Un jihadista in provincia di Cosenza. Aveva aderito all’Isis e secondo gli inquirenti era appunto un lupo solitario. Auto radicalizzato e addestrato sul web attraverso manuali e video, il suo profilo era quello di un soggetto che trascorreva la maggior parte del tempo “all’interno della sua abitazione, salvo rare uscite per recarsi al Caf gestito insieme al padre”. D.G., 42enne italiano residente in provincia di Cosenza, è stato arrestato dalla Polizia in esecuzione di un’ordinanza del gip su richiesta della Dda di Catanzaro. Un soggetto dal profilo inquietante che, per gli investigatori, “è la considerazione che ne hanno i genitori che valorizza pienamente il concetto di pericolosità associato” all’indagato. La madre, conversando con il padre, avrebbe detto: “..di questo non ti puoi nemmeno fidare…non ti puoi nemmeno fidare di quello che gli passa per la testa..io ho avuto sempre paura Ci..ma non da ora…ma non da ora”. E sempre la donna, in un’altra intercettazione in mano agli inquirenti, lo avrebbe definito “un musulmano a tutti gli effetti”.
Il 42enne avrebbe “coltivato i propri studi accreditandosi nel web fra le fonti di propaganda dello Stato islamico conducendo ricerche specifiche, dal contenuto decisamente allarmante volte quindi ad affinare in maniera sempre più dettagliata le proprie conoscenze”. E dopo una perquisizione da parte della polizia avrebbe “manifestato la volontà di recarsi in un posto lontano per evitare ulteriori controlli”.
L’inchiesta era partita da una collaborazione a livello internazionale per il contrasto al terrorismo di stampo islamista e sulle metodologie di comunicazione telematiche tra gli aderenti ai vari gruppi dell’eversione islamica. In particolare tutto era nato in seguito ad una segnalazione, acquisita appunto in ambito di collaborazione internazionale, concernente la condivisione, su una piattaforma digitale di contenuti, in lingua araba, di propaganda del terrorismo di matrice jihadista.
Nel materiale informatico sequestrato gli investigatori hanno trovato manuali di istruzioni sulla realizzazione di ordigni, tutorial sulla conduzione di operazioni terroristiche, documenti esplicativi sull’auto addestramento per il compimento di attentati, nonché video ed immagini cruente di esecuzioni dell’Isis, riviste ufficiali delle agenzie mediatiche dell’Isis, Al Qaeda e altri gruppi terroristici, oltre a documenti in lingua araba auto prodotti dall’indagato. Significativo il reiterato utilizzo della citazione “mi è stato ordinato di combattere contro gli uomini finchè essi testimonino che non c’è nessun Dio al di fuori di Allah e che Mohammed è il suo messaggero” . Un Hadith della tradizione islamica che incita alla jihad armata e alla lotta contro gli infedeli per ottenere la conversione all’Islam puro con l’utilizzo della violenza.
Il provvedimento trae origine da un’indagine, denominata “Miraggio”, condotta dalla Digos distrettuale di Catanzaro e di Cosenza, dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni e dal Servizio per il Contrasto all’Estremismo e Terrorismo Esterno della Dcpp/Ucigos, diretta e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Catanzaro con il procuratore Nicola Gratteri, il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e il pm Graziella Viscomi. Gli approfondimenti di tipo tradizionale sono stati affiancati da attività tecnico-informatiche da parte degli specialisti del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, coordinate dal Servizio per il Contrasto all’Estremismo e Terrorismo Esterno della Dcpp/Ucigos, nonché da intercettazioni che hanno permesso di concentrare le indagini nei confronti dell’indagato. In particolare le intercettazioni hanno fatto emergere come l’uomo disponesse di numerosi account su piattaforme social (Telegram, Rocket Chat, Riot) attraverso le quali partecipava a gruppi chiusi di chiara connotazione jihadista per accedere ai quali bisognava essere accreditati e quindi ritenuti affidabili dagli amministratori dei canali. L’analisi tecnico-informatica sui dispositivi sequestrati ha evidenziato la puntuale osservanza di regole tecniche di anonimizzazione e di archiviazione sicura del materiale informatico presenti sulle infografiche diffuse dagli organi di propaganda del Califfato. In particolare sono stati trovati manuali di istruzioni sulla realizzazione di ordigni, tutorial sulla conduzione di operazioni terroristiche, Hadith che, tra l’altro è in piena contraddizione con la frase del Profeta Mohammad secondo il quale “non vi deve essere alcuna costrizione nella conversione”.
