L’aggressione subita a Colle Oppio dalla turista australiana giorni fa implica riflessioni generali sul livello di sicurezza della zona, regno di degrado e sporcizia ma soprattutto teatro di episodi di delinquenza e atti vandalici.
I lavori di riqualificazione della zona del valore di 400.000 euro, effettuati tra il 2015 e il 2016, non hanno garantito però la totale messa in sicurezza dell’area. A marzo l’amministrazione comunale ha deciso di chiudere i cancelli carrabili dalle 21 alle 6.30, per cercare di limitare lo spaccio e altri atti vandalici di cui il il parco è stato oggetto ( panchine distrutte, illuminazione pubblica guasta). Un primo tentativo di vigilanza era stato già previsto dall’amministrazione Rutelli e nel 2005, in seguito a un altro episodio di stupro, venne decisa la chiusura del parco durante gli orari notturni. Il nuovo provvedimento del 2016 però è servito a poco. Nel periodo intercorso da marzo a giugno si potevano nuovamente osservare i soliti vecchi problemi: rifiuti, droga nascosta tra gli alberi, bivacchi dei senzatetto e mancanza di illuminazione pubblica.
I cittadini esasperati hanno presentato una petizione popolare insieme a una lettera da parte del Municipio I al Sindaco di Roma, segnalando il persistere dei problemi dopo la riqualificazione e reclamando nuove misure più efficaci per la messa in sicurezza della zona.
Il problema sicurezza a Colle Oppio non costituisce un fenomeno isolato ma si inserisce nel contesto di un più ampio allarme sicurezza urbana che riguarda anche altre città come Milano (si pensi a Parco Lambro) o Torino (Parco Colonnetti). Colle Oppio potrebbe diventare un laboratorio da cui partire per individuare possibili linee d’azione future. In questo senso la chiusura notturna sarebbe una decisione ideale da prendere perchè difficilmente famiglie o turisti frequenterebbero il parco in piena notte. Altra misura riguarda la realizzazione di una recinzione che impedisca l’accesso in orari di chiusura e un sistema di illuminazione efficiente con lampioni funzionanti. La sola sicurezza passiva, però, non basta a risolvere tutti i problemi. Un impianto di video sorveglianza è fondamentale per accertare la presenza di soggetti nel parco all’atto della chiusura. Oppure ancora una maggior presenza di pattuglie delle forze dell’ordine. E’ inimmaginabile pensare a una vigilanza fissa, però un incremento quantitativo e “qualitativo” della presenza di pattuglie darebbe un segnale forte della presenza dello Stato. Allo stesso modo l’impiego dell’Esercito. Considerato che i militari da anni sono impiegati nell’operazione “strade sicure” e vigilanza ad obiettivi sensibili, non deve scandalizzare un utilizzo presso aree verdi inclini a degrado e delinquenza. Investimenti che nel lungo periodo potrebbero rivelarsi molto utili ed evitare le spese di riqualificazione. Nessuna misura da sola però è sufficiente a garantire condizioni di sicurezza senza un’azione congiunta e coordinata fra le istituzioni. Forse questa è la difficoltà maggiore?