La sicurezza nazionale e servizi segreti. Per sapere cosa preoccupa l’intelligence basta leggere le pagine della Relazione annuale presentata, come ogni anno, al Parlamento. Dalla situazione in Libia (non risolta) alla presenza di Isis, ancora vitale, fino al grande tema delle reti 5G e delle scalate straniere.
NORD AFRICA: 2019 ALL’INSEGNA DEL MUTAMENTO, RADICALIZZAZIONE E MINACCIA JIHADISTA
Le realtà del Nord Africa hanno conosciuto un 2019 all’insegna del mutamento, quasi a voler individuare un nuovo e più stabile equilibrio a otto anni dalle rivolte del 2011. In diversi Paesi le popolazioni sono scese nuovamente in piazza e sono andati articolandosi importanti processi di ricambio generazionale e delle élite. Hanno altresì continuato a incidere sulla normalizzazione dell’area pervasivi fenomeni di radicalizzazione e una resiliente minaccia jihadista.
LIBIA: AZIONE INTESA A TUTELARE INTERESSI E ASSETTI NAZIONALI
L’attività informativa si è prioritariamente appuntata sugli sviluppi in Libia, in un’azione a tutto tondo intesa a tutelare interessi e assetti nazionali presenti nel Paese, a supportare la nostra démarche politico-diplomatica in un’ottica di ricomposizione inclusiva della crisi, a prevenire proiezioni terroristiche, a contrastare le strategie criminali che sfruttano la spinta migratoria.
LIBIA: CRISI HA EVIDENZIATO SUSSISTERE DI ALMENO TRE DIVERSI PIANI
L’andamento della crisi ha evidenziato il sussistere di almeno tre diversi piani: quello interno, politico-ideologico, del confronto tra il polo Tripoli-Misurata e le forze di Haftar; quello, sottotraccia, di milizie, clan e tribù alla ricerca di propri spazi di manovra anche al di là delle rispettive affiliazioni; quello regionale e internazionale, rivelatosi prevalente, in cui i riflessi dello scontro intra-sunnita hanno disegnato i contorni di uno dei più classici esempi di guerra per procura dei nostri giorni.
LIBIA: GIOCO DI SPONDA TRA MOSCA E ANKARA, PROIEZIONI CINESI
E’ andato in particolare emergendo un gioco di sponda tra Mosca e Ankara che è parso funzionale a garantire ad entrambe maggior peso specifico in Nord Africa e nel Mediterraneo. Sviluppo, questo, che in punto d’analisi va messo a sistema con le vistose proiezioni cinesi in quel bacino e nell’intero continente africano.
LIBIA: INTELLIGENCE, TRE RICADUTE DELLA CRISI
In Libia restano all’attenzione dell’intelligence taluni effetti collaterali del conflitto, verosimilmente destinati a sopravvivergli: l’afflusso di importanti aliquote di mercenari stranieri; la ripresa dell’attivismo di DAESH nel Sud; il rischio dell’emergere di rotte che, attraverso l’hub sudanese, si prestano ad essere sfruttate per condurre i returnees africani dal teatro siro-iracheno verso le aree desertiche meridionali.
LIBIA: CRISI CONDIZIONA SICUREZZA QUADRANTE MAGHREBINO
Con tutto il suo portato destabilizzante, la crisi libica ha continuato a condizionare la sicurezza dell’intero quadrante maghrebino, teatro dell’attivismo di estremisti e reclutatori che si giovano delle porosità confinarie.
SAHEL: TREND FORTE DECADIMENTO CONDIZIONI SICUREZZA
Ha trovato significativa conferma il trend di forte decadimento delle condizioni di sicurezza nell’area sahelo-sahariana, segnata da problematiche strutturali e da gravi deficit di governance, all’attenzione informativa per il proliferare di gruppi terroristici, l’incremento dei traffici illeciti anche a carattere transnazionale e per il rischio di contaminazioni tra sodalizi criminali e circuiti jihadisti. Un contesto, quindi, connotato da vulnerabilità di plurima natura e in cui l’impegno dell’intelligence è stato volto prioritariamente a tutelare gli assetti italiani colà presenti per attività di formazione e sostegno (Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger-MISIN e missioni sotto egida ONU ed Unione Europea).
