Ogni anni circa 250mila persone entrano in coma. Uno su tre ne esce indenne, ma per molti di loro il coma evolve in stato vegetativo, che diventa persistente dopo i tre mesi. A fare il punto su questa grave realtà è la Sirn (Società italiana di riabilitazione neurologica), nel corso del XVII Congresso che si è tenuto a Pisa l’8 aprile scorso. In Italia, attualmente, sono 3.000 i casi di persone che vivono in stato vegetativo.
I dati epidemiologici italiani attualmente disponibili stimano 10-15 nuovi casi di Gca (Gravi Cerebrolesioni Acquisite) ogni 100mila abitanti all’anno con un aumento di incidenza, rispetto agli anni scorsi, dei casi di origine vascolare e anossica, ovvero da difetto di apporto di ossigeno al cervello.
Le Cga riguardano una varietà di lesioni cerebrali acute, caratterizzate nell’evoluzione clinica da uno stato di coma più o meno prolungato (in genere della durata di almeno 24 ore), e dalla contemporanea presenza di menomazioni motorie, sensoriali, cognitive e comportamentali. In circa il 40% dei casi questa condizione è di natura traumatica, nel 20% dei casi di natura vascolare, nel restante 40% la causa è in difetto di apporto di ossigeno al cervello (ad esempio l’arresto cardiaco).
“In merito alla condizione di stato vegetativo, si tratta di un argomento molto delicato – afferma la professoressa Maria Chiara Carboncini, membro del Comitato scientifico del congresso e direttore della sezione dipartimentale gravi cerebrolesioni acquisite dell’azienda ospedaliero-universitaria Pisana – per vari motivi compresa la possibilità di recuperi tardivi, l’errore diagnostico, l’impossibilità della persona di esprimere una volontà attuale e quindi la necessità al ricorso alle dichiarazioni anticipate di trattamento”.
Fra chi sopravvive ed esce dal coma, uno su quattro riporta gravi disabilità. In Italia, una persona su tre colpite dal coma ha un’età compresa fra 0 e 15 anni. Il 3% dei bambini rimane in coma oltre un mese. Attualmente, nel nostro Paese sono circa 700 i bambini in stato vegetativo. Situazioni molto difficili da gestire, perché in Italia esistono poche strutture specializzate.
“La presa in carico riabilitativa – continua la professoressa Carboncini – deve iniziare fin dalla fase critica allo scopo di formulare una prognosi, ma anche a prevenire le complicanze dell’immobilità protratta che rendono molto più difficoltoso e potrebbero inficiare il recupero. Prosegue poi nei reparti di Neuroriabilitazione, in cui con il progetto riabilitativo individuale vengono affrontate tutte le problematiche cliniche conseguenti al danno cerebrale e alle eventuali altre patologie del malato. Nel programma riabilitativo individuale si esplicitano i programmi, gli obiettivi e i tempi relativamente alla rieducazione delle menomazioni senso-motorie, viscerali, della voce e dell’eloquio, cognitive e del comportamento. Viene fornito supporto psicologico per il paziente e i familiari. Inoltre viene garantita l’assistenza protesica e ortesica, la rieducazione alle attività elementari e complesse della vita quotidiana, il supporto alla gestione delle problematiche socio-assistenziali, la pianificazione nella dimissione in accordo con le strutture extra-ospedaliere e la verifica e il follow-up degli effetti del trattamento”.
Il Congresso è stata anche l’occasione per fare un focus su malattie come l’ictus, la sclerosi multipla e il parkinson, anche qui con numeri impressionanti. In Italia ci sono circa 200mila casi all’anno di ictus, con una tendenza all’aumento a causa dell’invecchiamento della popolazione e delle possibilità di sopravvivenza dopo l’evento. L’Italia risulta particolarmente interessata poiché è tra i Paesi “più vecchi” del continente: dovrà quindi confrontarsi con questa patologia e con i costi sociali che comporta.
L’ictus è la terza causa di morte al mondo e la prima causa di disabilità. Circa il 50-60% dei pazienti che hanno un ictus rimangono disabili per disturbi motori o cognitivi. “Ogni anno, all’ospedale di Pisa, si registrano circa 600 casi di ictus”, spiega il professor Carmelo Chisari (responsabile scientifico del congresso Sirn). “Almeno 400-450 sono persone che, superata la parte più acuta – in cui va messa in salvo la sopravvivenza stessa del paziente – iniziano un percorso riabilitativo. Questa fase inizia subito dopo l’ictus, dunque proprio dentro l’ospedale di Pisa, per poi proseguire nel territorio, dove si realizzano le altre fasi del progetto riabilitativo”.
Quanto alla Sclerosi Multipla sono circa 2,5 milioni di persone in tutto il mondo a soffrirne, delle quali circa 600 mila in Europa. In Italia, in particolare, si contano 180 casi ogni 100 mila abitanti, per un totale di 108mila casi. La malattia esordisce prevalentemente nei giovani adulti (20-40 anni) nei quali rappresenta, dopo i traumi cranio-spinali da incidenti stradali, la malattia neurologica invalidante più frequente.
@PiccininDaniele