Palpitazioni, crisi di panico, depressione, un attimo euforia l’attimo dopo nel baratro della tristezza. Queste sono alcune delle patologie che si possono riscontrare tra le tende degli sfollati del terremoto, che la psicologa da campo Dorotea Ricci definisce “simili a quelle presenti in un’area di conflitto“. Dopo il terremoto del 24 agosto, l’Ordine regionale degli psicologi del Lazio ha attivato un primo gruppo per l’emergenza: decine di psicologi e assistenti sociali a disposizione delle popolazioni del sisma che ha colpito l’area al confine tra Lazio, Marche e Umbria.
“Queste persone hanno bisogno di raccontare quello che è successo”, ci spiega la dottoressa Ricci, psicologa incontrata nel campo di Arquata del Tronto che ha lavorato anche in zone di guerra e nei campi dopo lo tsunami nelle Filippine nel 2004. “I bambini invece hanno bisogno di disegnarlo”: sono proprio i più piccoli ad essere più vulnerabili e in situazioni come questa il loro peggior incubo è la paura che succeda di nuovo, che ci siano altre scosse. La paura di perdere i propri cari ma anche gli oggetti più insignificanti. Il primo servizio necessario secondo il gruppo speciale di psicologi è proprio “accogliere la paura di queste persone, non negarla, perché è inevitabile. Non bisogna ingigantirla ma renderla dignitosa, per quello che è. Evitare la negazione è già un intervento”.
La Simpe (società italiana medici pediatri) ha attivato anche un canale di soccorso a distanza, con una sezione apposita sul sito www.simpe.it, in aiuto dei genitori che non sanno come spiegare il terremoto ai figli. Un canale diretto a cui potranno rivolgersi per cercare le risposte ai loro quesiti, a quelli dei loro bambini e degli adolescenti, grazie ad un team di esperti che lavora dietro al sito.
“Gli psicologi nelle zone terremotate, ci racconta Dorotea, non forniscono soltanto assistenza ai sopravvissuti, ma quelli sul campo dell’esercito e del Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta stanno fornendo aiuto e supporto anche ai soccorritori, scioccati dopo tutti i recuperi e le interminabili operazioni che durano anche 24 ore”. L’attività degli psicologi ha fatto registrare decine di colloqui, anche grazie alle segnalazioni degli altri medici e nel campo di Arquata c’è una piccola folla fuori da quella che chiamano tenda dell’ascolto.
L’altro momento delicato è quello dell’obitorio: “Ormai la notizia è arrivata. Chi viene qui ha già visto il nome del proprio caro in una lista, e deve affrontare il riconoscimento” commenta Dorotea Ricci. Sul posto sono al lavoro anche gli psicologi di altre associazioni, dell’Asl di Rieti e della Croce Rossa. La task force presterà la propria opera a titolo di volontariato ed è costituita da psicologi che hanno già lavorato anche nelle aree di crisi del sisma de L’Aquila nel 2009.