SAHEL: POTENZIALE EPICENTRO JIHAD GLOBALE
A fronte di molteplici iniziative di stabilizzazione le criticità si sono acuite al punto da connotare l’area quale potenziale epicentro del jihad globale. Le formazioni saheliane – in particolare quelle aderenti a DAESH e le varie sigle qaidiste raggruppate nel cartello Jamaat Nusrat al Islam wal Muslimin – JNIM – hanno potenziato le loro attività grazie ad un mix di tattiche funzionali alla loro espansione geografica e crescita operativa: sinergie che oltrepassano gli aspetti ideologici; accorto uso dei finanziamenti derivanti da interazioni con le reti dei traffici illegali, che individuano in quei territori percorsi privilegiati; capacità di inserirsi nelle tensioni etnico-sociali e di raccogliere le rivendicazioni dei settori più marginalizzati, convogliandole in nuove, eterodosse narrative di rivalsa e recupero di status.
AFRICA ORIENTALE: KENYA PRINCIPALE OBIETTIVO FORMAZIONE QAIDISTA
Il Kenya si è confermato il principale obiettivo oltreconfine della formazione qaidista, che qui si è avvalsa altresì di consolidati rapporti con le locali reti criminali ed è stata in grado di colpire obiettivi sensibili anche nella Capitale, come dimostrato dal cruento attacco al Dusit D2 Hotel (15 gennaio). Un’azione complessa di cui vanno evidenziati l’impiego di un commando interamente kenyota (incluso l’attentatore suicida) e la rivendicazione, che ha ascritto l’operazione alle direttive impartite dallo stesso al Zawahiri per rispondere alla “giudeizzazione della Palestina”: elementi che confermano le aspirazioni globaliste di Al-Shabaab tratteggiandone la presa su contesti non somali.
MO: DAESH CONSERVA PORTATA DESTABILIZZANTE
Un considerevole impegno informativo e d’analisi è stato riservato anche nel 2019 al quadrante mediorientale che ha visto interagire dinamiche di crisi complesse, in forte evoluzione e dalla traiettoria incerta. Questo in un contesto in cui il confronto tra USA e Iran ha fatto registrare nuovi apici di tensione, di potenziale impatto sulla sicurezza internazionale, e mentre DAESH, privato del territorio e, in ottobre, del suo leader al Baghdadi, ha conservato portata offensiva e destabilizzante nella sua ritrovata dimensione insorgente, mantenendo inalterata la sua ambizione a porsi quale riferimento ideologico del jihad globale.
SIRIA: DATO DI MAGGIOR SPESSORE È CONSOLIDAMENTO RUOLO RUSSIA
Il dato di maggior spessore geostrategico che emerge ad oggi dalle ceneri del conflitto siriano è il consolidamento del ruolo della Russia, che, forte della capacità di interloquire con tutti i player regionali a vario titolo coinvolti nella crisi, ha promosso con Turchia ed Iran, e in sintonia con Damasco, l’avvio dei lavori del Comitato Costituzionale siriano, chiamato a favorire, a oltre cento mesi dall’inizio della crisi, il dialogo tra regime e opposizioni.
IRAQ: IMPEGNO A SUPPORTO E TUTELA DEL CONTINGENTE NAZIONALE
Quanto all’Iraq, l’impegno del dispositivo estero dell’intelligence si è focalizzato sulla situazione di sicurezza, a supporto e tutela del Contingente nazionale, in ragione soprattutto della minaccia posta da DAESH, che nella fase post-califfale ha affidato la sua strategia offensiva a cellule insorgenti ben addestrate, attive in particolare nella parte nord-occidentale (Mosul, Salahuddin, Diyala e Kirkuk).
BALCANI: MONITORAGGIO SU ESTREMISTI, CRIMINALITÀ E CLANDESTINI
Il monitoraggio dell’intelligence in direzione dei Balcani occidentali ha riguardato soprattutto quei fenomeni suscettibili di impattare sul territorio nazionale: la presenza di circuiti estremisti, in collegamento con soggetti radicali della diaspora in Europa, Italia inclusa; l’operatività di agguerrite organizzazioni criminali con proiezioni anche nel nostro Paese; l’attivismo di elementi e gruppi che facilitano il transito di flussi migratori clandestini in direzione della UE.
