Toc, toc Lamorgese: al Viminale c’è nessuno?
Si trascineranno per giorni le polemiche sulla “non gestione” dell’ordine pubblico in occasione dei recenti scontri avvenuti a Roma lo scorso sabato (9 ottobre). Ieri, alla Camera, il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, si è arrampicata sugli specchi per tentare di nascondere un’incapacità nello svolgere il suo ruolo che ha pochi eguali.
Giorgia Meloni, probabilmente forzando un po’ troppo la mano, ha evocato un clima da ricerca di scontro sociale evidenziando che se l’Esecutivo “sapeva in anticipo” è inadeguato al suo compito, se “non sapeva” si è dimostrato ancora più inetto a svolgerlo. Questa la sintesi.
Sul ministro degli Interni, che ha ribadito che “un intervento diretto contro il leader della rivolta, Giuliano Castellino, impegnato ad arringare la folla dal palco di piazza del Popolo evocando la marcia sulla CGIL”, avrebbe avuto risvolti tragici per la rivolta dei sodali a lui fedeli e provocato disastri per le vie del centro…..
Gli stessi disastri che, in contemporanea, si stavano verificando per le vie di Milano ad opera dei “soliti noti”, questa volta della sinistra antagonista, ma questi magari non li citiamo altrimenti ci censurano.
E, per dovere di cronaca, un rave party con migliaia di partecipanti provenienti da tutta Europa, che hanno imperversato per giorni violando ogni articolo di legge, ivi compresa la violenza sessuale compiuta in danno di una di loro. O magari gli stessi disastri che migliaia di clandestini giunti sulle nostre coste provocano assediando le nostre città certi di una totale impunità.
Ma quante cose “sfuggono” al ministro Lamorgese ?
A onor del vero, questa inettitudine non è nuova sulla piazza di Roma
Nel dicembre 2010 le vie del centro della Capitale furono messe a ferro e fuoco nel giorno della fiducia all’allora governo Berlusconi. In quel caso le forze dell’ordine, presenti in massa, furono deliberatamente bloccate dall’intervenire per non ingenerare altri scontri.
L’anno successivo, nel mese di ottobre, gli “indignados” stabilirono di assaltare qualche supermercato, negozio, banca, in centro per terminare la festa a piazza San Giovanni, in un delirio di violenza idiota e senza alcun fine. Anche qui, alle forze di polizia fu ordinato di “astenersi dall’intervenire” per evitare guai peggiori.
Il mese dopo, i soliti ignoti dei “movimenti per la casa” presero d’assalto via del Tritone prodigandosi nel creare più danni possibile agli arredi urbani e i mezzi delle forze dell’ordine. Anche in questo caso, agenti fermi ad “arginare i teppisti.
Nell’aprile 2014 in via Veneto, il salotto della Capitale, i movimenti di “lotta per la casa” stabilirono di manifestare per i loro diritti scontrandosi a più riprese con le forze dell’ordine. La manifestazione rimase nella memoria dei più solo per un ebete che, sbagliando il conto alla rovescia nel lanciare una bomba carta contro gli agenti, perse una mano per la detonazione anticipata.
Un disastro che si ripete ogni qualvolta si imponga l’uso della forza, sì della forza, per il mantenimento di quell’ordine pubblico tanto caro ai controllori di mascherine e Green pass, si badi bene, ai soli cittadini italiani, perchè gli altri sennò si offendono.
E’ perfettamente inutile procedere ad arresti “ritardati” o denunce in stato di libertà, o peggio ancora a provvedimenti di diffide, Daspo o quant’altro. I tempi della giustizia sono infiniti e procedere a un’indagine contro folle di sconosciuti da identificare richiede tempo, personale e impegno che occorre riconoscere di non avere.
Non occorre condannare la violenza di destra o sinistra, occorre combatterla, e se necessario, con la forza, non certo gratuita, ma a garanzia della libertà di quanti se ne fregano di provocare disordini e vorrebbero magari passeggiare in santa pace per le vie del centro della nostra Capitale.
Non interessa che tu sia un “compagno” o un “camerata”: se un Funzionario dello Stato impone un “fermo”, un “divieto” o un “obbligo” si obbedisce, a costo di usare la tanto vituperata forza.
E questo anche a tutela di quanti manifestano pacificamente per i loro diritti o le loro ragioni, come costituzionalmente garantito.
Sappiamo che ci aspettano giorni bui, come ampiamente preannunciato ( e magari lo ricordiamo alla Lamorgese, così, tanto perché non se lo scordi…). Se lo scontro sociale evocato da Giorgia Meloni vuole essere evitato, la soluzione passi anche per le maniere forti.
Nel frattempo, i nostri agenti non teniamoli più a fare le belle statuine, magari con “sciabola e mantello” davanti ai “palazzi del potere” come “baluardi di giovani petti alla barbarie nemica”, sono dispendiosi, inutili e “a rischio” della loro incolumità.
E al Ministro ricordiamo una frase di una Donna di altri tempi, una certa Golda Meir, che a fronte delle critiche rivolte per le dure reazioni di Israele al terrorismo palestinese, ebbe a dire: “Preferisco le vostre condanne alle vostre condoglianze”.
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