In relazione al momento storico che stiamo attraversando, accompagnato dagli sconvolgimenti geopolitici in atto non solo in Europa, per il progressivo rafforzamento delle alleanze militari in contrasto con i dissapori interni all’UE, ma anche e soprattutto in Eurasia, è fondamentale potenziare e finalizzare la ricerca, l’acquisizione e l’elaborazione di notizie da utilizzare allo scopo di prevenire eventuali sviluppi negativi delle situazioni nei vari settori considerati.
Allo scopo di rendere più snella e razionale la ricerca, abbiamo cercato di sintetizzare le aree di rischio sia a livello nazionale che continentale.
Un panorama fosco da approfondire
-L’estremismo islamico e lo snodo italiano-
Il Continente europeo, in generale, e l’Italia, in particolare, sono infestati da presenze “oscure” che svolgono attività di snodo logistico a favore dei vari gruppi islamisti e, ultimamente, anche degli apparati di intelligence dell’Est europeo, la cui attività è in forte ripresa dopo una sorta di “pausa amichevole” a seguito della caduta del Muro di Berlino.
Le suddette attività ripercorrono itinerari operativi già sperimentati in un passato neanche troppo lontano, dall’individuazione di obiettivi, alle attività di reclutamento, agli accordi con la criminalità locale e organizzata, al reperimento di basi e all’occultamento di materiali.
Ciò riguarda sia i gruppi terroristici islamisti sia quelli legati a movimenti politici italiani sia anche a entità straniere.
In relazione alle attività logistiche dei gruppi eversivi, particolare attenzione nel reperimento di informazioni è stata rivolta alla fornitura di documentazione falsificata da utilizzare per la libera circolazione in Europa nei Paesi Schengen, ma in alcuni casi utile anche per il rilascio di passaporti validi per l’espatrio.
Le risorse da utilizzare per pagare la documentazione provengono per lo più dall’agevolazione del traffico di stupefacenti nelle aree della Campania e della Calabria dove operano entità mafiose legate alla Camorra e alla N’drangheta. In particolare, sono sotto osservazione il porto di Gioia Tauro in Calabria per l’arrivo di carichi dal Sud America e dall’Asia e la zona di Napoli e Caserta per la produzione di documenti falsi.
A seguito di questo interscambio tra gruppi eversivi e mafiosi, i centri di comando delle entità terroristiche stabiliscono lo smistamento dei vari “agenti operativi”, diretti quasi sempre verso il Belgio, la Germania, l’Olanda e la Francia, mentre il centro e il nord Italia si prestano a un ruolo operativo ottimale come centri di collegamento tra le cellule già formatesi all’estero e quelle “generatrici” del Medio Oriente e del Maghreb.
Ma nel quadro delineato è necessario inserire una sorta di “new entry”, quella della Puglia, una regione che ha ricevuto, in passato, ben poca attenzione, ma che è emersa alla ribalta dopo la scoperta di numerose entità filo-jihadiste che hanno mantenuto un “low profile” in attesa della loro destinazione o assegnazione in altre aree. L’origine di queste cellule era balcanica o turco-siriana, fino all’inquietante presenza di combattenti ceceni.
Tutto questo losco panorama ha trovato terreno fertile tra le numerose comunità di immigrati, soprattutto magrebini, che hanno accettato per lo più di buon grado di accogliere i “fratelli in fuga”, contribuendo a istruirli su come eludere i controlli di polizia mimetizzandosi tra il gran numero di clandestini senza identità già radicati sul territorio italiano. Un fenomeno già verificato da circa 20 anni nelle banlieue francesi, rivelatesi un terreno assai fertile per una nuova generazione di jihadisti pseudo-europei e non certo come degli hub per l’integrazione.
-L’estremismo in crescita con rischio rinascita dell’eversione interna-
Un preoccupante valore aggiunto ai rischi associati a queste presenze è dato dal processo di saldatura in atto tra fazioni dell’estrema sinistra politica italiana in cerca di consensi dopo la cocente sconfitta elettorale.
I vecchi attori appartenenti alle Brigate Rosse, a Prima Linea, così come quelli dell’anarchismo insurrezionale, stanno cercando nuova linfa fomentando la creazione di gruppi di opposizione da utilizzare nell’ambito delle proteste studentesche e sindacali, già previste, che si svolgeranno in autunno e che potrebbero sfociare in violenze di piazza. Un copione già utilizzato durante la triste stagione che in Italia è stata ricordata come gli “anni di piombo”.
Gli elementi coinvolti negli anni ’70 negli attentati più efferati compiuti in Italia, sono infatti ancora operativi, senza aver mostrato alcuna remora o pentimento delle loro azioni sebbene l’età e le esperienze carcerarie pesino su di loro.
Alcuni frequentano sporadicamente i “centri sociali” della sinistra extraparlamentare, dove vengono osannati per la loro storia, mentre altri si fanno notare durante le riunioni filopalestinesi che si tengono in alcuni locali arabi dopo l’orario di chiusura e in compagnia, talvolta, di qualche politico accomunato per l’ideologia quantomeno anti-sionista.
Una fazione che merita di essere trattata è anche quella del terrorismo palestinese di orientamento marxista-leninista e social-rivoluzionario, che in Italia ha trovato libero sfogo negli anni ’70 anche e soprattutto grazie al cosiddetto “Lodo Moro”.
