La pandemia non ha fermato l’immigrazione clandestina. Tranne un brevissimo rallentamento nella primavera del 2020, dipeso in prevalenza dalle condizioni del mare e non dalla paura di contrarre il virus, gli sbarchi sulle nostre coste e gli accessi dalla rotta Balcanica, restano un problema per la sicurezza. A lanciare l’allarme è la Relazione annuale dei servizi segreti presentata al Parlamento.
Grazie a organizzazioni criminali che gestiscono i flussi da paesi come la Tunisia o la Libia e che trovano in Italia “sodali attivi in territorio nazionale”, i flussi che arrivano dal Mediterraneo hanno interessato prevalentemente la nostra nazione usando mezzi come barchini, gommoni e barche a vela. Anche l’uso dei social, soprattutto tra i più giovani reclutati come manovalanza per organizzare i viaggi, è uno degli strumenti più usati anche per divulgare false informazioni sull’ottenimento facile di permessi di soggiorno o sanatorie.
L’intelligence ha presentato il quadro dell’anno appena trascorso pesantemente destabilizzato, a livello mondiale, dalla diffusione del covid-19. Ma questo non ha influito, se non a tratti e in modo parziale, su alcuni fenomeni. Tra questi, appunto, l’immigrazione clandestina.
“L’emergenza pandemica ha parzialmente influito sull’andamento del fenomeno migratorio irregolare in direzione dell’Europa e dell’Italia – scrivono i servizi segreti nella Relazione – A gennaio/febbraio, il trend degli arrivi via mare sul territorio nazionale era incrementale rispetto al medesimo periodo del 2019. I flussi hanno poi subìto una sensibile contrazione nei mesi primaverili per riprendere vigore già a partire da maggio”.
Due i problemi, tra gli altri, che in questo anno di pandemia ha portato con sé l’immigrazione clandestina verso il nostro Paese: da un lato il rischio sanitario e dall’altro quello, onnipresente, del pericolo di infiltrazioni terroristiche.
“Gli arrivi parcellizzati attraverso la frontiera terrestre – spiega l’intelligence – così come gli sbarchi fantasma dal Nordafrica o dalle sponde turco-elleniche, restano, sul piano della sicurezza, le modalità d’ingresso più critiche, rispetto alle quali i rischi sanitari connessi alla possibile dispersione sul territorio nazionale di soggetti positivi al virus sono andati ad aggiungersi al pericolo di infiltrazioni terroristiche”.
Dalla Tunisia parte il flusso dell’immigrazione clandestina
La Tunisia, e in particolare nell’area di Sfax, si conferma uno dei punti nevralgici di partenza di gommoni barche e barchini diretti in Italia. Nel paese nordafricano, esiste una vera e propria “logistica del traffico e il relativo indotto illecito – che da tempo registrano l’ingaggio di pescatori locali in qualità di scafisti, operanti in connessione con facilitatori, mediatori e proprietari di safe house – hanno rappresentato fattore di attrazione, ambito di impiego e fonte di sostentamento per giovani tunisini, sempre più impiegati nella fase “promozionale” dei viaggi, grazie anche alla loro dimestichezza con l’utilizzo dei social media”.
E spesso le sinergie tra trafficanti libici e tunisini, hanno alimentato la direttrice “che vede il trasferimento di migranti dalla Libia, via terra, verso le località marittime della Tunisia ed il successivo imbarco in direzione delle nostre coste”.
Perché le reti criminali che in Libia gestiscono il traffico di esseri umani e la conseguente immigrazione clandestina, secondo i servizi segreti italiani, “si sono confermate tra le più flessibili e capaci di adattarsi alle circostanze contingenti. Negli ultimi mesi del 2019 si era assistito ad arrivi da quel Paese con l’impiego di navi “madri”, mentre nell’anno appena trascorso le consorterie criminali sono tornate ad utilizzare soprattutto natanti più piccoli, da affidare a migranti opportunamente “indottrinati” sulle rotte da seguire”.
La ricerca dell’intelligence, inoltre, ha fatto emergere “un uso sempre più frequente dei social network da parte dei trafficanti libici per la promozione delle traversate, anche con la diffusione di notizie false, quale la possibilità di ottenere facilmente permessi di soggiorno e sanatorie”.
In linea generale, le località della fascia costiera ad ovest di Tripoli (Zawiya, Sabrata e Zuwara sino a quelle a ridosso del confine tunisino) sono rimaste le principali aree di imbarco.
Altra linea monitorata dai servizi segreti è quella che alimenta la rotta del Mediterraneo orientale e che, via mare, “muovono dalla Turchia in direzione della Grecia e dell’Italia”. Qui è stato registrato “il perdurante protagonismo di gruppi criminali operanti in stretto collegamento con sodali attivi in territorio nazionale”. L’attività informativa ha confermato “l’utilizzo di barche a vela, condotte da skipper russofoni, per effettuare la traversata dalle coste turche a quelle italiane con approdi in elusione dei controlli. Un inedito modus operandi consisterebbe, secondo le evidenze raccolte, nel dichiarare, all’atto della partenza dai porti anatolici, una falsa destinazione, segnatamente i Paesi africani in regime di facilitazione o esenzione visti, per poi dirigersi alla volta delle coste greche o italiane”.
Ma l’immigrazione clandestina al centro dell’attenzione dell’intelligence è anche quella che si muove per via terrestre lungo la rotta Balcanica. La Bosnia Erzegovina si è confermata hub dei flussi che raggiungono l’Italia, in prossimità di Trieste, attraverso la Slovenia. “Particolarmente sensibile – sottolineano i servizi segreti – la situazione dei campi di accoglienza presenti in territorio bosniaco, a rischio per quel che attiene alla diffusione dei contagi da Covid-19, oltre che potenziali catalizzatori di attività criminali e proselitismo estremista”.
Nelle informative degli 007 è stato evidenziato anche il dato che riguarda la “proliferazione nella regione di realtà delinquenziali eterogenee e parcellizzate, composte da micro-gruppi e singoli passeur, maggiormente competitive nell’offrire, rispetto a quelle operanti lungo la rotta del Mediterraneo, opzioni diverse in base alle differenti capacità economiche dei migranti. In questo contesto, ha trovato conferma la primazia dei gruppi criminali pakistani, afghani e siriani, unitamente alla presenza di loro referenti in varie città italiane per facilitare gli spostamenti dei migranti nelle ulteriori tappe del viaggio”. Come già emerso nel 2019, questa direttrice – prevalentemente impiegata da migranti asiatici – ha visto il transito anche di irregolari maghrebini, “che trovano nella rotta balcanica terrestre una via alternativa (e più sicura rispetto a quella del Mediterraneo centrale) per raggiungere il territorio della UE”.
**Foto in evidenza profilo Twitter Sea Watch