“Controllare il partner, violare la sua privacy è un campanello d’allarme che qualcosa non va nella coppia”. Lo dice a Ofcs Report il dottore Marco Rossi, psichiatra e sessuologo, in merito a un ultimo studio condotto dalla Federazione Italiana di sessuologia secondo cui il 60% delle persone non ha problemi se il partner gli controlla il telefonino. Nonostante questi numeri, non sono pochi i casi di violenza estrema dovuti spesso all’eccessiva gelosia finiti tra le pagine di cronaca.
Secondo i dati Istat del 2014, infatti, il 13,6% delle donne ha subito o subisce violenza sessuale e fisica dall’attuale partner o ex. Nell’epoca digitale, dove tutto è racchiuso nei propri cellulari, tablet e pc, sembrerebbe verosimile che molti dei motivi di litigio portano a violenza, siano provocati da un continuo controllo della privacy dell’altro.
Dottor Rossi, secondo un ultimo studio “Intimità e sessualità”, condotta dalla Federazione italiana di sessuologia scientifica, il 60% delle persone non ha problemi se il partner controlla il telefonino. Nonostante questo sono molti i casi di cronaca che ci raccontano di donne uccise dai mariti e fidanzati troppo gelosi, o viceversa. Lei cosa pensa in merito alla privacy all’interno di una coppia?
“Partiamo dal presupposto che la privacy è fondamentale all’interno di una coppia. Trovo che sia sbagliatissimo controllare il telefono o i social del partner. Qualunque tipo di relazione deve basarsi sulla fiducia e dal momento che si va a controllare qualcosa viene a mancare automaticamente la fiducia e quindi il rapporto si incrina. Prima di tutto bisogna capire perché lo si fa. Chiedersi il rapporto come va e capire le motivazioni di tale gesto. Proprio perché l’amore si deve basare sulla fiducia, il controllo è una violazione di una privacy e di una segretezza che è invece parte del gioco seduttivo. All’interno della coppia una persona deve avere una propria indipendenza, una vita che deve gestire al di fuori di una coppia. Il volere una copia totalmente trasparente dell’altro rende poi poco interessante un rapporto”.
Esistono nei rapporti sessuali dei campanelli d’allarme per riconoscere atteggiamenti violenti che covano dentro qualcosa di pericoloso per la sicurezza del partner?
“Sì, per esempio un’eccesso di violenza verbale, un costante atteggiamento svalutativo e molto forte verso l’altro. Dall’atto verbale poi si può sfociare agli atti di violenza come uno schiaffo, un pizzicotto, il tenere per le braccia, per i polsi, le minacce, tutti gesti che non vanno sottovalutati. Per quanto riguarda gli uomini vittime delle donne c’è da dire che la donna, per istinto, se usa violenza lo fa in maniera segreta. Le donne usano violenze nascoste o manifestazioni esagerate di gelosie. Spesso con ricatti. Ma difficilmente, tranne casi limite, hanno manifestazioni di violenza fisica. Le persone che fanno una violenza, sono spesso le stesse che non hanno un controllo delle proprie azioni. Hanno un’idea di possesso, di potere sull’altro. E’ sbagliato credere che il partner sia una propria proprietà. Chi uccide l’altro non riesce ad accettare che questo si allontani e che abbia altre storie. Chi usa la violenza non ha nessun freno inibitorio. A questo proposito voglio sottolineare che a mancare è un’idea educativa. Da subito bisogna imparare che chi sta con noi in un rapporto amoroso non lo deve fare per obbligo ma per scelta”.
Crede che il controllo ossessivo dei social, dei messaggi, delle mail e delle chiamate del partner abbiano a che fare con una seguente violenza fisica?
“Può essere un campanello di allarme che qualcosa non va nella coppia. La questione della violenza è qualche gradino oltre”.
Il sesso che ruolo ha nell’equilibrio di una coppia?
“Quando parliamo di coppie dove c’è violenza parliamo di rapporti dove il sesso non è giocoso, non è divertente. Sono coppie che vivono il sesso come cosa obbligata volendo di continuo dare dimostrazione di potere sull’altro”.
Le vittime, uomini o donne, hanno dai 14 ai 70 anni. L’ultimo caso di cronaca ci parla della giovane Noemi di solo 16 anni. In che modo un amore adolescenziale può creare disturbi così gravi da portare a commettere un omicidio?
“Prima di tutto c’è una questione culturale. I ragazzi hanno acquisito modelli da parte di qualcuno, che possono essere genitori, compagni o gruppi sociali. Bisogna dire che in italia esiste ancora una forte connotazione di cultura maschilista. E quindi, persone che hanno avuto questo tipo di educazione, questi esempi di violenza, sono persone che vivono le relazioni con altri volendo cercare una continua affermazione violenta di se stessi, e con gli adolescenti questo è più facile che avvenga”.
Lei cosa consiglia alle persone preoccupate da alcuni atteggiamenti del partner (seppur non ancora ben definiti) per riconoscere atteggiamenti che vanno oltre la normale gelosia?
“Consiglio di parlarne con le persone vicine e metterle al corrente. Bisogna stare allerta e non appena il partner o la partner va oltre e diventa violenza in qualche modo, allontanarsene velocemente e non tornare più indietro. A tal proposito è giusto chiarire che i sistemi di protezione funzionano. I tristi casi di cronaca che sentiamo dove ci sono state molte denunce che non sono servite a nulla, sono purtroppo dei fatti che non possono condizionare un intero sistema”.