BALCANI: VALENZA PECULIARE DEL FENOMENO DEL “JIHAD DI RITORNO”
Il fenomeno del “jihad di ritorno”, che fa contare nella regione diverse centinaia di returnees autoctoni, ma che annovera, verosimilmente, anche mujahedin di diversa provenienza, assume per il contesto balcanico una valenza del tutto peculiare. Va infatti ad incidere in un tessuto che presenta storiche enclave di orientamento oltranzista ed estese aree di permeabilità al messaggio jihadista, favorite dalla persistenza di condizioni di disagio socio-economico.
AFGHANISTAN: QUOTIDIANE SEGNALAZIONI DI MINACCIA RACCOLTE DA INTELLIGENCE
Le pressoché quotidiane segnalazioni di minaccia contro obiettivi di varia natura, riferibili ora alle istituzioni afghane ora alla presenza internazionale, raccolte dal dispositivo estero dell’intelligence risultano coerenti con una situazione di sicurezza che ha registrato uno degli anni peggiori dell’ultima decade, vedendo concretizzate, tra l’altro, azioni con ordigni esplosivi di particolare potenza e inedite per target, come quella compiuta il 24 novembre a Kabul, per mezzo di una mina magnetica, ai danni di un veicolo delle Nazione Unite.
CINA-RUSSIA: INTERESSE INTELLIGENCE SU PIANO GEOPOLITICO E GEOECONOMICO
Nell’ottica dell’interesse nazionale, si è guardato in particolare alle proiezioni di Cina e Russia sul piano geopolitico e geoeconomico con riguardo, per Mosca, ai profili energetici e, per Pechino, alle strategie di investimento nel quadro della Belt and Road Initiative.
RUSSIA: RITORNO SU SCENA MEDIORIENTALE E AGENDA AFRICANA
Al ritorno di Mosca sulla scena mediorientale, prodottosi a seguito dell’intervento nel conflitto siriano e successivamente consolidatosi senza incontrare apprezzabili ostacoli, si sono aggiunti i contorni di un’ambiziosa agenda africana: in forza di quest’ultima, Mosca intende combinare l’azione di influenza esercitata in misura crescente nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo con il ripristino delle sinergie in vigore in epoca sovietica con le Nazioni dell’Africa subsahariana/australe. Ciò con l’obiettivo di recuperare il ruolo pienamente all’altezza degli altri player (Stati Uniti, Cina, UE e, in misura minore, potenze ex-coloniali) che hanno in questi anni ingaggiato il continente africano.
CINA: 2019 ANNO DI SFIDE DELICATE PER GRUPPO DIRIGENTE
Anche nel caso della Cina, il 2019 ha delineato, nella lettura dell’intelligence, un quadro complessivo controverso. Il progressivo rallentamento dell’economia, le sempre più incerte prospettive demografiche, le turbolenze manifestatesi in forme diverse nella “periferia” del Paese (a partire da Hong Kong e dalla provincia dello Xinjiang), il confronto, talora aspro, con gli Stati Uniti in nome della competizione economica e della supremazia tecnologica nonché, da ultimo, l’esplosione dell’epidemia di Coronavirus si sono rivelati sfide quanto mai delicate per il gruppo dirigente.
CINA: CONTROLLO “TERRE RARE” POSSIBILE CONFRONTO TRA USA-CINA
Il tema del controllo delle cd. Terre rare (complesso di 15 elementi appartenenti alla categoria dei lantanidi – ai quali, per comunanza di caratteristiche, vengono abitualmente associati scandio e ittrio – che trovano applicazione come process/product enablers in molteplici ambiti hi-tech) si è proposto nel corso del 2019 come rinnovato, possibile paradigma di confronto tra Stati Uniti e Cina. Pechino si è affermata da oltre un ventennio in qualità di primo esportatore mondiale di Terre rare.
