Il percorso verso la legge che dovrà disciplinare i sindacati militari non è priva di polemiche. Mercoledì 13 febbraio, infatti, è prevista l’audizione dei delegati Cocer davanti alle Commissioni riunite di Camera e Senato. La notizia, però, ha sollevato qualche polemica soprattutto per i tempi (troppo brevi) e le modalità con cui sarebbe stata comunicata. Intanto, già per alcune forze armate, il ministro della Difesa ha firmato l’assenso alla costituzione dell’associazione.
La posizione del Cocer Aeronautica
In una nota, infatti, il Cocer Aeronautica scrive di avere appreso “da canali irrituali la partecipazione dello stesso presso il Parlamento, a Commissioni congiunte di Camera e Senato, per essere audito in tema di Disposizioni in materia di associazioni professionali a carattere sindacale del personale militare, su Atti Camera n.875 e n.1060. Nel ringraziare il Parlamento per il giusto riconoscimento”, il Cocer Aeronautica esprime però “profondo rammarico” per “la mancata opportunità di favorire un ampio e fattivo contributo che sappia creare uno strumento a tutela e rappresentatività del personale con le stelle”. Nel comunicato, inviato l’11 febbraio, il Cocer esprime anche “stupore e amarezza” perché “ad oggi non vi è ancora alcuna attività in itinere per essere auditi, a meno di 36 ore, presso il Parlamento sovrano su un tema ritenuto fondamentale e riconosciuto dalla Costituzione italiana”.
Delegato Cocer Marina: ” Incalza un metodo di procedere frettoloso”
Dello stesso avviso il delegato del Cocer Marina, Antonello Ciavarelli, che dichiara: “Il ministro della Difesa annuncia da tempo una forte volontà di riconoscere i diritti sindacali ai militari, autorizzando associazioni sindacali. Al contempo, però, non si comprende cosa possano oggi fare e in che modo possano tutelare il personale. I due disegni di legge (in particolare della maggioranza) presentati in Parlamento sembrano limitare la rappresentatività del personale. Ci sono anche delle materie in più di competenza ma di fatto sembrano difficili da affermare. Si comincia dal dover far autorizzare tali associazioni dal Ministro, come se fossero associazione d’arma e combattentistiche. Traspare una certa confusione tra l’esercizio della rappresentatività unitaria di base e i sindacati di carattere nazionale. A parte questi e altri aspetti non chiari, incalza un metodo di procedere frettoloso. Le attuali rappresentanze verranno escluse dai confronti sui decreti delegati e Regolamenti di Attuazione. Quindi, in fretta e furia bisognera organizzarsi in Associazioni Sindacali. Ci vorrà un notevole dispendio di energie (in senso lato) e quindi ci vorrà tempo affinché un sindacato sarà in grado di avere quel numero di iscritti che li garantirà la libertà di esprimere le esigenze dei militari. Quindi il mondo della rappresentatività rischierà di non avere scelta che “unirsi” con confederazioni sindacali o unirsi “indirettamente” a partiti politici o a dei “liberi professionisti”. Ciò a discapito della Indipendenza. In modo irrituale i delegati del Cocer – aggiunge Ciavarelli – vengono a sapere di una possibile audizione dal sito della Camera per il prossimo 13 febbraio. Audizione di Commissioni difesa congiunte bicamerali. Cio significa che quando ci sarà il passaggio parlametare al Senato il Cocer (Consiglio Centrale) sarà considerato audito? I Coir (Consigli intermedi) saranno ascoltati? Probabilmente no visto che neanche i Cocer faranno a tempo ad incontrarli. Eppure tra questi vi è quello della Guardia Costiera che dovrebbe quanto meno vedere finalmente la presenza del ministro delle Infrastrutture e Trasporti nelle fasi di contrattazione visto che è lui che paga i “Guardia coste”. Questa è la democrazia? Lascia interdetta l’assenza politica di quei partiti che per decenni hanno parlato ergendosi a paladini dei diritti come la maggioranza dello scorso governo. Se si proponesse, anche solo per motivi di equi-ordinazione e di ruolo, l’estensione dei diritti sindacali della Polizia di Stato sarebbe tutto più semplice e più chiaro e ci sarebbe una grande convergenza dei militari. Viceversa l’impressione e la preoccupazione è quella di accorciare i tempi e complicare le norme coinvolgendo meno la base dei lavoratori con le stellette e dando in futuro di inferiore rappresentatività al personale rispetto a quel poco che ne ha oggi. L’auspicio è che, in considerazione dell’inizio della legislatura- conclude Ciavarelli – ci possa essere un posticipo dell’eventuale audizione per dare tempo e modo al Cocer di analizzare il DDL. Un serio e maturo dibattito sarebbe opportuno per far si che il mondo sindacale militare esporti i suoi valori etici nella società senza rischiare di apparire come sindacato fine a se stesso”.
