La Guardia costiera tunisina ha comunicato che nella giornata di ieri ha provveduto all’arresto di 9 jihadisti, di età compresa tra i 21 e i 39 anni appartenenti alla setta “Takfir wal hijra” (anatema ed esilio), individuati tra un gruppo di 15 individui sulla costa di Bizerte, nel nord del paese, mentre tentavano di intraprendere la rotta alla volta dell’Italia su un gommone. Gli arrestati, secondo fonti del ministero degli Interni tunisino, hanno ammesso di essere intenzionati a raggiungere clandestinamente il nostro Paese, ma nessun altra indiscrezione è filtrata in merito agli interrogatori ai quali i 9 sono tutt’ora sottoposti negli uffici dell’unità speciale antiterrorismo della Guardia nazionale ad Awina.
L’episodio, già di per sé allarmante, non è che l’ultimo di una lunga serie di viaggi “mirati” intrapresi verso l’Italia da elementi appartenenti o, comunque, contigui, al network jihadista, con aderenze specifiche che vanno da Al Qaeda nel Maghreb islamico, Ansar al Sha’aria e allo Stato islamico in senso stretto.
Negli ultimi mesi sulle rive di Sicilia e Sardegna, sono stati numerosi gli sbarchi di gruppi di clandestini provenienti dalla Tunisia dove, nella zona di Sfax, opererebbe un’organizzazione dedita al traffico di esseri umani diretti verso i nostri confini e che individua le zone di imbarco nei tratti costieri che vanno da Bizerte a Gabes, con partenze da Nabeul, Mahdia, Monastir, a seconda dell’itinerario seguito dai gruppi di aspiranti profughi per varcare i confini dello stato nordafricano.
Fonti di settore hanno più volte sottolineato la stretta connessione tra i traffici illeciti di uomini e merci e i network jihadisti operanti nel nord Africa che, oltre che a trarre ingenti profitti dall’organizzazione delle spedizioni, fruiscono dell’opportunità di infiltrare propri uomini diretti in Occidente infiltrandoli tra le centinaia di aspiranti profughi.
E già dall’inizio di quest’anno l’attivismo degli jihadisti in Tunisia ha ripreso vigore in forza delle nuove leve giunte in nord Africa dal Sahel e dai teatri di guerra Mediorientali e si è assistito a una progressiva riorganizzazione logistica delle cellule operanti nel Maghreb sia a livello locale sia anche nella pianificazione degli spostamenti di miliziani verso l’Occidente.
Nel mese di marzo, in una moschea di Sousse, alcune decine di sedicenti appartenenti al Daesh (o Isis) guidarono una preghiera comunitaria condita da un sermone di chiaro stampo jihadista appena poco prima che un folto gruppo di clandestini partiti dalla vicina Monastir, raggiungesse le coste agrigentine facendo poi perdere le proprie tracce.
Inoltre, un’operazione condotta nel mese di aprile dalla Guardia di finanza di Palermo, fornì lo spunto per dettagliare ulteriormente le attività dei trafficanti che risultavano utilizzare le rotte marittime non solo per il traffico dei cosiddetti migranti e il contrabbando di tabacchi ma, soprattutto, per agevolare gli ingressi clandestini di miliziani jihadisti, compito ben più redditizio sotto il profilo economico e, probabilmente anche per contiguità ideologica.