La lotta alla povertà, la fame nel mondo, l’accessibilità all’acqua e ai servizi sanitari. E ancora il rispetto per la natura e la riduzione dell’inquinamento attraverso adeguate politiche ambientali. Sono temi importanti quelli sui quali l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (AsviS) lancia l’allarme. Purtroppo però, i diversi governi che si sono succeduti negli ultimi anni in Italia, hanno trattato queste materie come una sorta di “buoni propositi”. E così, il 31 gennaio scorso, nel corso di un convegno organizzato a Roma nella sala Zuccari di palazzo Giustiniani, l’AsviS ha lanciato un appello alla politica, affinché quello dello sviluppo sostenibile diventi un tema finalmente centrale nell’agenda di governo del nostro Paese. Un incontro a cui hanno partecipato diversi rappresentanti dell’intero arco istituzionale, dal M5S a Fratelli d’Italia, da Scelta Civica al Partito Democratico.
Dall’inclusione sociale alle energie rinnovabili, dal benessere degli individui al rapporto tra Stati ed Enti sovranazionali, il dibattito ha acceso i riflettori sugli obiettivi contenuti nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Obiettivi che l’AsviS – Alleanza che attualmente riunisce oltre 140 tra Istituzioni e reti della società civile – ha messo sotto la lente d’ingrandimento nel “Rapporto AsviS 2016”, in cui vengono sottolineate le evidenti lacune e i ritardi del “caso Italia”.
“Raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile entro il 2030 è un percorso difficile e complesso, che richiede l’impegno di tutti a tutti i livelli”, ha detto il Presidente dell’ASviS, Pierluigi Stefanini. “Per mettere il Paese sul sentiero della sostenibilità serve una strategia efficace e una chiara assunzione di responsabilità di parte di chi, una volta eletto, dovrà scegliere per il bene del Paese”.
Sull’esigenza di mettere al centro politiche sostenibili si è soffermato anche il Portavoce dell’ASviS, Enrico Giovannini: “il 2017 sarà un anno cruciale per i partiti e i movimenti politici che si preparano ad affrontare un ciclo elettorale da cui dipenderanno scelte importanti con effetti a medio-lungo termine”, ha sottolineato. “Dovranno dire agli elettori come pensano di ridurre la povertà e le disuguaglianze, tutelare l’ambiente e rispettare gli Accordi di Parigi sulla lotta al cambiamento climatico, conseguire una crescita economica robusta e inclusiva, accrescere l’occupazione e l’educazione di qualità. Tutti i sondaggi – prosegue Giovannini – mostrano come i cittadini, specialmente i giovani, sono molto sensibili ai temi dello sviluppo sostenibile. Il 70% degli italiani è favorevole alle politiche per lo sviluppo sostenibile e oltre il 75% è preoccupato per i fenomeni globali, tra cui degrado ambientale, sicurezza alimentare, guerre e globalizzazione. La risposta a queste preoccupazioni farà la differenza anche in termini elettorali e molti cittadini utilizzeranno il metro della sostenibilità per valutare le promesse dei partiti e dei movimenti politici. Per questo l’ASviS propone ai politici di assumere un impegno forte e chiaro su questi temi”.
La sfida lanciata ai politici viene raccolta da Stefano Fassina di Sinistra Italiana, che parla senza mezzi termini di “una rottura dell’ordine economico e sociale” e di una “conclamata insostenibilità” del caso Italia. Per l’esponente della sinistra il lavoro deve tornare ad essere valorizzato come “vettore fondamentale di cittadinanza democratica” e in ogni caso “i burocrati non c’entrano nulla, è la politica a dare la linea”.
Per Giancarlo Giorgetti, deputato della Lega Nord, gran parte delle responsabilità sono da addebitare all’Europa. “Una società anziana non è più sostenibile e una politica fiscale a favore della famiglia dovrà essere cominciata per contrastare le dinamiche demografiche che nel nostro paese sono allucinanti”. Da questo punto di vista “le regole che si è data l’Europa sono astratte”, spiega Giorgetti, secondo cui “dobbiamo abbandonare l’euro prima possibile, altrimenti al 2030 non ci arriviamo. La ricetta non può essere quella di ridurre gli stipendi degli italiani per compensare gli aumenti dell’euro”, conclude l’esponente della Lega.
Per l’ex Ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi dell’Ncd, l’unica ricetta possibile è “tornare a mettere la persona al centro delle politiche di un Paese” e per questo deve essere centrale la lotta alla povertà: “se noi non comprendiamo – spiega Lupi – che il disagio sociale attuale è legato a 9 milioni di persone che vivono alle soglie della povertà, vuol dire che non siamo in grado di affrontare e vincere questa sfida”.
Per Fabio Rampelli, deputato di Fratelli d’Italia, il ritardo italiano sulle politiche di sviluppo sostenibile è dovuto al “fallimento dell’utopia progressista che ha creato modelli unici, come il Pil che non puó essere l’unico parametro per calcolare il benessere e la qualità della vita”. Per questo, aggiunge Rampelli, “bisogna tornare a modelli culturali identitari che valorizzino le differenze e per farlo serve una riconquista di campo rispetto alle organizzazioni sovranazionali per rimettere la persona umana al centro”.
Le “buone intenzioni” dei politici dovranno ora misurarsi sui tempi ristretti per avviare politiche di sviluppo sostenibile in grado di mettere l’Italia nella scia degli altri paesi europei. Ma i tempi non sono l’unico aspetto critico perché, come ha ricordato il presidente di AsviS, Enrico Giovannini, “mancano i finanziamenti e le leggi sono ferme. Siamo consapevoli che per la politica il consenso legato al cambiamento è il terreno di sfida più grande, ma bisogna avere il coraggio di affrontare i problemi attuali con il coraggio di proporre soluzioni innovative per un’Italia sostenibile da tutti i punti di vista”.
@PiccininDaniele