“Le scriventi OO.SS. militari apprendono con amarezza e forte preoccupazione gli orientamenti particolarmente conservatori emersi dalle audizioni dei vertici delle singole amministrazioni militari, circa la considerazione sui diritti da riconoscere al personale militare e sul concetto di sindacato che vorrebbero far delineare”. E’ quanto si legge in una nota di Sinafi – Sindacato nazionale finanzieri, Sim Marina, Sim Guardia Costiera, Sim Guardia di Finanza, Sim Aeronautica e Libera Rappresentanza in merito alle audizioni durante i lavori del disegno di legge per il sindacato dei militari. Stando alla denuncia delle sigle sindacali, “impostazioni culturali e concettuali, quelle espresse, che rischiano di snaturare l’iter legislativo inerente il processo di sindacalizzazione del mondo militare, avviato in attuazione dei princìpi tracciati dalla sentenza 120/2018 della Corte Costituzionale e, se recepite dal legislatore, rischiano di consegnare al personale delle Forze Armate e delle Polizie ad Ordinamento militare un pericoloso ed inefficace strumento di pseudo tutela. Ipotizzare, come espresso dai Vertici, che non debbano essere previste contrattazioni decentrate, tutele ed inamovibilità per i responsabili sindacali, possibilità di ricorrere al Giudice del lavoro in caso di gravi inadempienze delle Amministrazioni, all’insorgere di eventuali “condotte antisindacali” significherebbe – aggiunge la nota – inequivocabilmente, voler disconoscere i princìpi fondanti e basilari della libertà sindacale. Parimente, prevedere la decadenza dalla carica dei Dirigenti sindacali destinatari di sanzioni disciplinari così come proposto dai vertici militari o la revoca dell’autorizzazione Ministeriale non esplicitamente riferita a comportamenti contro legge, più che un tentativo di salvaguardare le prerogative delle FF.AA. appare quale intento a voler relegare in posizione di subalternità le nascenti OO.SS”.
“E’ del tutto evidente – prosegue il comunicato – che disconoscere i processi culturali di sindacalizzazione e le sue regole fondanti, da parte dei vertici delle Amministrazioni, non aiuta il dialogo e si trasforma in una pericolosa invasione di campo nelle funzioni della politica. Questo approccio concettuale, ostruzionistico, palesemente dimostrato, rischia di tradursi in un’intenzione di condizionamento del principio di libertà tipica dell’organizzazione sindacale e fa venir meno il giusto bilanciamento tra doveri e diritti”.
“Siamo consapevoli e concordi sull’esigenza di prevedere forme di bilanciamento della libertà sindacale con i diritti costituzionali riconosciuti ai cittadini (la non attuazione dello sciopero o di altre azioni sostitutive di esso, la preclusione su alcune materie inerenti l’operatività degli apparati, l’impiego del personale in determinati contesti ed il rapporto gerarchico funzionale), così come, peraltro, richiamato dalla Convenzione 87 OIL, ma non accetteremo nel modo più assoluto uno snaturamento radicale delle prerogative e della libertà sindacale. Per quanto concerne, invece, la fase transitoria, che dovrà accompagnare questo processo fino all’emanazione della legge, queste OO.SS. non condividono l’istituzione di un tavolo tecnico interforze o cabina di regia, tra tutte le Amministrazioni del Comparto che, in modo unilaterale, possano emanare norme di diritto interno in modo arbitrario fissando regole a cui dovranno attenersi le strutture sindacali. Riscontrata la necessità di istituire tavoli tecnici o politici, per parlare di regole di funzionamento o di metodo d’interlocuzione delle Organizzazioni sindacali, occorre coinvolgere tutte le parti interessate e con ruoli paritetici, altrimenti si metterebbe in atto una condotta che prevaricherebbe e svilirebbe il ruolo del sindacato. Riteniamo – concludono – che quelle che si stanno delineando non siano le giuste e corrette relazioni sindacali che dovrebbero coesistere tra Amministrazioni e Organizzazioni sindacali e, per questo, auspichiamo un tempestivo ravvedimento di tali comportamenti volti a ripristinare equilibrate e proficue relazioni sindacali”.