Il cartello dell’immigrazione clandestina è gestita da trafficanti di esseri umani e ‘facilitatori’. Non è una novità, certo, ma l’operazione di polizia condotta ieri conferma l’esistenza di una rete capillare di soggetti che operano per gestire e lucrare sulle migrazioni: un vero e proprio cartello di facilitatori dell’immigrazione clandestina.
Stranieri ma anche italiani nel cartello dell’immigrazione clandestina
A seguito di un’indagine condotta dalla Procura distrettuale Antimafia di Catania, infatti, la Polizia di Stato ieri ha fermato 19 persone, smantellando così una rete composta appunto da trafficanti e facilitatori dell’immigrazione clandestina che operava tra la Sicilia e Ventimiglia. Il gruppo criminale era composto da curdo-iracheni, afgani e italiani che, in cambio di denaro, favorivano l’ingresso illegale in Italia e lo smistamento in altri Paesi Europei dei migranti. Gli indagati sono ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Durante le perquisizioni è stato sequestrato molto materiale, tra cui 17 telefoni cellulari, principale strumento utilizzato dagli indagati per le comunicazioni tra loro, 14 computer portatili, documenti vari e circa 25 mila euro in contanti.
L’organizzazione criminale era strutturata come vero e proprio network di gruppi indipendenti tra di loro ma tutti collegati attraverso ramificazioni attive nelle città di Bari, Torino, Milano e Ventimiglia (IM). Dall’inchiesta è emersa una rete di soggetti dediti a favorire l’ingresso, la permanenza e il transito verso il nord Europa di migranti provenienti da Iran, Iraq, Afghanistan e Pakistan.
Le indagini sono state avviate nel 2018 dall’analisi di alcuni sbarchi avvenuti nella provincia di Siracusa, di migranti provenienti dalla rotta del Mediterraneo Orientale, dalla Turchia o dalla Grecia. Gli indizi raccolti hanno permesso di identificare il gruppo che favoriva l’ingresso illegale in Italia in cambio di denaro. Si tratta di una organizzazione eterogenea composta da curdo-iracheni, afgani e anche italiani che, oltre ad agevolare l’ingresso in Italia dei migranti clandestini, ne gestivano anche lo smistamento in altri Paesi Europei.
Il cartello dei facilitatori dell’immigrazione clandestina
Nel dettaglio, il gruppo che operava a Bari era dedito all’accoglienza dei migranti presso i domicili di “facilitatori”, tra i quali alcuni alloggi gestiti da titolari di agenzie immobiliari. Successivamente ai clandestini venivano forniti documenti giustificativi per ottenere il permesso di soggiorno, sia per quelli appena giunti in Italia sia anche per il rinnovo di quello già in possesso di altri soggetti stranieri già presenti sul territorio europeo. Dal capoluogo pugliese, i migranti venivano inviati verso Torino e Milano per essere successivamente indirizzati a Ventimiglia (IM), dove operava un altro gruppo affiliato all’organizzazione composto totalmente da cittadini stranieri di nazionalità pakistana e afghana. Questi si occupavano di radunare e trasportare nottetempo i migranti in Francia, con l’utilizzo di veicoli. Una volta raggiunta la destinazione finale veniva avvisata la famiglia del migrante per ottenere il pagamento pattuito.
6mila euro a migrante per arrivare illegalmente dall’Afghanistan all’Italia
Un vero e proprio cartello di facilitatori dell’immigrazione clandestina, considerato un necessario anello di congiunzione con gruppi criminali attivi in Turchia e Grecia che, a loro volta, agevolavano i migranti nel percorso verso la meta privilegiata, in particolare Francia e nord Europa. Il tutto, ovviamente, a fronte del pagamento di ingenti somme di denaro, circa 6 mila euro per ogni clandestino, che garantivano l’intero viaggio attraverso l’Afghanistan, il Pakistan, l’Iran, la Turchia, la Grecia e l’Italia. Il denaro corrisposto dalle famiglie dei migranti veniva accantonato in punti di raccolta in Turchia e poi versato al momento dell’arrivo del soggetto nel Paese previsto, attraverso sistemi di money transfer oppure con un meccanismo simile all’hawala.
L’intero network criminale aveva ampia disponibilità di denaro utile per procurarsi imbarcazioni, rubate o noleggiate, e reclutare skipper in grado di pilotarle verso le coste della provincia di Siracusa. Gli scafisti per ogni tratta percepivano circa 1000 dollari.