Il suicidio assistito di Dj Fabo, morto in Svizzera 48 ore fa dove si era recato per sottoporsi all’eutanasia, sembra riportare le lancette indietro di otto anni, quando dopo la morte di Eluana Englaro il dibattito sul Testamento Biologico s’infiammò, facendo arenare la possibilità di approvare una legge.
La tragedia di Dj Fabo arriva in una settimana in cui le polemiche non sono comunque mancate. Non c’è due senza tre. Il testamento biologico subisce il terzo rinvio nel giro di poche settimane e vede slittare, almeno al 6 marzo, la calendarizzazione del disegno di legge per la discussione in Aula.
Da un punto di vista formale, garantiscono dalla Commissione affari sociali della Camera, l’ulteriore rinvio per la discussione del ddl sul testamento biologico non è un “giallo”, ma semplicemente un iter burocratico che richiede il passaggio del testo in altre commissioni, quella “giustizia” in primis, che attualmente sono ingolfate causa ingorgo di lavori arretrati bloccati.
Inizialmente previsto per il 30 gennaio, il termine ultimo per licenziare il Testo era stato spostato al 27 febbraio per garantire, come aveva spiegato a Ofcs Report il presidente Mario Marazziti, una discussione completa e argomentata di tutti gli articoli di una legge complessa e delicata come quella che tocca il “Fine Vita”. Ora il nuovo colpo di scena che potrebbe pesare sulle sorti di una legge che in Italia è attesa da anni e sulla quale, nonostante le promesse dei parlamentari, già due legislature si sono duramente scontrate senza arrivare a emendare un testo di legge, come avviene negli altri paesi europei.
Al di là degli aspetti burocratici appare chiara la valenza politica dell’ennesimo rinvio. Con il Pd vicino all’implosione e con il governo Gentiloni retto grazie ai voti dei deputati cattolici di Area Popolare, è chiaro che portare un ddl su un tema così divisivo nell’emiciclo di Montecitorio significa esporsi al rischio di un incidente parlamentare che potrebbe portare addirittura alla caduta dell’esecutivo Gentiloni.
Una prospettiva lanciata sulle pagine di Ofcs Report dalla deputata di Idea, Eugenia Roccella che aveva paventato la presenza dell’ex premier Renzi dietro l’accelerata sul dibattito in commissione. A nulla quindi sono serviti gli appelli del fronte eutanasico, dall’associazione Luca Coscioni a Dj Fabo fino a Saviano, che hanno chiesto ai parlamentari di “rispondere in fretta ad un’esigenza di civiltà e rispetto verso le persone che soffrono”.
La prossima settimana la commissione dovrebbe votare il mandato al relatore, la deputata Pd Donata Lenzi. Ma a questo punto l’ipotesi di un ulteriore rinvio è tutt’altro da escludere. Al momento a sostenere il testo ci sono Pd, M5S e Sinistra italiana, che da soli avrebbero i numeri per andare avanti. Ma i Grillini hanno poca voglia di fare da stampella alla maggioranza che si trova quindi a dover fare i conti con l’esigua ma decisiva rappresentanza di Area Popolare.
Proprio il capogruppo di Ap in commissione, Raffaele Calabrò, è il primo a gettare acqua sul fuoco delle polemiche. “Non chiamatelo ritardo, ma necessità di ulteriori approfondimenti”, afferma. “Le commissioni Affari costituzionali e Giustizia – continua il politico – hanno rinviato alla prossima settimana l’invio dei pareri di loro competenza sul testo delle Dat. Una settimana in più che può rivelarsi decisiva per giungere in Aula con una proposta di legge migliorata e non soltanto per le incongruenze sollevate dai colleghi della I e della II Commissione, ma per tentare fino all’ultimo il dialogo tra le forze politiche su aspetti nodali quali introduzione dell’eutanasia passiva, ruolo del medico e inizio dell’efficacia delle Dat”. Il rinvio deciso, prosegue Calabrò, “è l’ultimo treno per agganciare un testo di legge che, vertendo sulla vita e la morte, richiede riflessione, condivisione e prudenza”.
Ad alzare i toni della polemica è invece Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, da sempre favorevole all’eutanasia e che in un recente incontro alla Camera ha chiesto ufficialmente di introdurre la sedazione palliativa per i pazienti in fine vita. “Dopo oltre un anno di dibattito e decine di audizioni, dopo un primo rinvio del 30 gennaio al 20 febbraio e un secondo rinvio al 27 febbraio, siamo costretti ad assistere a un terzo rinvio, ad una nuova data che, a questo punto, dobbiamo considerare essere scritta sulla sabbia. Mi pare del tutto evidente, a questo punto, che manchi la volontà politica di dare un impulso al percorso di approvazione della legge, in particolare da parte del Partito democratico che, stando a notizie di agenzia, avrebbe concesso lo slittamento dei tempi”. “Di fronte a una richiesta sociale sempre più pressante di regole che consentano a tutti di morire senza soffrire – prosegue Cappato – il comportamento irresponsabile del Parlamento contribuisce a togliere credibilità alle istituzioni. A Matteo Renzi, che è andato oltre-oceano per cerca risposte contro i populismi, viene da dire che la prima cosa sarebbe quella di impegnarsi per far passare leggi attese da troppo tempo, come quella sul testamento biologico e l’eutanasia. Da parte nostra, con Mina Welby e Gustavo Fraticelli continueremo ad aiutare i malati ad andare a morire in Svizzera fino a quando non ci sarà una legge anche in Italia”, conclude.
Favorevole al rinvio del ddl è invece Alessandro Pagano, deputato della Lega – Noi con Salvini. “Il rinvio del ddl sul testamento biologico – afferma – deve obbligare tutti a un’ulteriore e approfondita pausa di riflessione. Bisogna dare al medico possibilità di scelta e non renderlo schiavo di questa legge omissiva. Così come l’idratazione e la nutrizione artificiale vanno intese come trattamenti vitali e non come terapia. Se non ci sarà alcun segnale in questo senso in Aula faremo le barricate”.
@PiccininDaniele