A Torino gruppuscoli di anarchici si uniscono a delinquenti comuni per organizzare un corteo contro la Polizia, “colpevole” di aver perquisito case abusivamente occupate e tratto in arresto spacciatori da strada. E il senso del volantino che gira da qualche giorno in cui l’invito è quello di riunirsi sabato 17 febbraio, nei giardini di corso Vercelli, per protestare contro la presenza della polizia nel quartiere Aurora che, a loro dire, “diventa sempre più pesante”.
La situazione nella città sabauda, dove centri sociali e movimenti dediti alle occupazioni di edifici vengono invitati ai tavoli istituzionali del Comune per presiedere alle riunioni indette in relazione all’emergenza abitativa, non è diversa da molte altre. Ma Torino è un centro importante per il mondo antagonista in generale. Uno dei due arrestati a seguito degli scontri di Piacenza, poiché ritenuti responsabili del pestaggio ai danni del carabiniere, è per l’appunto un esponente del centro sociale Askatasuna di Torino, una sorta di “terra di nessuno” scevra da controlli delle forze di polizia e punto nevralgico per l’organizzazione di contestazioni contro la TAV, i cortei studenteschi e le varie ed eventuali.
In Italia, nell’arco di un mese, i cittadini si sono trovati ad assistere ad una serie di episodi di una violenza inqualificabile, dall’omicidio di una ragazza a Macerata, agli spari di un folle, alle manifestazioni di piazza organizzate in nome della violenza fascista, sfociate in scontri con le forze delegate al mantenimento dell’ordine pubblico.
Scontri a Bologna: ferito un agente
E se a Torino gli anarchici si preparano a innescare la miccia degli scontri con le forze dell’ordine, a Bologna i centri sociali hanno già dato fuoco alle polveri. Nel pomeriggio, in piazza Galvani, dove in serata è previsto un comizio di Forza Nuova, i centri sociali della città hanno tentato di occupare la piazza per impedire l’intervento di Roberto Fiore. Alla richiesta delle forze dell’ordine di sciogliere la manifestazione poiché non autorizzata, i presenti hanno opposto resistenza. Da qui gli scontri con le forze dell’ordine con un bilancio di 5 feriti, tra cui un poliziotto. Il tutto condito da comunicati di sigle sindacali dell’estrema sinistra impegnate a difendere le eroiche azioni dei compagni di piazza.
“Ieri Piacenza, oggi Bologna, e in passato tante, troppe volte lo stesso copione. E ora di dire basta, con fermezza e severità, a queste continue, inqualificabili e intollerabili aggressioni contro le forze dell’ordine che si verificano a ognuna delle innumerevoli manifestazioni di piazza che si susseguono, con cadenza non più sostenibile, mettendoci sistematicamente in pericolo di fronte a orde di pacifisti armati di spranghe e bastoni – dichiara Domenico Pianese, segretario generale del Coisp, sindacato indipendente di Polizia – E’ ora di cambiare tutto, perché o si dimostra la piena convinzione che manifestare il proprio pensiero non può voler dire in alcun caso e per alcun motivo aggredire chi si occupa della sicurezza di tutti, oppure queste manifestazioni non devono essere più autorizzate”.
“Siamo sinceramente stufi – ha incalzato Pianese – di questi plotoni di pacifisti organizzati per fare la guerriglia. Siamo stufi di dover ogni giorno scendere in strada certi di dover subire aggressioni di ogni genere. Stufi di non trovare alcun serio e fermo cenno di condanna per questi comportamenti delinquenziali. Stufi che si consenta di nascondere dietro alla bandiera della libera manifestazione del pensiero la libertà di violare la legge. Siamo stufi e vorremmo che la Politica pretendesse la necessaria assunzione di responsabilità verso chi arriva in piazza certo di poter fare tutto ciò che gli pare e come più gli pare, chiedendo il conto, e molto salato, di fronte allo scempio della violenza di questi annoiati simil-rivoluzionari cui si permette tutto a spese degli appartenenti alle forze dell’ordine”.
Da parte loro gli esponenti politici della sinistra più disastrata degli ultimi anni, hanno mantenuto un atteggiamento apparentemente distaccato dagli eventi ma proteso a sbandierare il vessillo dell’antifascismo a tutti i costi, anche se di fascisti non si è vista nemmeno l’ombra.
Questa pochezza di argomentazioni la dice lunga sull’incapacità di arginare i violenti di piazza ed ancor più di affrontare le tematiche della sicurezza tanto care ai cittadini che, esausti dal tanto parlare a vanvera, meriterebbero molto più una seria dedizione ai reali problemi del Paese.
Appare assai anacronistico il dover riflettere su come una sinistra allo sbando si trovi costretta a rispolverare la bandiera dell’”antifascismo militante” per scacciare le streghe di una sconfitta che inevitabilmente si avvicina sempre più.