Fogne a cielo aperto, strade sterrate e finestre dei palazzi che si affacciano su vere e proprie discariche. Uno scenario da Terzo Mondo, immagini devastanti che in questi mesi abbiamo visto arrivare spesso da Aleppo, città simbolo della devastazione e delle violenze contro i bambini in Siria. Aleppo dista dall’Italia oltre duemila e ottocento chilometri. Dall’altra parte del mondo, verrebbe da dire. Eppure guardando il reportage che ha realizzato Antonio Marziale, Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Calabria, nel quartiere Ciambra di Gioia Tauro, Aleppo non sembra mai essere stata così vicina.
In questo pezzo d’Italia dimenticato dallo Stato ci vivono 160 bambini, “ostaggio” delle promesse mai mantenute dalle Istituzioni, che per questi minori non garantiscono neppure il diritto minimo, quello all’istruzione. Proprio così, come spiega Marziale in una lettera appello al Presidente della Repubblica: “Lo scorso anno ottenni dall’Amministrazione Comunale in carica la promessa che i pulmini andassero a prelevare i bambini e li portassero a scuola, onde evitare l’annosa e comprensibile dispersione scolastica. I bambini hanno regolarmente frequentato la scuola durante l’anno fino ai primi di aprile, allorquando il Commissario prefettizio, Domenico Fichera, non ha potuto pagare l’assicurazione dei mezzi e i bambini hanno ormai perso quasi un mese di scuola”.
Nell’Aleppo d’Italia succedono anche queste cose, “ma questa non è democrazia. Se nessuno rispetta i diritti dei bambini come potranno loro da grandi rispettare le regole?”, si chiede il Garante dei minori della Calabria. Il quartiere la Ciambra è la fotografia dell’Italia a due velocità, quella che arranca al Sud, dove la Calabria conta il 17% di dispersione scolastica, il più alto tasso di Neet, di disoccupazione e il più basso livello di cultura e lettura. A destare preoccupazione sono anche i recenti dati Istat in base ai quali oggi più di 1,1 milioni di minori, di cui 450mila al Sud, vivono in povertà assoluta, una condizione che tra il 2005 e il 2015 ha visto triplicare la sua incidenza sulle famiglie con almeno un minore, passando dal 2,8% al 9,3%. Sempre al Sud, un bambino su cinque non dispone di spazio adeguati per fare i compiti a casa e non può permettersi di praticare sport o corsi extrascolastici.
Entrando a la Ciambra queste medie sembrano addirittura sottostimate. Fogne a cielo aperto, case con almeno un metro di acqua nelle fondamenta, bambini affetti da autismo, aria ovunque irrespirabile e politici che si affacciano qui solo sotto elezioni. “Mi sono recato ieri, primo maggio 2017, presso il quartiere Ciambra di Gioia Tauro – scrive Marziale – per constatare lo stato di assoluta indigenza e inciviltà, oltre che incuria, in cui versano 160 sventurati bambini per lo più in tenera età. La situazione, rispetto all’anno scorso, è notevolmente peggiorata: i cumuli di immondizie sovrastano le abitazioni e si allungano per svariate centinaia di metri, o forse di chilometri. Le abitazioni sono inoltre al limite del crollo e mancanti di infissi”.
Uno scenario da guerra, quello descritto dal Garante Marziale, che rivolge un appello alle Istituzioni: “Tutti insieme dobbiamo fare uno sforzo per ripulire quel quartiere ed interessarsi di quei bambini, non già in fase emergenziale, bensì ordinaria e continuativa, in quanto versano in condizioni che gridano vendetta al cospetto di Dio e degli uomini. Tutte le Istituzioni conoscono, o dovrebbero conoscere, il perenne dramma della Ciambra, dove ovviamente si annidano forme di illegalità diffuse che non è possibile contenere se lo Stato, prima di rivendicare il rispetto della Legge, non provvede a rispettare i diritti di quei bambini”.
Antonio Marziale ha provveduto a pagare di tasca propria l’assicurazione dei mezzi per il trasporto scolastico dei bambini ma la speranza è che la sua denuncia e i suoi appelli non restino ora inascoltati, per restituire dignità e diritti ai bambini e alle loro famiglie e per ricordare a tutti che di Aleppo, purtroppo, ce ne sono tante anche in Italia, perché impedire a dei bambini di andare a scuola significa uccidere il loro futuro, in nome di quell’indifferenza e quell’incuria che non può mai avere la meglio sul rispetto dei diritti dei più deboli.
@PiccininDaniele