In Italia sono 637mila le denunce di infortuni sul lavoro registrate nel 2015 e 694 incidenti mortali riportati sul rapporto Inail annuale, senza contare le malattie professionali non ancora riconosciute e tralasciando il lavoro nero, che rappresenta il 25% della nostra economia. In questo scenario, l’insieme di norme sulla sicurezza sul lavoro si prepara a subire una forte semplificazione: infatti nel mese di luglio è stato depositato in Commissione lavoro del senato un nuovo ddl a firma dei senatori Maurizio Sacconi e Serenella Fucksia che prevede la modifica dell’attuale Testo Unico, la legge 81 del 2008. Una riduzione da 306 a 22 articoli a causa di “ un’eccessiva complessità legislativa e di attuazione” si legge nell’introduzione della proposta di legge. A cambiare rispetto al Testo Unico sono soprattutto la tipologia dei controlli per verificare le condizioni dei luoghi di lavoro; le responsabilità del datore di lavoro che diminuiscono e i rischi per i lavoratori atipici, che aumentano. Abbiamo chiesto a Sebastiano Calleri, responsabile nazionale per la salute e la sicurezza sul lavoro della CGIL, di spiegarci nel dettaglio quali sono i punti critici di questo ddl.
Secondo lei perché si vuole modificare il Testo Unico sulla sicurezza, di cui è stato detto che ha addirittura migliorato le norme europee in materia?
“Intanto ci si deve chiedere come sia possibile apportare cambiamenti ad un testo che non è neanche finito. Nonostante le numerose modifiche al Testo Unico, le ultime a giugno, luglio e agosto 2016, ci sono articoli e disposizioni non concluse. Mancano dei decreti attuativi, per esempio quello sul sistema di prevenzione. Si rischia di costruire qualcosa con la base mancante però. Quindi le parti sociali hanno recepito il ddl e le proposte del governo come una sintesi ideologica e un passo indietro, tutto sbilanciato dalla parte dei datori di lavoro”.
Il ddl evidenzia un possibile scarico di responsabilità per gli imprenditori: cosa comporta?
“Il punto più pericoloso del ddl è proprio quello che riguarda lo scarico delle responsabilità del datore di lavoro alle figure successive nella filiera, fino anche al lavoratore. In particolare il comma 4 dell’articolo 6 evidenzia come la responsabilità penale e civile del datore di lavoro è esclusa ‘nel caso in cui siano intervenuti fatti dovuti a circostanze a lui estranee, eccezionali e imprevedibili, o a eventi eccezionali’. Secondo i due proponenti la colpa in materia di salute e sicurezza è di organizzazione, con la conseguenza che essa viene meno ove l’imprenditore dimostri di aver provveduto ad organizzare la sua azienda in modo corretto e attento rispetto alle esigenze di tutela dei propri lavoratori. Questo poter addossare le colpe a dirigenti e lavoratori nella legge 81/2008 non c’era assolutamente”
Il salto nel vuoto è soprattutto nei controlli. Come si può assicurare legalità e massima sicurezza nelle aziende se i controlli pubblici diminuiscono?
“I controlli saranno sicuramente di parte in questo modo perché, secondo i commi di questa proposta, le imprese possono farsi certificare da una terza parte, ovvero un esperto come un ingegnere o un chimico o un architetto a seconda dei casi, che sono in regola con la sicurezza. Questo è un vecchio progetto che il senatore Sacconi continua a rimaneggiare e proporre. Chi ha questa certificazione in pratica è esente ai controlli. Dov’è la fregatura? Questi esperti sono pagati direttamente dal datore di lavoro. L’altro problema è che prima si occupavano dei controlli organi pubblici di vigilanza a livello locale, come le Asl. Qui secondo me, si vuole interamente smantellare un sistema: le Asl, l’Inail e il nuovo ispettorato unico all’interno del sistema prevenzionistico infatti non hanno nessun ruolo specificato in questa proposta e si spingono le aziende a chiamare questi consulenti privati”
Nel testo del disegno di legge c’è anche scritto che verrà garantita solamente la soglia minima dell’adesione alle norme europee sulla sicurezza sul lavoro. Rischiamo di rimanere indietro agli altri Paesi in materia di sicurezza?
“Il non rispetto delle norme europee è un elemento vergognoso. Sacconi parla di soli contenuti minimi, che non solo ci rendono diversi dagli altri 27 paesi europei, ma ci ributtano all’indietro rispetto a prima del Testo Unico e in queste materie che riguardano il lavoro non esistono neanche sanzioni europee o deterrenti simili”
Si mette in discussione l’universalità della tutela sul lavoro. Che ne sarà dei lavoratori atipici?
“La critica è che questa proposta non considera le partite IVA, i freelance, i lavoratori indipendenti, tipologie che toccano numeri altissimi in Italia. Si escludono queste figure dalla protezione alla sicurezza integrale, come se non contassero niente. Un esempio? I liberi professionisti che lavorano nelle aziende sono esclusi dalla valutazione dei rischi complessiva dell’azienda in cui operano. Un vetro sporgente o situazioni di inquinamento ambientale in azienda? Il lavoratore autonomo non ha voce in capitolo”
Cosa servirebbe allora per migliorare la sicurezza dei lavoratori, invece di questa modifica Sacconi- Fucksia del Testo Unico?
“Innanzitutto una buona formazione, fatta a tappeto e a tutte le fasce di lavoratori. Dove i sindacati sono attivi nella formazione, il numero di incidenti sul lavoro viene abbattuto. Poi serve un medico competente libero e indipendente per certificare malattie e infortuni e adesso non è così . Si deve auspicare a un rispetto totale degli obblighi da parte dei datori e vedere la sicurezza come un beneficio e non solo come un costo”