In Europa il rischio terrorismo è sempre alto. Nel 2021 sono stati 6 gli attentati di matrice jihadista. E “al pari dei dati desumibili dalle varie operazioni di controterrorismo – scrivono i nostri servizi segreti – conferma la perdurante esposizione del Vecchio Continente alla minaccia posta da quanti si mobilitano autonomamente per contribuire al jihad globale”. Ma è sufficiente un messaggio su qualche canale di comunicazione usato dall’Isis e gruppi simili, per eccitare il mainstream riguardo alla minaccia terroristica di matrice islamista. Come se, caduti in letargo o estinti, i terroristi riapparissero all’improvviso come gli zombie. Ma così non è. Si tratta invece di un trend da tempo all’evidenza dell’intelligence che, nell’ultima Relazione presentata al Parlamento, fornisce dati e analisi interessanti sull’argomento.
Isis: “Sfruttare la guerra in Ucraina per attaccare i crociati”
E il giorno di Pasquetta l’attenzione è stata calamitata da un un messaggio pubblicato su Telegram dove il nuovo portavoce dell’Isis, Abu-Omar al-Muhajir, esorta i sostenitori del gruppo terroristico a sfruttare il conflitto in Ucraina, dove “i crociati si combattono fra loro” per organizzare nuovi attacchi in Occidente. “Annunciamo, affidandoci a Dio, una sacra campagna di vendetta per la morte di Abu Ibrahim al-Qurashi”, l’ex portavoce del gruppo, ucciso a febbraio in Siria a seguito di un raid delle forze forze armate Usa.
Ma i messaggi in rete di Isis, al Qaeda e vari altri gruppi di fanatici estremisti, compresi quelli palestinesi e sciiti filo iraniani sono quotidiani. Del resto, è un modo per legittimare e ricordare la loro esistenza. Oltre agli attentati, che negli ultimi anni sono diventati meno evidenti ma rimangono, i gruppi terroristici hanno bisogno di ricordare al mondo che continuano ad esistere. Dopo due anni di covid e adesso la guerra in Ucraina, le gesta dei “soldati di Dio” sono state offuscate. E quindi, è necessario che la propaganda risvegli l’attenzione su di loro.
Intelligence: “Emirato Islamico in Afghanistan evento significativo per jihadisti”
Secondo la nostra intelligence, “proprio la proclamazione dell’Emirato Islamico in Afghanistan ha rappresentato l’evento più significativo del 2021 per i gruppi del terrorismo internazionale di matrice jihadista, soprattutto alla luce della valenza iconica che la terra afghana riveste nell’immaginario dei sostenitori del jihad globale. A livello globale e regionale, sia al Qaida che DAESH hanno proseguito nella riorganizzazione dei rispettivi assetti che, in entrambi i casi, ha portato a una decentralizzazione delle strutture di comando e controllo. Alla particolare attenzione dell’intelligence è il rischio che il modello Afghanistan possa innescare effetti emulativi su gruppi presenti in altri Paesi, dove sussistono le condizioni per l’ascesa e l’affermazione di nuove forme di terrorismo e di estremismo violento”. Ma proprio a proposito della propaganda jihadista, il monitoraggio dell’intelligence ha evidenziato come “soprattutto all’indomani della vittoria dei Talebani, ha visto le principali sigle terroristiche, specie quelle riconducibili al network qaidista globale, rilanciare prontamente la “narrativa della vittoria” legata alla riconquista del potere a opera dei Talebani”.
Servizi segreti: “Europa esposta alla minaccia jihadista”
In Europa, si legge ancora nella relazione, “la dinamica degli attacchi di matrice jihadista perpetrati nel 2021 conferma la perdurante esposizione del Vecchio Continente alla minaccia posta da quanti si mobilitano autonomamente per contribuire al jihad globale. L’impegno informativo si focalizza pertanto sulla minaccia rappresentata anche da micro-gruppi o circuiti più ampi e transnazionali, composti tendenzialmente da elementi radicalizzati attivi online e in contatto fra loro soprattutto tramite i social network”.
In Italia rischio rientro foreign fighters anche attraverso immigrazione irregolare
E per quanto attiene all’Italia, “l’attenzione dell’intelligence continua a focalizzarsi sul rischio rappresentato dai foreign fighters intenzionati a rientrare nel nostro territorio nazionale, sia pure in stato di arresto o sotto falso nome, sfruttando anche circuiti criminali dediti all’immigrazione irregolare. Un fattore di vulnerabilità sul territorio continua a essere rappresentato dal fenomeno della radicalizzazione inframuraria che interessa quei detenuti comuni che manifestano il loro sostegno all’estremismo islamista, in particolare allo Stato Islamico”. Mentre la radicalizzazione sul web, “si conferma il principale luogo di proselitismo attraverso la condivisione di manualistica e materiale di propaganda”.