ARTICO: TERRENO DI CONFRONTO ECONOMICO E COMMERCIALE
L’occhio dell’intelligence ha colto nel 2019 un deciso avanzamento del processo di integrazione nel cosiddetto “spazio globale” delle Regioni Artica e Antartica, ormai percepite quali nuove frontiere dello sviluppo economico e commerciale. Si tratta di un’evoluzione favorita dal rapido scioglimento dei ghiacci polari, che interviene in un contesto nel quale il confronto strategico trova sempre più spesso manifestazione in aree periferiche del globo, attraverso la lente della competizione economica e della lotta per la gestione delle risorse.
INTELLIGENCE: PRESIDIO ECONOMIA IN SCENARIO MONDIALE FRAGILE E VOLATILE
A fronte di uno scenario geo-economico mondiale caratterizzato da fragilità e volatilità, sulle quali si innesta una competizione internazionale sempre più accesa e agguerrita, l’impegno del Comparto intelligence a presidio dell’economia nazionale è stato volto a garantire l’afflusso in sicurezza di capitali nel nostro tessuto produttivo, a supportare l’internazionalizzazione delle imprese italiane e a preservare le filiere industriali, a partire da quelle operanti nei settori di rilevanza strategica, da aerospazio, difesa e sicurezza a trasporti, infrastrutture e telecomunicazioni.
GOLDEN POWER: PIÙ INCISIVO ED EFFICACE CONTROLLO INVESTIMENTI ESTERI
Nel 2019, il Governo ha mirato a rendere più incisivo ed efficace l’esercizio del Golden Power sul controllo degli investimenti esteri, estendendone l’ambito di applicazione, tra l’altro, a quei settori che hanno acquisito crescente rilevanza in connessione con gli avanzamenti tecnologici e che risultano particolarmente esposti alla competizione globale. In questo senso, con la legge 133/2019, di conversione del decreto legge 105/2019 (recante “disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica e di disciplina dei poteri speciali nei settori di rilevanza strategica”) si è voluto assicurare immediata tutela ad ambiti quali l’intelligenza artificiale, la robotica, le biotecnologie e i media, in sintonia con le previsioni del Regolamento (UE) 2019/452.
2019: PRIORITARIA ATTENZIONE INTELLIGENCE SU MANOVRE DI ACQUISIZIONE IMPRESE
Alla prioritaria attenzione intelligence sono state quelle manovre di acquisizione di imprese nazionali in vario modo suscettibili di determinare una perdita di know how e di competitività con riflessi sulle capacità produttive e sulle prospettive occupazionali. La ricerca informativa è stata orientata soprattutto ad approfondire natura e matrice degli investitori esteri, tenuto conto che, quanto più azionariato e governance risultano riferibili ad entità pubbliche e/o opache, tanto più elevato è il rischio che i deal si prefiggano anche finalità “altre”, pure di ordine non convenzionale.
2019: ATTIVITA’ INTELLIGENCE INDIRIZZATA VERSO FENOMENI DI CONCORRENZA SLEALE
L’attività info-operativa è stata anche indirizzata verso i fenomeni di concorrenza sleale in danno delle nostre imprese: dumping, acquisizione indebita di informazioni sensibili aziendali e know how, azioni di influenza e campagne disinformative/denigratorie hanno rappresentato, anche nel 2019, strumenti di alterazione delle ordinarie dinamiche di mercato.
2019: LANCIO INIZIATIVA ASSET PER RAFFORZARE RAPPORTO CON IMPRESE
Nell’ottica della promozione e diffusione della cultura della sicurezza si è avvertita l’esigenza di strutturare, rafforzare ed estendere il rapporto degli Organismi informativi con il mondo imprenditoriale, guardando non solo agli operatori strategici, ma anche alle piccole e medie imprese, ossatura del nostro tessuto produttivo, più vulnerabili alle iniziative di ingerenza e spionaggio da parte di attori ostili. È quindi maturata l’idea di dar vita ad “ASSET”, una “missione itinerante” dei Vertici e di specialisti del DIS in diverse realtà del territorio nazionale, per far conoscere mandato e prospettiva del Comparto informativo, sensibilizzare gli operatori economici sulle tipologie della minaccia e fornire indicazioni sulle possibili contromisure.
