SPECIALE STRAGE DI BOLOGNA, 2 AGOSTO 1980
La strage di Bologna viene definita come “un attentato di matrice neofascista” commesso alle 10:25 di sabato 2 agosto 1980 alla stazione Centrale di Bologna, in Italia. Nell’esplosione rimasero uccise 85 persone e ferite oltre 200.
Ad oggi, nonostante le sentenze passate in giudicato di quelli che riteniamo ancora i neofascisti “presunti” autori della strage, in realtà utili capri espiatori di una realtà assai più complessa, pur nella considerazione che i condannati siano responsabili di altri efferati reati di matrice terrorista, una verità limpida, lucida e imparziale, non è mai stata rivelata.
Alcuni eroici magistrati, Rosario Priore in primis, hanno tentato di opporsi all’operato di un’altra magistratura ad oggi definita “rossa”, ma con il risultato di venire estromessi dallo svolgere ulteriori indagini e a continuare nella loro ricerca di una verità che andasse oltre alla caccia del “fascista cattivo”, un utile e indispensabile strumento della propaganda sinistrata.
Un lungo prologo di vili accordi sottobanco sottoscritti dagli italiani
Il 6 settembre 1973, il quotidiano romano “Il Messaggero” riporta la notizia dell’arresto di 5 terroristi palestinesi, Ali Al Tayeb Al Fergani, Ahmed Ghassan Al Hadhithi, Amin El Hindi, Gabriel Khouri, Mohammed Nabil Azmi Kane. Durante una perquisizione effettuata dalla Polizia a Ostia nell’abitazione occupata dai cinque, vengono rinvenuti missili terra-aria SA -7 (Strela, ovvero “Freccia”), di fabbricazione sovietica. L’operazione è frutto di una collaborazione tra il Mossad israeliano e l’allora SID, il Servizio informazioni difesa, Ufficio “D”, diretto dal generale Gianadelio Maletti.
L’obiettivo del commando terrorista era l’abbattimento del volo El Al, al momento del suo decollo dall’aeroporto di Fiumicino, che avrebbe trasportato l’allora Primo ministro israeliano Golda Meir da Roma a Gerusalemme, reduce da una visita al Vaticano.
Nell’ambito dell’accordo di collaborazione tra i due servizi di Intelligence rientrava la consegna agli israeliani di almeno uno dei missili sequestrati, poiché ritenuto di interesse dalle autorità militari di Gerusalemme.
Il 30 ottobre successivo gli arrestati ottengono, “su cauzione”, la libertà provvisoria e vengono ospitati in uno degli appartamenti in uso al SID per una sola notte. Il mattino dopo partono dall’aeroporto militare di Ciampino su un DC3 e trasportati segretamente in Libia. L’apparecchio recava la sigla “Argo 16”. Durante il viaggio l’aereo effettua un improvvido scalo a Malta per rifornimento e l’equipaggio, insieme agli arrestati, stando a quanto riferito dal Mossad, si recano in un locale attiguo all’aeroporto maltese dove, però, vengono notati da agenti israeliani. Ad accompagnare i terroristi vi sono il Colonnello Giovan Battista Minerva, il capitano Antonio Labruna, il Colonnello Stefano Giovannone e il tenente colonnello Enrico Milani che, giunti a Tripoli, li consegnano alle autorità locali, praticamente in stato di libertà.
Tre settimane dopo quel viaggio in Libia, il 23 novembre 1973, Argo 16 (un aereo utilizzato per le contromisure elettroniche ed il controllo del Mare Adriatico in funzione anti-sovietica) si schianta al suolo in fase di atterraggio. A perire nell’incidente sono il comandante Enano Borreo, il tenente colonnello Mario Grande, i marescialli Aldo Schiavone e Francesco Bernardini, gli stessi componenti dell’equipaggio che aveva condotto, per la parte tecnica, i palestinesi a Tripoli. Non certo un incidente, ma un deliberato atto di sabotaggio del Mossad, una ritorsione contro l’avvenuta consegna al regime libico dei terroristi palestinesi senza alcun preavviso all’Intelligence israeliana ed in violazione degli accordi stipulati.
In quel periodo la politica estera italiana era improntata su un’intesa stretta tra il governo e l’OLP durante la guerra del Kippur e prevedeva che quest’ultima organizzazione non avrebbe perpetrato attentati sul territorio nazionale, dietro la rassicurazione che qualsiasi terrorista palestinese non venisse catturato in Italia e fosse consentito il traffico di armi ed esplosivi diretti altrove.