Gi fa eco Sergio Belviso, altro delegato Cocer Marina, che sottolinea: “Dopo 40 anni il mondo militare potrà finalmente avere un sindacato. Però oggi, come rappresentanti del personale, ci troviamo ad avere notizie non dall’amministrazione ma dal sito della Camera di una convocazione in Parlamento con pochissime ore per prepararsi. In un momento in cui si dovrebbe lavorare per riconoscere più diritti, proprio il Parlamento riduce il dibattito democratico su questo delicato argomento, liquidando in un giorno la partecipazione dell’unica attuale istituzione che rappresenta il personale militare”.
Sindacati polizia: “Trenta sia garante di corretto confronto”
I rappresentanti dei militari, sulla questione ricevono anche la solidarietà di Valter Mazzetti, Segretario Generale dell’Fsp Polizia di Stato, Federazione sindacale di Polizia: “Dopo un cammino ultratrentennale di sindacalismo in Polizia c’è una cosa che si può affermare con assoluta certezza: certe svolte epocali richiedono tempo, lavoro, esperienza e studio, perché portino a un vero cambiamento, a una proficua innovazione, a un reale miglioramento delle condizioni esistenziali e lavorative di centinaia di migliaia di lavoratori in uniforme e, quindi, del Comparto in cui prestano servizio. Ecco perché oggi non possiamo che esprimere decisa solidarietà ai Cocer e fortissime perplessità di fronte ai tempi accordati al coinvolgimento delle rappresentanze dei lavoratori nell’ambito dello storico evento della nascita dei Sindacati militari. Audizioni convocate con sole 48 ore di anticipo per l’esame di provvedimenti caratterizzati ancora da un altissimo tasso di incertezza e scarsa definizione non sembrano testimoniare una convinta volontà di promuovere una reale collaborazione, ma sembrano quasi una presa in giro. Il ministro Trenta sia garante di un corretto confronto fra Amministrazione e Rappresentanti dei lavoratori nel massimo rispetto dei rispettivi ruoli”.
“Se alle nuove Rappresentanze militari fosse stato esteso tout court il modello sindacale valido per la Polizia di Stato – conclude Mazzetti – tutto sarebbe stato più semplice e sarebbe stato possibile esprimere in tempi più brevi posizioni chiare a partire da un’esperienza che, negli anni, ha raggiunto un elevato e approfondito livello di funzionalità grazie a meccanismi e procedure ben rodate. Ma premesse di tutt’altro genere rispetto al funzionamento di questo nuovo modello di Sindacato militare, limiti non ancora definiti, e ‘margini’ di intervento tutti da chiarire, richiedono ben altri tempi di studio e di ‘contrattazione’, a meno di voler mandare in fumo un’opportunità straordinaria di evoluzione per un Comparto che, come l’Europa ci insegna, deve mettersi al passo con i tempi. Cambiare tutto in fretta perché nulla cambi non servirà a nulla, se non a prendere in giro migliaia di Servitori dello Stato i cui diritti devono invece essere garantiti fino in fondo”.