“I terremoti di oggi sono ancora parte della sequenza iniziata il 24 agosto, che prima si è sviluppata a nord, poi a sud di Amatrice. Per rendere l’idea in modo semplice lo chiamamo ‘effetto domino’, un termine semplice che però diverge da paragoni ‘semplicistici’ ed errati che confondono le idee, come ad esempio: terremoti a ‘macchie di leopardo'”. E’ quando dichiara Giuseppe De Natale, attuale dirigente di ricerca dell’Ingv di Napoli (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia).
Il sismologo Alessandro Amato ha affermato che una sequenza di tale magnitudo è un fenomeno nuovo nella storia recente. Concorda?
“No, e non penso che Amato, che è un ottimo sismologo, abbia detto proprio questo, probabilmente i vari media ne hanno alterato le dichiarazioni originali. Questa sequenza, per quel che sappiamo, non ha nulla di anomalo. È il frutto dell’interazione combinata tra varie faglie: la prima cede ed innesca un’altra, che a sua volta innesca quelle vicine e così via. Certo, quattro eventi di magnitudo maggiore di cinque in poche ore (di cui tre in una sola ora) non è qualcosa che si vede spesso; ma può accadere, non c’è nulla di anomalo in linea di principio. Ci sono state sequenze brevissime, durate decine di secondi, di eventi vicini molto più forti: ad esempio i tre eventi Irpini del 1980, che insieme produssero un evento di magnitudo 6,9. Anche la durata, certamente lunga (quasi sei mesi finora) non è la più lunga avvenuta recentemente: la sequenza sismica di ‘Colfiorito’ del 1996-1997 durò di più”.
Fino a quando potrebbero esserci scosse di assestamento?
“Certamente per molte settimane ancora, forse mesi”.
C’è un rischio maggiore di danni e crolli per gli edifici?
“Quando questi eventi in sequenza avvengono a distanze di pochi secondi l’una dall’altra, gli effetti sugli edifici sono molto più intensi, e i danni estremamente maggiori, perchè le oscillazioni durano di più e raggiungono quindi ampiezze maggiori. Dobbiamo immaginare il terremoto ad un’altalena. Se venisse spinta, in fase, con la stessa intensità ma per tempi più lunghi: andrebbe molto più in alto”.
A cura di Carla Schiavo