2019: ATTENZIONE INTELLIGENCE SU SEGMENTO TELECOMUNICAZIONI
Ha catalizzato l’attenzione dell’intelligence il segmento delle telecomunicazioni, con riferimento tanto alle prospettive connesse alla tecnologia 5G, quanto all’integrità e allo sviluppo dell’attuale sistema infrastrutturale, connettore indispensabile in un ambiente sempre più digitalizzato.
2019: ATTIVITA’ INTELLIGENCE ANCHE SU SETTORE TRASPORTI E LOGISTICA
L’attività intelligence ha interessato inoltre: il settore trasporti e logistica, specie per quel che concerne i porti anche in relazione agli accordi in fieri con Pechino nell’ambito della Belt and Road Initiative; l’automotive, in ragione della necessità di preservare il ruolo di traino economico e di volano della ricerca applicata ricoperto dalle pregiate filiere nazionali della componentistica; il manifatturiero, espressivo delle eccellenze del Made in Italy, il farmaceutico e il biomedicale, fiori all’occhiello nel campo Ricerca & Sviluppo.
CONTINUATIVO E MIRATO IMPEGNO A TUTELA SISTEMA ENERGETICO NAZIONALE
Continuativo e mirato è stato pure l’impegno degli Organismi informativi a tutela del sistema energetico nazionale, che, avviato sul sentiero della transizione verde, prospetta nuove sfide sul piano della sicurezza, di breve e di lungo periodo. Tenendo conto di entrambi gli orizzonti temporali, il monitoraggio dell’intelligence ha riguardato in particolare le dinamiche del settore privato, lo sviluppo tecnologico e l’evoluzione delle politiche energetico-ambientali a livello internazionale nonché la stabilità dei nostri approvvigionamenti.
MAFIE: EVOLUZIONE TECNOLOGICA FRONTIERA DELLA MINACCIA
La produzione informativa sulla criminalità organizzata pone in luce l’attitudine dei sodalizi ad adeguare ed affinare i propri strumenti operativi soprattutto per quel che attiene alla movimentazione e al reimpiego di denaro di provenienza delittuosa. Una versatilità illecita volta ad eludere i presidi antiriclaggio ed antievasione, ma che guarda con crescente interesse anche alle nuove tecnologie digitali e agli strumenti di tecno-finanza, a partire dalle cripto-valute. In questo senso, gli inediti ambiti di agibilità offerti, di fatto, alle mafie dall’evoluzione tecnologica rappresentano senza dubbio la vera frontiera della minaccia, come peraltro testimoniato dalle specifiche iniziative normative assunte, nel corso del 2019, sul piano sia internazionale che nazionale.
NARCOTRAFFICO: SOSTENUTO ATTIVISMO, SODALIZI NIGERIANI
L’attenzione dell’intelligence è rimasta elevata per ciò che concerne i sodalizi nigeriani cd. cultisti, che, seppure duramente colpiti sul piano investigativo e giudiziario, hanno continuato ad evidenziare un sostenuto attivismo specie nel narcotraffico e nello sfruttamento della prostituzione. Le evidenze informative hanno riguardato, tra l’altro, le modalità di trasferimento in madrepatria degli ingenti introiti – incluse le somme di denaro drenate all’interno della comunità di connazionali – che confluiscono nelle casse delle consorterie maggiormente rappresentative.
TERRORISMO: RACCORDO PERMANENTE INTELLIGENCE CON FORZE POLIZIA
Prioritario per l’intelligence si è confermato, anche nel 2019, il contrasto alla minaccia terroristica di matrice jihadista. Si è trattato di un impegno a 360 gradi, in Italia e all’estero, tradottosi in articolate manovre informative nel monitoraggio delle evoluzioni del fenomeno e delle dinamiche interne alle principali formazioni, nell’analisi della propaganda ed in molteplici, complesse attività di approfondimento e riscontro. Tutto questo in raccordo permanente con le Forze di polizia – attraverso il Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo e uno scambio informativo assiduo e circolare – nonché con la Farnesina e lo Stato Maggiore della Difesa.