Nello specifico, tale accordo denominato “lodo Moro”, proposto all’indomani della strage di Fiumicino del 17 dicembre 1973 dall’allora Ministro degli Esteri Aldo Moro, garantiva ai palestinesi, in collaborazione con alcuni gruppi eversivi italiani, la libertà di passaggio di uomini, armi, materiali ed esplosivi sull’intero territorio nazionale, in cambio dell’immunità della Penisola da attacchi terroristici condotti dai mediorientali con l’eccezione degli interessi economici e delle Delegazioni diplomatiche di USA ed Israele.
Le trattative per l’intesa furono condotte dal generale Vito Miceli, a capo del SID), l’ammiraglio Mario Casardi (poi successore dei Miceli), dal colonnello Stefano Giovannone (capocentro del SID e, successivamente del SISMI a Beirut). Dall’altra parte del “tavolo”, sedevano George Habbash (capo del Fronte Popolare per la liberazione della palestina), Bassam Abu Sharif (portavoce del FPLP e consigliere di Yasser Arafat) e Abu Anzeh Saleh (rappresentante in Italia del FPLP, con sede…a Bologna).
In tempi più recenti, nel settembre 2008, il quotidiano israeliano Yediot Aharonot, pubblica un’intervista, peraltro ampiamente sottovalutata dai mass media italiani, all’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga.
Seppur citandola, non si può fare a meno di sottolineare alcuni dei contenuti, quali l’ammissione del defunto ex Presidente Cossiga, dichiaratamente all’oscuro di ogni accordo, di avere ”deliberatamente venduto gli ebrei” ai terroristi palestinesi inca cambio della salvaguardia del territorio e dell’integrità dei cittadini italiani.
Inoltre, con specifico riferimento all’attuale crisi mediorientale, Cossiga rivelò che un simile accordo era stato stipulato anche con Hezbollah, allo scopo di tutelare il nostro contingente in Libano nell’ambito della missione UNIFIL, citando le sue esatte parole, “Posso dire con certezza che anche oggi esiste una simile politica. L’Italia ha un accordo con Hezbollah per cui le forze UNIFIL chiudano un occhio sul processo di riarmamento, purché non siano compiuti attentati contro gli uomini del suo contingente”.
Nominato Presidente del Consiglio nel 1979-1980, gli divenne sempre più evidente il fatto che esistesse un accordo chiaro tra le parti. “Durante il mio mandato, una pattuglia della polizia aveva fermato un camion nei pressi di Orte per un consueto controllo”, racconta, “I poliziotti rimasero sbigottiti nel trovare un missile terra-aria, che aveva raggiunto il territorio italiano per mare”. Nel giro di alcuni giorni, racconta Cossiga, una sua fonte personale all’interno del SISMI – lui lo chiama “gola profonda” – passò al segretario del governo informazioni in base alle quali il missile andava restituito ai palestinesi. “In un telegramma arrivato da Beirut era scritto che secondo l’accordo, il missile non era destinato ad un attentato in Italia, e a me fu chiesto di restituirlo e liberare gli arrestati”.
Cossiga stesso, va sottolineato, non era stato mai ufficialmente informato dell’esistenza di questo telegramma. Se non fosse stato per la sua fonte nel SISMI, non sarebbe stato consapevole di tutta questa storia. “Alle dieci di notte telefonai al capo del SISMI e lo rimproverai, “Mi stai nascondendo delle informazioni. Perché non mi hai informato del telegramma indirizzato a me?”. Ma egli, a quanto pare, era partecipe dell’accordo con i palestinesi”.
Il Presidente del Consiglio cominciò a sospettare che dietro all’evento di poca importanza si celasse qualcosa di più grande. “Col tempo cominciai a chiedermi che cosa potesse essere questo accordo di cui si parlava nel telegramma”, racconta. “Tutti i miei tentativi di indagare presso i Servizi e presso diplomatici si sono sempre imbattuti in un silenzio tuonante. Fatto sta che Aldo Moro era un mito nell’ambito dei Servizi Segreti. Sin dalla fondazione della Repubblica fino ai miei tempi al Quirinale ho conosciuto tre politici che sapevano utilizzare i Servizi Segreti: il fondatore, io, e Aldo Moro. La gente gli giurava fedeltà, e continuava anche dopo finito l’incarico”.
Per le connessioni di tutto quanto sopra esposto sull’efferata strage di Bologna, invitiamo i lettori alla consultazione di alcuni specifici articoli già pubblicati su questa testata:
https://ofcs.report/spigolature-storiche/strage-bologna-il-lodo-moro-e-la-vendetta-araba/#gsc.tab=0