In Italia la questione dell’allerta per il rischio terrorismo, a sentire certe posizioni governative, è grave ma non troppo. Le dichiarazioni del ministro degli Interni Piantedosi, pur volenterose e piene di buoni auspici, fanno sorridere. Così come quelle del vice-premier Tajani. Entrambi vogliono rassicurare la popolazione sul rischio attentati nel nostro Paese, ma la realtà è completamente diversa. L’Italia, attualmente, accoglie più di un milione di immigrati. Tra questi circa 70.000 clandestini, quasi sempre in fuga non da guerre o povertà, ma semplicemente dalle carceri del paese di origine.
Sia tra i regolari così come tra i clandestini, i bacini di reclutamento per terroristi sono enormi. E così, gli indottrinatori hanno vita facile nell’individuare soggetti già gravati da problematiche personali, da risolvere sia con la completa dedizione all’Islam radicale, sia successivamente alla disponibilità al martirio.
Lo avevamo scritto in tempi non sospetti, trattando la materia dei Fratelli Musulmani, al Qaeda e il Daesh che, avvalendosi dei cosiddetti “viaggi della speranza”, ovvero il traffico di clandestini dalle coste del Maghreb verso il nostro Paese, riuscivano a far giungere sulla Penisola frotte di esuli da guerre jihadiste nel Medio Oriente, se non addirittura dai Balcani.
Se ripercorriamo con la semplice cronaca gli allarmi delle ultime 48 ore, abbiamo un quadro abbastanza completo di come si sia cercato di tastare i tempi di reazione di forze dell’ordine e, più in generale, della sicurezza in Europa. Mentre il Daesh rivendica l’attentato terroristico a Bruxelles perpetrato dal tunisino Abdesalem Lassoued, ucciso dalle forze di sicurezza belghe. Come avevamo anticipato, dietro tutte le minacce che si sono registrate in diversi Paesi europei nelle ultime ore potrebbe esserci Daesh. Evidenziare i due attacchi terroristici islamici in Francia e Belgio in soli quattro giorni, poiché questa ondata, che ha come sfondo i bombardamenti israeliani contro il gruppo terroristico Hamas a Gaza e le reazioni di protesta dei gruppi simpatizzanti e della causa palestinese, potrebbe essere utilizzato da Daesh come ‘pretesto’ per orchestrare e compiere attentati in Europa senza apparentemente avere alcun collegamento con quanto sta accadendo a Gaza.
Giovedì mattina una scuola ebraica in pieno ghetto è stata evacuata per una minaccia di bomba. Le forze di polizia giunte sul posto con l’ausilio degli artificieri hanno appurato che si trattava di un falso allarme.
Ma gli allarmi non finiscono qui.Un trentenne nordafricano è stato fermato a Torino dalla polizia. Urlava “Allah akbar” vicino alla sinagoga, brandendo un coltello e seminando il panico tra i passanti,
A Poznan’, in Polonia, un uomo con un coltello ha aggredito un gruppo di bambini dell’asilo ed uno di questi è rimasto gravemente ferito e ricoverato in prognosi riservata presso il locale ospedale.
In Germania un principio di incendio, provocato da una bomba molotov, ha interessato una parte della sinagoga di Berlino.
Sempre a Berlino, nella serata di venerdì si sono verificati disordini tra sostenitori di Hamas e le forze di polizia domati grazie all’uso di idranti e spray urticanti. Gli scontri con la polizia sono continuati la sera successiva con auto date alle fiamme.
In Francia, ben sei aeroporti sono stati evacuati a causa di minacce di ordigni al loro interno.
In Turchia un gruppo di “profughi” palestinesi ha preso di mira un Mc Donald distruggendone le vetrate.
Anche la pacifica Svizzera ha chiuso il centro di Berna per un sospetto ordigno nei pressi della Bundesplatz. La zona è stata evacuata ma le verifiche hanno dato esito negativo.
Un maghrebino è stato bloccato a Cannes armato di coltello nei pressi della locale sinagoga mentre tentava di colpire i passanti.
A Torino, a due passi dalla sinagoga, una borsa abbandonata ha fatto scattare i controlli degli artificieri in un crescendo di nervosismo per il timore di attentati.
Due rifugiati siriani, Alaa Rafaei e Gharib Noasir, sono stati arrestati a Milano per terrorismo internazionale e istigazione a delinquere. Entrambi sono stati scoperti mentre diffondevano propaganda per lo Stato Islamico sui social media.
La sinagoga di Melilla, è stata attaccata dalla folla e le autorità spagnole hanno dichiarato apertamente che “Hamas e i suoi amici sono nel nostro paese e ricevono un impulso inestimabile dall’inerzia del governo di Madrid”.
Tutto questo mentre il ramo asiatico dell’organizzazione terroristica di Al-Qaeda, così come Hamas, Hezbollah e accoliti, invitano i musulmani di tutto il mondo a compiere attacchi nei Paesi occidentali in segno di sostegno ai palestinesi.
Ciò considerato, non si può certo affermare che il panorama sia roseo, così come dipinto dai politici al Governo. Il rischio di azioni emulative, così come quello di attentati più complessi, non è mai stato così alto come in questo periodo.
Da aggiungere il rischio elevato della diffusione della “droga della Jihad”, il Captagon, diffuso tra i terroristi di Hamas, ma utilizzato anche da quelli degli attacchi di Parigi e Bruxelles negli anni passati.
Tale sostanza è stata rinvenuta anche nei corpi di molti terroristi di Hamas eliminati dalle forze dell’Idf dopo gli attacchi del 7 ottobre scorso. La diffusione del Captagon è un segno della fragilità di base presente anche nei soggetti disposti a compiere sanguinosi attacchi a rischio della propria incolumità, ma è anche un segnale che il traffico dello stupefacente non è scevro dalle attività di complici e facilitatori operanti anche in Italia.
Nella Penisola i carichi giungono nei porti di Genova e Gioia Tauro, facilitati da soggetti che gravitano attorno alle attività degli scali, ed infiltrati a tale scopo.
Ma, sempre a proposito di sicurezza, come disvalore aggiunto, vogliamo considerare l’aumento delle attività criminali dei clandestini, diffuse non tanto dai canali ufficiali, ma da filmati e foto, tramite social network, il panorama diventa ancor più desolante.
Quindi, amici politici, non raccontiamo frottole diffondendo l’idea di un Paese sicuro.
Le forze di polizia sono inermi, hanno paura non certo di intervenire, ma di essere oggetto di denunce da parte della magistratura che si mostra sempre più consenziente verso certi ambienti dediti all’accoglienza indiscriminata.
Le Agenzie preposte alla sicurezza fanno ciò che possono, anche loro con mani legate da regolamenti imposti che le rendono impossibilitate ad agire come vorrebbero e dovrebbero.
Così, dal delinquente medio al terrorista, tutti hanno la certezza dell’impunità, o di pene lievi, oltretutto avvalendosi di richieste di asilo quasi mai confortate da reali dati di fatto.
Ma noi accogliamo, dando anche conforto religioso nelle carceri ai soggetti a rischio e aumentando il rischio radicalizzazione tra i detenuti, permettiamo l’occupazione di alloggi, di edifici, la costruzione di moschee abusive…
Poi, in qualche modo, non potremo mai dire di non essercela cercata.