DAESH: ATTORE GLOBALE SOPRAVVIVE A PERDITA TERRITORIO E LEADER FONDATORE
Se il collasso territoriale di DAESH, con la cattura di migliaia di jihadisti in Siria e Iraq, ha costituito un passaggio fondamentale nella lotta al terrorismo, la portata eversiva della formazione resta elevata e, come già accaduto per al Qaida, destinata a sopravvivere alla morte del suo leader fondatore. Tutt’altro che sconfitta come entità territoriale e nella sua dimensione ideologica, l’organizzazione ha mantenuto postura e orizzonti dell’attore globale, confermandosi riferimento ideologico per simpatizzanti e sostenitori su scala mondiale; ha avviato una ridefinizione dei residui assetti organizzativi e di comando, anche per recuperare capacità di proiezione esterna; si è mostrata particolarmente vitale nelle aree di origine; ha rafforzato la propria presenza in quadranti africani ed asiatici, con una marcata e preoccupante concentrazione nel Sahel, stabilendo relazioni ora di competizione ora di cooperazione tattica con sigle del qaidismo storico.
DAESH: HA ISTIGATO ALL’AZIONE, ANCHE CONSIGLI PRATICI PER ATTACCHI
Daesh ha continuato, direttamente o attraverso i suoi mujahedin virtuali, ad ispirare e istigare all’azione i suoi adepti, tentando pure di agire da “connettore” tra singoli soggetti e dispensando consigli pratici per realizzare attacchi contro i “crociati”.
DAESH: CONSOLIDATO STRUTTURE CLANDESTINE E PORTATO A SEGNO AZIONI ASIMMETRICHE
DAESH si è mostrato particolarmente vitale nei territori di origine, ove ha consolidato le proprie strutture clandestine e portato a segno numerose azioni di natura asimmetrica. La tattica stessa dell’insorgenza sembra essere stata elevata a sistema con dedicate campagne mediatico/operative, a partire da quelle varate con il video messaggio di Abu Bakr al Baghdadi del 29 aprile, nel quale si invitavano i seguaci a condurre una “guerra di logoramento” nel Levante e in Africa, specie in Libia, Mali e Burkina Faso.
DAESH: IN PIÙ AREE CONFRONTO CON AL QAIDA
La proiezione di DAESH oltre la “culla” siro-irachena ha portato in più aree al confronto con al Qaida, finendo in ogni caso per incidere sulle già instabili condizioni di sicurezza. È il caso della Somalia ove, nonostante la presenza di un attore qaidista forte, al Shabaab-AS, l’attivismo della pur ridotta branca locale di DAESH ha determinato un ulteriore deterioramento della sicurezza del Paese. In tale quadrante, infatti, i rapporti fra le due organizzazioni sono stati competitivi, caratterizzandosi per un crescente numero di scontri armati e per vere e proprie campagne di al-Shabaab contro DAESH.
DAESH: FOCUS SU FOREIGN FIGHTERS IN CAMPI IRAQ E SIRIA
Tra i dossier securitari legati alla fase post-califfale si è confermato centrale, per complessità e potenziali implicazioni, quello dei combattenti di DAESH e delle loro famiglie presenti in strutture e campi di detenzione in Iraq e Siria. La difficoltà di pervenire ad una puntuale quantificazione e identificazione di tali soggetti, il rischio di fughe, i problemi connessi al rimpatrio, alla gestione e al reintegro di interi nuclei familiari già intranei al progetto di al Baghdadi hanno rappresentato, seppure in presenza di diversi numeri, sensibilità e legislazioni, un prioritario ambito di impegno per le intelligence a livello internazionale ed oggetto di assiduo scambio informativo e di analisi.
DAESH: DONNE E MINORI, URGENTE “DISINTOSSICAZIONE”
La presenza, accanto a donne “irriducibili”, di molti minori allevati nel segno del jihad e della violenza segnala la necessità e l’urgenza di percorsi di “disintossicazione” tesi a scongiurare un “passaggio di testimone” alle nuove generazioni.
JIHAD IN EUROPA: MINACCIA PREVALENTEMENTE ENDOGENA
Le azioni di stampo jihadista realizzate in Europa nel 2019 confermano l’insidiosità di una minaccia che resta prevalentemente endogena e che ha visto, in linea di continuità con gli ultimi anni, l’attivazione di lone wolf, il ricorso a mezzi facilmente reperibili e pianificazioni poco sofisticate. Per tutte, DAESH ha continuato a rappresentare il principale ispiratore, attraverso gli appelli al jihad reiterati dalle “case madri” mediatiche o lanciati e ripostati dai sostenitori sparsi nel mondo, il cui ruolo è parso tanto più rilevante quanto più è andato ridimensionandosi l’apparato propagandistico ufficiale.
