Al momento potrebbe trattarsi solo di ipotesi, ma la situazione dell’equipaggio Sea-Watch 3 si complica. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha fatto sapere di avere “elementi concreti per affermare che, mettendo a rischio la vita delle persone a bordo, il comandante e l’equipaggio della Ong Sea-Watch 3 abbiano disubbidito a precise indicazioni che giorni fa li invitavano a sbarcare nel porto più vicino (non in Italia!), prove che verranno messe a disposizione dell’autorità giudiziaria. Se così fosse, saremmo di fronte ad un crimine e ad una precisa volontà di usare questi immigrati per una battaglia politica, un fatto gravissimo. Ribadisco il mio impegno a difendere i confini, la salute e la sicurezza del popolo italiano: non sarò mai complice degli scafisti e di chi li aiuta”.
Il dossier in mano al Viminale
Stando a quanto emerso fino ad ora la nave, con a bordo 47 persone recuperate nelle acque di competenza della Libia il 19 gennaio scorso, avrebbe commesso delle irregolarità durante la sua navigazione. Dopo il salvataggio, infatti, l’imbarcazione ha iniziato il suo viaggio in mare chiedendo all’Italia e all’Europa un porto dove sbarcare il carico umano. Al momento, causa condizioni meteorologiche avverse, al natante è stato concesso un posto di fonda all’interno delle acque italiane davanti a Siracusa. Ma il Viminale avrebbe in mano un dossier che contiene tutti gli elementi a carico dell’equipaggio di Sea-Watch 3 e che verranno trasmessi all’autorità giudiziaria. Qualcosa, però, è già emerso dalle parole del ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, che in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook ha ricostruito la rotta del natante dalle acque libiche fino all’arrivo in quelle italiane.
La rotta della Ong
“Il 19 gennaio, come spesso accade, la Sea-Watch 3 si è mossa in totale autonomia in mare Sar libico, senza attendere la Guardia Costiera di Tripoli. Avrebbe poi potuto puntare da subito verso la Tunisia per cercare riparo dal maltempo incombente, ma ha preferito girare la prua in direzione Lampedusa – spiega il Ministro – Il 23 gennaio la nave Ong, già giunta nei pressi dell’isola, avrebbe ancora una volta dovuto riparare in Tunisia, come peraltro fecero i pescherecci vicini in quelle ore di atteso peggioramento meteo. Poteva ad esempio dirigersi verso l’area di Zarzis, a poco più di 70 miglia nautiche di distanza. La SeaWatch invece ha deciso di sfidare il mare, puntando verso le coste siciliane che si trovano a oltre 100 miglia da Lampedusa. E dunque mettendo irresponsabilmente a repentaglio la salute e la vita dei naufraghi. Siamo di fronte a una violazione della legge del mare, secondo cui chi naviga in quelle condizioni dovrebbe fare rotta verso le acque più vicine dove trovare ridosso. Ripeto, più vicine. C’è qualcuno che favorisce la partenza dei barconi della morte – conclude Toninelli – ma il Governo del cambiamento non è più disposto ad accettare questo stato di cose. L’Olanda conosceva da subito i reali intendimenti della Sea-Watch 3?”.