Anche in questo caso alcuni soggetti “storici” legati alle fazioni terroristiche mediorientali, sono infatti tuttora in Italia liberi di agire e di proseguire nell’opera di proselitismo soprattutto tra i più giovani. Ma anche di operare in favore della “causa palestinese” con il reperimento di fondi da inviare alle organizzazioni “madri”, ben consci che il loro oramai consolidato “background tutto italiano” serva alla causa per il reperimento, anche e soprattutto illecito, dei proventi.
Nel centro della Capitale esiste, peraltro, un vasto traffico di attività illecite che lega alcuni cittadini mediorientali alla N’drangheta calabrese. Si tratta essenzialmente dell’acquisto e della gestione di locali di alto livello per il riciclaggio del denaro proveniente dai vari traffici dell’associazione mafiosa.
Questa attività, negli anni, ha coinvolto anche altri quartieri di Roma dove la presenza di immigrati maghrebini e mediorientali è più massiccia. Tutti, indistintamente, risultano politicamente schierati con la “causa palestinese” e non rinunciano a partecipare a manifestazioni pubbliche anche nel Nord Italia, soprattutto a Milano, Brescia e Genova.
Anche questo contribuisce alla continua raccolta di fondi da destinare principalmente a Gaza da dove vengono poi indirizzati a Ramallah nel caso di aderenti ad Hamas o a Beirut ed Hezbollah negli altri casi.
Continua anche la campagna di boicottaggio (BDS) dei prodotti a marchio israeliano. Questa iniziativa è sostenuta dagli arabi palestinesi residenti in Italia, dalle ONG di sinistra e dai partiti che si riconoscono nel socialismo rivoluzionario presenti nel Parlamento italiano.
In realtà è, comunque, una campagna simbolica, poiché, al di là di sporadiche presenze in piazza di alcune decine di aderenti al movimento, la “campagna” discriminatoria non ha sortito effetto alcuno.
-L’Iran e la Russia, un legame divenuto alleanza-
In Italia, oltre agli elementi già rappresentati, non è da sottovalutare anche l’adesione alla causa iraniana e al gruppo terroristico Hezbollah da parte di individui legati a gruppi neonazisti e di estrema sinistra, quasi sempre convertiti allo sciismo. Questi agiscono in piena comunione di intenti con i servizi segreti e le rappresentanze diplomatiche iraniane in Italia.
Per quanto riguarda le operazioni condotte dal servizio segreto russo FSB ( Federal’naja služba bezopasnosti ), si ha notizia di agenti del Gruppo Wagner (società privata WG) che opererebbero in Italia e in Europa con gli stessi ruoli ricoperti ai tempi della “guerra fredda” dagli agenti del KGB di quell’epoca.
Al Gruppo Wagner continuano ad aderire numerosi elementi italiani provenienti dalle più diverse estrazioni pur senza un comune denominatore che non sia quello di un diffuso sentimento anti-occidentale o anti-sionista.
E’ ormai noto che l’orientamento del gruppo Wagner, per il quale ci rifacciamo a precedente pubblicazione, sia ormai quello di un ritorno all’URSS, recuperando lentamente tutti i territori persi con la progressiva frammentazione degli anni Ottanta e come recentemente percepito dalle dichiarazioni al limite del delirante del presidente Vladimir Putin.
Ma anche il nostro Paese gioca un suo seppur piccolo ruolo nella volontà espansionistica di Mosca.
In proposito, l’asse Iran-Russia, connesso soprattutto alla creazione di una fornitura di droni da parte di Teheran, ha visto in un recente passato la commistione tra politica e Medio Oriente di alcuni soggetti italiani.
Teheran, infatti, ha sempre rappresentato una realtà molto redditizia per gli imprenditori, fin dai tempi dai tempi dello Scià.
Con l’avvento della Repubblica islamica e il conseguente embargo, le attività ufficiali hanno ovviamente subito un drastico calo, ma il business “in nero” è aumentato vertiginosamente.
Le aziende che, nel periodo precedente all’imposizione dell’embargo, avevano la loro sede nella capitale iraniana, hanno iniziato a offuscare la loro presenza in terra persiana trasferendo, con frettolosi atti notarili, la loro sede in località fittizie di Roma o del Nord Italia, pur rimanendo in stretto contatto con i corrispondenti degli organi di Stato a Teheran.
Nel corso degli ultimi anni sono state numerose le indagini degli organi investigativi che hanno coinvolto esponenti dell’imprenditoria nazionale, soprattutto legati a aziende aerospaziali o di consulenza per l’import-export, in piena attività nonostante il regime sanzionatorio imposto al regime di Teheran.
Quasi tutte si sono concluse con archiviazioni, forse troppo rapide, ma hanno comunque portato allo scoperto una realtà illecita, imbarazzante e pericolosa per gli equilibri geopolitici dell’area.
Dal panorama generale fornito, si evince che il nuovo esecutivo italiano si vedrà impegnato su più fronti tutti, indistintamente, irti di ostacoli. Per ogni punto indicato, infatti, sussistono situazioni di non facile approccio e di complicata gestione investigativa.
Tuttavia nomi, sigle e situazioni non rappresentano certo una novità, almeno per gli addetti ai lavori. Piuttosto i loro ruoli intercambiabili e l’innata capacità di mimetismo possono rappresentare una difficoltà di re-individuazione assai complicata.