TERRORISMO: ATTENTATORI ETEROGENEI
L’eterogeneità del profilo degli attentatori è valsa a ribadire l’ampiezza del novero dei soggetti a rischio: individui con trascorsi criminali o con pregressi contatti con locali circuiti radicali; sostenitori attivi di organizzazioni terroristiche; internauti dediti al consumo e alla diffusione di manuali per la realizzazione di attentati fai da te.
TERRORISMO: JIHAD DIGITALE CENTRALE, PRESA SU VASTO UDITORIO
Centrale il ruolo del jihad digitale che, nell’offrire agli aderenti una sorta di “cittadinanza” di un Califfato ancora in vita nella sua dimensione virtuale, consente all’organizzazione terroristica di mantenere presa su un vasto uditorio, promuovere contatti telematici tra propri affiliati e soggetti permeabili al messaggio radicale, minori inclusi, incoraggiare da remoto processi di radicalizzazione e la maturazione di determinazioni offensive.
TERRORISMO: MINACCIA COMPOSITA SU TERRITORIO NAZIONALE
Sul territorio nazionale l’intelligence ha dovuto misurarsi con una minaccia composita, poiché riferibile a processi di radicalizzazione individuali, attivismo di soggetti attestati su posizioni estremiste, proselitismo, propositi ritorsivi da parte di DAESH, pervasiva propaganda istigatoria.
RADICALIZZAZIONE: RAFFORZATE CAPACITÀ DI “LETTURA” E DI PREVENZIONE
Rispetto al fenomeno della radicalizzazione si è risposto con un “presidio avanzato”, volto a rafforzare le capacità di “lettura” e di prevenzione dell’estremismo islamista attraverso lo sviluppo di sempre maggiori sinergie, oltre che con le Forze di polizia, con attori pubblici e privati operanti a livello territoriale.
COSTANTE IMPEGNO SU RISCHIO RIPIEGAMENTO IN ITALIA DI COMBATTENTI IN FUGA DA TEATRI DI JIHAD
Costante impegno informativo è stato riservato al rischio di un ripiegamento in Italia di combattenti in fuga da teatri di jihad (e di loro congiunti) e, più in generale, al possibile ingresso/transito nel nostro Paese di stranieri a vario titolo connessi ad attori terroristici.
RADICALIZZAZIONE: CARCERI CONTINUANO A RAPPRESENTARE REALTÀ SENSIBILE
Come per il resto d’Europa, l’ambiente carcerario continua a rappresentare, anche in Italia, una realtà sensibile sotto il profilo della radicalizzazione islamista, che agisce, a sua volta, da moltiplicatore di tensioni e pulsioni violente, nei confronti tanto dei detenuti di fede non islamica o non aderenti alla causa jihadista, quanto degli agenti penitenziari e del sistema carcerario. Aggressioni, disordini e manifestazioni di giubilo in occasione di attentati compiuti in Europa hanno fatto emergere la pericolosità di alcuni stranieri, detenuti per reati comuni e radicalizzatisi dietro le sbarre, per i quali è stato conseguentemente adottato provvedimento di espulsione.
TERRORISMO: STRUMENTI DIGITALI E TECNOFINANZA PER FINANZIAMENTO
Il sistema finanziario internazionale è chiamato a fronteggiare nuovi ambiti di vulnerabilità connessi al possibile utilizzo di strumenti digitali e di tecnofinanza anche per operazioni di finanziamento del terrorismo, sebbene la loro diffusione non sembri aver assunto, ad oggi, dimensioni, frequenza e modalità paragonabili a quelli fatti registrare dalla criminalità organizzata. Allo stato, infatti, le attività informative dedicate allo specifico fenomeno non hanno fatto emergere un sistematico impiego delle valute virtuali per le operazioni di raccolta fondi né da parte di DAESH né ad opera delle compagini qaidiste.