La sigarette elettroniche saranno vendute solo da rivenditori autorizzati e stop alle vendite on-line. Questa la decisione presa dalla Commissione Bilancio del Senato che ha approvato un emendamento proposto dalla senatrice di Alternativa Popolare, Simona Vicari.
Facciamo però un passo indietro
Da qualche anno è sul mercato una sigaretta che ha provato a sostituire quella tradizionale: una e-cig a vapore con nessuna combustione, con del liquido a base di nicotina e qualche aroma profumato. Se prima la polemica si incentrava sul permettere o meno l’ingresso di queste sigarette nei luoghi pubblici, adesso ci si concentra sulla loro tassazione. Infatti è stato scoperto che dell’introito previsto dal ministero dell’Economia di 115 milioni, lo Stato è riuscito a recuperarne solo 4, a causa non solo dell’evasione e dell’elusione fiscale ma anche a fronte di una normativa poco chiara che ha portato il testo a un contenzioso al Tar prima e alla Corte Costituzionale dopo.
Ma come funziona questo business?
Nella relazione tecnica dell’emendamento si legge che: “Alcune aziende hanno applicato l’imposta di consumo esclusivamente alla quantità di nicotina presente nel liquido e non all’intera quantità di liquido contenente nicotina, di fatto pagando 1/10 dell’imposta dovuta”.
Ma la fonte di guadagno nel mercato delle e-cig è vario.
La mancanza di controlli amministrativi alla frontiera avrebbe incoraggiato i consumatori a comprare on-line su siti di aziende estere. Le stesse poi tramite i corrieri trasportano piccole quantità di liquido evitando facilmente controlli fiscali alla dogana evadendo l’imposta dovuta. Diversa, ma allo stesso modo conveniente, è la realtà degli esercizi commerciali che “per vendere sigarette elettroniche e liquido non hanno bisogno di nessuna certificazione o permesso e sembrerebbe che una parte delle vendite non venga regolarmente registrata”, spiega la relazione tecnica presentata in Senato.
Con la nuova legge le attività commerciali potranno rimanere aperte fino al 2018, dopo di che ci sarà l’obbligo di possedere una licenza che autorizzerà il negoziante alla vendita di sigarette elettroniche e similari.
Offese e proteste contro la senatrice Vicari
Una stretta importante quella del Governo nei confronti di questo commercio finora incontrollato. Non si sono fatte attendere le proteste e offese, per lo più nel web, nei confronti di Simona Vicari, ritenuta responsabile di questa stangata. La senatrice in aula ha parlato di “un’autentica truffa ai danni delle tasche degli italiani. A causa di questa giungla amministrativa e contabile – ha aggiunto – il commercio dei prodotti online contenenti nicotina ha potuto così proliferare soprattutto con il commercio su siti web di aziende estere e permettendo che alcune vendite non venissero regolarmente registrate e dichiarate”. Ma il suo emendamento riguarda il divieto di vendita online, non una tassa sulle e-cig.
Corte Costituzionale ha decretato legittima la tassazione sulle e-cig
Poco dopo l’approvazione della Commissione Bilancio e della fiducia al Senato, la Corte Costituzionale ha decretato legittima la tassazione sulle sigarette elettroniche, anche senza nicotina, bocciando le questioni di legittimità sollevate dal Tar del Lazio.
“Le sigarette elettroniche sono beni del tutto voluttuari, immessi in consumo dai fabbricanti e dai produttori, che per ciò stesso dimostrano una capacità contributiva adeguata, così come i consumatori finali sui quali viene traslata l’imposta – scrive la Consulta il 15 novembre – La finalità secondaria di tutela della salute propria dell’imposta di consumo, che già di per sé giustifica l’imposizione sui prodotti nicotinici legittima anche l’eventuale effetto di disincentivo, in nome del principio di precauzione, nei confronti di prodotti che potrebbero costituire un tramite verso il tabacco”.
Inoltre. i giudici costituzionali hanno concluso che “i principi propri dell’ordinamento europeo e internazionale, dunque, pur non costituendo parametro del presente giudizio, confermano ulteriormente la ragionevolezza della disciplina legislativa anche in relazione alle esigenze di tutela della salute, tenuto conto dell’attrattività che l’inalazione senza combustione, anche priva di nicotina, potrebbe avere rispetto ai giovani e ai non fumatori. Appare, quindi, esente da censura costituzionale la sottoposizione ad un identico regime fiscale, comunque dal carico ridotto rispetto ai prodotti da combustione, di tutti i prodotti liquidi da inalazione”.
Un commercio incontrollato “illegale al 50%” secondo l’emendamento che, una volta regolarizzato e autorizzato, potrebbe avere una tassazione del 21% dell’importo che si stima evaso, pari a 7,8 milioni. Così facendo dal 2018 lo Stato potrebbe incassare 9,5 milioni di euro.