C’è solo una strada che dopo il sisma della notte del 24 agosto collega Amatrice a due dellle altre cittadine più colpite nelle Marche: è impervia e i mezzi di soccorso passano con difficoltà.
Nel video le operazioni di ricerca ad Amatrice, all’interno della zona rossa, girate da un soccorritore che ha voluto condividere alcuni momenti con Ofcs Report.
“Noi siamo vivi, oggi siamo tornati per cercare di prendere le nostre cose – ci spiega Berandino, 70 anni e nato a Pescara del Tronto – ma vi assicuro che sembra che un carrarmato sia passato sopra le nostre case per raderle al suolo”. Secondo gli abitanti del posto, che incontriamo di fronte alla zona rossa, questo luogo tra il Parco dei Monti Sibillinbi e il Parco dei Monti della Laga rischia davvero di scomparire dopo il terremoto. Solo 135 persone vivevano lì e nessuna delle loro abitazioni ha resistito alle scosse “siamo piccoli e insignificanti, per frazioni de L’Aquila della stessa grandezza è successo così, le autorità hanno preferito abbandonare il luogo e spingere le persone a non provare nemmeno a ricostruire, è triste”, continua Berardino andando vi. Qui a Pescara non ci sono neanche le tende.
Pochi chilometri più avanti, Arquata del Tronto, una perla medievale in mezzo alle montagne che oggi non c’é più. E’ arrampicata in alto, quindi i campi per gli sfollati sono nelle zone limitrofe. A Borgo di Arquata, per esempio, c’è la tendopoli più grande, dove dormono 150 persone.
“Per ora possiamo fornire beni di prima necessità, ma solo pasti freddi – spiega Andrea Cosimi,responsabile della Protezione Civile Marche – siamo però orgogliosi di poter dare alle persone anche un’ottima assistenza psicologica, con una tenda dedicata a questo”. In ogni tenda blu, dormono anche 12 persone, si cerca di far stare insieme le famiglie, ma non sempre è possibile. La signora Giovanna, con il volto tumefatto da una pietra che le è caduta in faccia, ci racconta che è capitata con sconosciuti: “Ma va bene così, siamo tutti sulla stessa barca, e abbiamo giocato anche a carte per non pensare tanto alle scosse”.