individuare e sono abbastanza fuorvianti. Se parliamo di denunce fatte, queste sono poche. In una delle ultime occasioni il ministro Alfano aveva ravvisato numeri in calo. Questi in realtà non sono da considerare e diventano fuorvianti. Credere che il numero sia fedele alla reale diffusione del fenomeno non è la mossa giusta”.
Quindi?
“Quando si comincia a denunciare e la polizia giudiziaria fa indagini e sequestra, oltre a quanto concerne il rapporto fra usuraio e vittima, si riscontrano altre centinaia di casi, dove non c’è denuncia. Ecco il numero fuorviante che viene fuori”.
Restando a Roma, dove è più diffusa la concentrazione di denunce?
“Parliamo della zona di Roma sud, della Casilina. È un fenomeno molto più diffuso che altrove. Lì c’è molta più facilità a reperire soggetti che richiedano denaro”.
Come si può arginare allora la richiesta di credito a tassi incredibili?
“L’usura non si vince nelle aule di tribunale. Il contrasto vero si fa con la prevenzione, portando le persone ad amministrare meglio i loro risparmi. Non tutti sanno che esiste un fondo per le vittime all’usura. Ma quante persone lo sanno? Fino a quando non si fa comunicazione su questo tipo di iniziative la situazione stenterà a migliorare”.
E come funzionano questi fondi?
“La legge 108 prevede due fondi: uno per le vittime di usura che abbiano già fatto denuncia, ma non i lavoratori dipendenti. La vittima in questo caso ha diritto ad avere un importo tale da coprire le spese. Il secondo fondo è per la prevenzione del fenomeno ed è destinato a tutti i soggetti. Serve a estinguere i debiti ed evitare che si finisca a intessere un rapporto con l’usuraio”.
C’è una storia che le è rimasta impressa durante la sua attività?
“Molto spesso le vittime ventilano l’ipotesi del suicidio. Una volta ho avuto paura che accadesse davvero e la vittima ci ci disse: “non pensavo si potesse vivere sul davanzale, ma solo in casa o fuori, buttandosi di sotto”. Con una metafora ci aveva detto tutta la sua condizione e il suo percorso. Dall’orlo del davanzale dove la persona meditava di buttarsi, questa è riuscita a riprendersi. Sono quelle cose che ci danno modo di andare avanti e soprattutto speranza, perché molte volte ci giriamo e ci accorgiamo di essere soli”.