Arrestato l’artificiere degli anarchici. Un catanese di 40 anni è stato fermato dalla Digos di Torino, in collaborazione con quella di Verona, con l’accusa di essere l’artificiere dei pacchi-bomba e delle buste esplosive che periodicamente alimentano le campagne degli anarchici appartenenti all’ala insurrezionalista. L’uomo, identificato per Giuseppe Sciacca, gravato da precedente specifico in materia di esplosivi, è stato fermato ieri in una cascina di Cerro Veronese in cui abita, con l’accusa di fabbricazione, detenzione e porto in luogo pubblico di ordigno esplosivo.
Il fermo dell’anarchico catanese è parte integrante dell’operazione “Scintilla” della Digos sabauda che, dallo scorso mese di febbraio, ha comportato l’arresto di 6 militanti del circolo anarchico “L’asilo” di Torino e al sequestro di ingente materiale documentale in possesso dei fermati. Proprio l’esame della documentazione rinvenuta ha consentito agli inquirenti di ricostruire l’organigramma del gruppo di anarco-insurrezionalisti ed un prima mappatura degli episodi di violenza a loro contestati.
L’artificiere degli anarchici
L’artificiere arrestato è risultato essere un assiduo frequentatore del centro ”Asilo occupato” di Torino, base logistica degli anarco-insurrezionalisti per la campagna “I cieli bruciano”, organizzata contro i Centri rimpatrio migranti che portò al compimento di 21 attentati, tutti riconducibili alla medesima organizzazione. Nel computo delle azioni, sono 15 quelle compiute mediante l’invio di plichi/buste esplosivi a ditte e società impegnate nella gestione dei centri per i rimpatri di Torino, Bologna, Milano, Roma, Bari, e Ravenna, mentre 6 attentati eseguiti con il posizionamento di ordigni artigianali nei pressi degli uffici delle “Poste italiane” a Torino, Bologna e Genova. L’episodio incriminato all’artificiere fermato a Verona è, invece, quello relativo al plico esplosivo recapitato nel marzo del 2016 alla sede romana di Ladisa, un’azienda di ristorazione che forniva il Centro di permanenza per i migranti di Torino. Il congegno, composto da una batteria da 9 Volt con innesco su lampadina alogena a contatto con l’esplosivo, 22 grammi di polvere pirica, è risultato contenere il Dna dell’uomo.
Dall’esame dei tabulati telefonici delle utenze in uso all’artificiere catanese effettuato dagli investigatori, sono emersi importanti contatti tra il fermato ed altri esponenti della galassia anarchica. Tra questi Natasci Savio, Robert Firozpoor, Giuseppe Bruna, tutti arrestati nello scorso mese di maggio con l’accusa di avere concorso nell’invio di pacchi bomba ai Pubblici ministeri di Torino Antonio Rinaudo e Roberto Sparagna. Un episodio risalente al 2017. Tali riscontri hanno avvalorato la tesi di una consistente organizzazione a sostegno delle campagne di azioni dimostrative effettuate dagli anarco-insurrezionalisti nel corso degli ultimi anni e, nel contesto, hanno condotto a localizzare il circolo “Asilo occupato” quale base per la preparazione degli attentati.
Le indagini svolte nei confronti del gruppo operativo a Torino, hanno portato il 7 febbraio scorso, allo sgombero dell’edificio di via Alessandria, sede del circolo anarchico. Nel frangente si scatenò la rabbia degli occupanti che si riversarono nelle strade del capoluogo piemontese dando vita a due mesi di proteste segnate da cortei improvvisati, blocchi stradali, tumulti di piazza. Tra questi episodi, il 30 marzo, un corteo non autorizzato venne bloccato e circondato dalla Polizia. I manifestanti del “blocco nero”, circa 120, erano tutti armati di spranghe, bombe carta e oggetti atti ad offendere. Tra questi venne identificato e denunciato anche Giuseppe Sciacca, l’anarchico – artificiere arrestato a Verona.