Espulso dal nostro Paese, dopo qualche mese ritorna a bordo di un barcone. E’ stato arrestato dalla Digos di Trapani l’imam tunisino, ben Krajem Lamjed, sospettato di contiguità con ambienti islamisti e allontanato dall’Italia a febbraio di quest’anno.
Il 35enne era già finito in manette nel 2013 per traffico di stupefacenti. Durante la sua detenzione era entrato in contatto, condividendo la cella del carcere di Trapani, con il 32enne egiziano Mohamed Mohamed Rao, all’attenzione degli investigatori perché considerato il leader di un gruppo fortemente radicalizzato. I seguaci di Rao erano dediti alla preghiera e al digiuno “non obbligatorio” del lunedì e del venerdì, sintomo di una marcata adesione ai più rigorosi precetti islamici. Inoltre, manifestavano uno “spiccato interesse”, condito da grida di giubilo, per le notizie di attentati terroristici compiuti da estremisti islamici.
Proprio la vicinanza con un personaggio dotato di forte carisma come Rao, aveva fortemente influenzato Lamjed che, dopo l’espulsione dell’egiziano, lo aveva sostituito nella conduzione della preghiera in carcere e nell’attività di indottrinamento nei confronti degli altri detenuti.
Il tunisino, a fine pena, è stato espulso con il divieto di ritorno nell’area Shengen per i successivi 5 anni. Ma lunedì scorso, a bordo di un gommone in compagnia di altri 4 connazionali, ha nuovamente tentato di arrivare in Italia. Giunta in prossimità delle coste trapanesi, l’imbarcazione è stata individuata dalle motovedette della Capitaneria di porto e condotta al centro per l’identificazione. I riscontri sulle generalità di Lamjed e di un altro compagno di viaggio, hanno consentito di risalire al divieto di ritorno nel nostro Paese, alla conseguente convalida dell’arresto e all’esecuzione di una nuova misura di espulsione.
Rimane lecito chiedersi se i motivi dell’ostinazione di Lamjed nel tentare nuovamente di raggiungere le nostre coste, così come quella manifestata da numerosi altri soggetti contigui a fazioni islamiste, siano da attribuire unicamente a fattori economici legati alla sopravvivenza. Magari potrebbero far parte, invece, di piani ben definiti per l’infiltrazione di personaggi delegati dai network del terrore per continuare nella loro opera di reclutamento di adepti in Europa.
Il fenomeno degli sbarchi fantasma di imbarcazioni provenienti dalla Tunisia non rappresenta certo una novità. In più di un’occasione i clandestini sbarcati sono riusciti facilmente a far perdere le proprie tracce per poi essere stati rintracciati nel nord Italia se non addirittura Oltralpe. In molti casi, le segnalazioni a loro carico indicavano soggetti “a rischio” nell’ambito del terrorismo di matrice islamista.