“In estrema sintesi, in entrambi i disegni di legge la sottoscritta non reputa, come illustrato, adeguata o corretta l’attribuzione all’Inail della diagnosi, della valutazione del danno e del riconoscimento del nesso causale tra l’evento e la lesione”. Le dichiarazioni del Presidente del Comitato di verifica delle cause di servizio del ministero dell’Economia e delle Finanze, Fausta Di Grazia, arrivano durante l’audizione informale del 3 maggio scorso davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti dell’utilizzo dell’uranio impoverito.
Oggetto del contendere: il disegno di legge formulato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito, di cui è primo firmatario il presidente Gian Piero Scanu. “La proposta Scanu – spiega la Di Grazia – attualmente si porrebbe in contrapposizione con la ratio della predetta norma, che nella sostanza reintroduce l’istituto della dipendenza da causa di servizio per la Polizia Locale (…) Se l’Inail fosse realmente la panacea di tutti i mali viene da pensare che le Associazioni di categoria della Polizia Locale e gli operatori stessi siano autolesionisti”.
Parole che hanno generato malcontento fra i componenti della commissione perché sarebbero risultate quantomeno poco adeguate, considerando l’operato svolto fino a questo momento dai consulenti. Insomma, le esternazioni della Di Grazia sembrerebbero andare contro la proposta di legge.
Ma andiamo con ordine. In discussione c’è un disegno di legge formulato dalla commissione d’inchiesta parlamentare. L’obiettivo è quello di riuscire ad affidare a un organo terzo, e autonomo dal ministero della Difesa, la valutazione dei rischi cui sono sottoposti i militari, insieme alla tutela previdenziale contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali delle forze armate. Gli occhi dunque sono puntati sull’Inail, che per sua natura si occupa di infortuni sul lavoro.
Più di duemila militari hanno fatto domanda di risarcimento per patologie correlate all’esposizione all’uranio impoverito, amianto, radon e multifattorialità. In molti sono ancora in attesa di un verdetto o si sono visti negare il risarcimento. Quello che sta tentando di fare la commissione è superare la separazione della giurisdizione della Difesa, portando anche le forze armate nell’ambito della gestione dell’Inail. Ma la dottoressa Fausta di Grazia non concorda.
Introducendo il regime esclusivo degli infortuni sul lavoro anche per i personale delle forze armate impegnato in mansioni e attività specifiche si legge nella relazione, i militari verrebbero posti “sullo stesso piano di tutti gli altri dipendenti pubblici nonché addirittura di quelli del settore privato, snaturando il concetto di privilegio su cui si basa l’intera costruzione del sistema indennitario riservato ai militari, in quanto più favorevole”.
E ancora: “Alla proposta in esame non risulta essere stata allegata alcuna tabella che confronti la speciale elargizione o la percentuale dell’invalidità permanente prevista per le vittime del dovere con l’indennizzo del danno biologico che potrebbe concedere l’Inail, o la rendita vitalizia Inail con la pensione privilegiata”.
“Dopo queste dichiarazioni – commenta Domenico Leggiero, responsabile del Comparto Difesa dell’Osservatorio militare e del lavoro della IV Commissione d’inchiesta, per l’utilizzo dell’uranio impoverito – è inquietante quanto sta accadendo. Da una parte, finalmente c’è un disegno di legge che tende a risolvere il problema della valutazione domestica, e quindi quello di portare alla luce e verso la verità il problema. Dall’altra troviamo un organismo che sta generando costi altissimi in termini di procedimenti giudiziari accesi. In quanto c’è la negazione assoluta di dare ciò che spetta a questi militari ammalati. Parliamo di indennizzi più volte invece confermati in sede giudiziaria”.