Dopo gli attacchi perpetrati ieri in tre diverse località della Cecenia, l’agenzia Amaq, legata allo Stato islamico, ha reso pubblico il giuramento di fedeltà all’Isis e al relativo testamento di quattro componenti dei commando responsabili delle azioni. Come anticipato da questo magazine nel pezzo relativo agli attentati, i miliziani altro non sono che giovanissimi seguaci di al Baghdadi, indottrinati ad hoc, che hanno sacrificato le proprie giovani vite in nome di un ideale sempre più lontano dalla realtà ma, purtroppo, sempre più utilizzato per deviare il pensiero degli adolescenti reclutati dalle milizie islamiste allo scopo di farne dei “martiri” in nome di Dio.
E se da una parte l’Occidente si scandalizza per l’utilizzo di tali forme di sacrificio di giovani vite dall’altra, offrendo un parallelo “sconveniente”, condanna la reazione scomposta delle forze di polizia o dei militari che brutalmente uccidono i baby attentatori, dalla Cecenia alla Striscia di Gaza.
E’appena una mera ovvietà ribadire l’inutile condanna nei confronti di chi fomenta l’odio negli animi candidi di bambini di 11 anni, ma questa deve essere accompagnata dalla piena solidarietà agli operatori della sicurezza quando si trovano di fronte a un pericolo imminente che non ha età e che potrebbe stravolgere altre vite altrettanto innocenti.
Il dialogo, la riabilitazione, la solidarietà nei confronti di giovani vissuti sotto l’egida dell’odio, non possono portare a risultati immediati e sono destinati a un fallimento nel tentativo di “salvare” queste giovani vite. “Voi amate la vita, noi la morte”, è questo il messaggio evocato dagli jihadisti ed inculcato nelle menti degli adolescenti che, loro malgrado, sono obbligati a fare loro. Solo una progressiva e costante politica di annientamento dei vertici dei network jihadisti, seguita da una riabilitazione dell’infanzia assoggettata a tali dispotismi, potrebbe, a lungo termine, portare a risultati tangibili.
Ma in un Paese come il nostro, che ha scialacquato denaro pubblico in favore di magistrati impegnatissimi a indagare sui diritti violati reclamati da terroristi conclamati, su “mercenari” combattenti in favore di Paesi le cui leadership non sono gradite ai mainstream dell’informazione (glissando su quelli che combattono in seno a formazioni di sedicenti democratici), su fantomatiche trame ordite contro le sinistre allo sbando e, dulcis in fundo, sull’ “illecito trattenimento di clandestini” (da ridere per non piangere), non ci sono speranze di un cambio di direzione.
Il buonismo esasperato, mascherato dal rispetto del diritto, che ha guidato e, purtroppo, ancor oggi guida, l’operato di chi è tenuto a giudicare i crimini commessi dalle leadership jihadiste e dagli autori dei crimini efferati connessi al fenomeno, porterà ad altro terrore poiché, come già ribadito in altre occasioni, lo hanno da tempo annunciato: “Con le vostre leggi vi invaderemo e con le nostre vi domineremo”.