Il caso Seawatch3 non smette di creare polemiche e divisioni. In particolare, in merito a quanto accaduto nella notte scorsa al porto di Lampedusa dove la nave della Ong, forzando il blocco posto dalla Guardia di Finanza, ha rischiato di schiacciare contro il molo la motovedetta appunto dei finanzieri.
Sulla vicenda è intervenuto il Sinafi, Sindacato nazionale finanziari, che tramite il segretario generale, Eliseo Taverna, ha fatto sapere: “Seppur comprendiamo le ragioni umanitarie anteposte, non possono essere assolutamente accettate violazioni di leggi ed azioni violente che mettano a repentaglio l’incolumità del personale della Guardia di Finanza e degli operatori di Polizia e del Soccorso”.
“La problematica dei fenomeni migratori verso il nostro Paese – aggiunge – è senz’altro una tematica sulla quale riponiamo una particolare attenzione e per la quale riteniamo che i Paesi Comunitari abbiano uno specifico dovere morale e giuridico d’intervento per una risoluzione che contemperi corrette politiche di accoglienza, solidarietà e rispetto delle leggi. Purtuttavia – riprende Taverna – questa Organizzazione Sindacale, al di là delle ragioni umanitarie manifestate, note e monitorate dalle Autorità competenti, da giorni, ritiene assolutamente non accettabile concettualmente e giuridicamente, il grave e violento gesto messo in atto dalla comandante della nave Sea Watch, che forzando il blocco navale imposto, nonostante le ripetute azioni di contrasto poste in essere dall’equipaggio, ha messo a rischio l’incolumità e la vita stessa del personale della motovedetta della Guardia di Finanza, nonché degli stessi migranti”.
“Un’iniziativa, che a caldo, non può che essere giudicata gravissima da questa O.S. – sottolinea il segetario Sinafi – e che solo grazie alla professionalità del personale della Guardia di Finanza non ha avuto conseguenze drammatiche. Fatti, per i quali dovrà essere, ovviamente, l’autorità giudiziaria competente a valutarne la gravità, nonché l’eventuale esistenza di condizioni esimenti o attenuanti. Con questo estremo gesto, si ripropone, ancora una volta il problema della gestione dei fenomeni migratori, che per la sua dimensione e drammaticità degli eventi, sono senz’altro prioritari, ma anche quella della sicurezza e delle condizioni di lavoro nelle operazioni di contrasto e di gestione di questi fenomeni da parte degli operatori di Polizia, sui quali non può essere assolutamente scaricato il gravoso onere della conduzione prioritaria di fenomeni che andrebbero meglio affrontati e regolamentati a cura della classe politica”.