Ma anche e, forse soprattutto, un video nella disponibilità dell’uomo riproducente alcune fasi di addestramento di combattente dell’Isis con tattiche da “inghimasi” in cui la voce in sottofondo ripete “Quindi pianifica attentamente l’operazione, evita la casualità e associrati di selezionare una buona posizione, ora, e metodo per eseguire l’operazione. Scegli un bersaglio che ti permetta di infliggere al nemico la più grande quantità di carneficina possibile. Quando arriva l’ora zero e hai eseguito la tua operazione, ritirati dal luogo attraverso una strada sicura. Se non siete in grado di farlo, continuate a uccidere fino a quando non verrete uccisi, e concentrati sull’infliggere il maggior numero di perdite al nemico”.
La consultazione a carattere continuativo di canali Telegram, dark web e Chat afferenti le notizie dallo Stato Islamico pubblicate dall’agenzia Amaq, le rivendicazioni di attentati dell’Isis, i video di propaganda di al Hayat Media Center, Wilayat al Khayr ed altre, i video di incitamento destinati ai lupi solitari prodotti da agenzie mediatiche non ufficiali , Al Muntasir, Quraysh ed altre, i file audio di Radio al Bayan (emittente ufficiale del Califfato), file pdf relativi alla pubblicazione settimanale al Naba, infografiche e file pdf contenenti istruzioni su “come muoversi in sicurezza sul web senza correre il rischio di subire l’acquisizione di indirizzi IP”. Poesie sulla jihad e il martirio.
Fra i gruppi in cui il 42enne era inserito, di particolare rilevanza era quello denominato in arabo “Accrescere la motivazione per la jihad”, ossia il nome del gruppo che si ispira a un testo redatto nel 2003 dall’imam jihadista Abu Mohammed al Tawhidi e contenente le istruzioni per il compimento di atti terroristici.
L’indagato avrebbe quindi posto in essere “un’attività di autoistruzione come si ricava dal possesso di innumerevoli video ed immagini riconducibili alla propaganda terroristica per lo Stato islamico ed illustrativi di tecniche per la realizzazione di ordigni tipo ‘sticky bomb’, veleni popolari, operazione terroristiche ed attentati”. Le modalità vanno dall’investimento pedonale multiplo, all’autobomba, al raid con armi automatiche all’avvelenamento di condotti di aerazione, sino al “martirio” da Inghimasi.
Veniva anche riscontrata la sussistenza di contatti tra l’account in uso all’indagato ed utenze straniere appartenenti a Stati caratterizzati da una forte conflittualità di matrice terroristica, nonchè la capacità del medesimo di elaborare documenti, anche in arabo, inneggianti alla violenza terroristica.
D.G. si è dimostrato come soggetto accreditato in chat private presenti in piattaforme di comunicazione riservate, come Telegram, Riot e Rocketchat, così come suggerito dalla medesima produzione mediatica jihadista. “Non si tratta quindi di una mera consultazione di siti dedicati e di riviste jihadiste divulgate sul web, ma di un vero e proprio addestramento alla jihad ed alle tattiche in stile militare dei cosiddetti Lupi solitari”.
Durante la perquisizione eseguita dalla Polizia giudiziaria, venivano posti sotto sequestro, oltre agli apparati informatici in uso all’indagato, anche alcuni manuali di istruzione per la realizzazione di ordigni, tutorials sulle modalità di conduzione di operazioni terroristiche, video e immagini cruente di esecuzioni, documenti esplicativi sull’autoaddestramento per compiere attentati, riviste ufficiali delle agenzie mediatiche dell’Isis, di Al Qaeda e di altre formazioni terroristiche, documento della fondazione al Wafaa intitolato “Come farsi giustizia con la spada” costituito da 54 pagine in cui si incita all’odio contro gli ebrei e a promuovere la causa palestinese con istruzioni su modalità di condurre attacchi anche contro militari israeliani fuori servizio.
Tra il materiale oggetto di sequestro, anche documenti relativi a weblink riproducenti i testamenti dei miliziani prima della conduzione di un attacco terroristico dei quali l’Isis ne fa largo utilizzo a scopo propagandistico considerando il martirio la forma più elevata della jihad da cui ogni combattente deve trarre ispirazione.