“De-radicalizzare i radicalizzati con gli stessi radicalizzatori: è questa la logica alla base della collaborazione tra il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) del Ministero della Giustizia e l’UCOII (Unione delle comunità islamiche d’Italia) in merito all’assistenza spirituale da fornire a detenuti di religione musulmana, molti dei quali sono a rischio radicalizzazione, se radicalizzati (e quindi condannati per attività legate al terrorismo) non lo sono già. Una collaborazione che si rinnova e amplia addirittura i propri orizzonti, segno che il committente, vale a dire il Ministero della Giustizia, deve essere particolarmente soddisfatto dell’operato in carcere degli imam facenti capo all’UCOII, organizzazione istituita qualche decennio fa da esponenti del gruppo fondamentalista transnazionale dei Fratelli Musulmani basati in territorio italiano”. È quanto scrive su La Nuova Bussola Quotidiana, Souad Sbai, ex parlamentare e presidente dell’associazione Acmid.
“All’ideologia, allo spirito e agli obiettivi dei padri fondatori – prosegue – l’UCOII è rimasta fedele fino ad oggi, attraversando in maniera del tutto impunita gravi scandali tra cui i cosiddetti Qatar Papers (decine di milioni di euro presi dal Qatar per promuovere dalla Lombardia alla Sicilia la visione fondamentalista dell’islam tipica dei Fratelli Musulmani, il tutto comprovato da documentazione inoppugnabile) e in ultimo, solo qualche settimana fa, le farneticazioni online del proprio segretario generale su cristianesimo e giudaismo “eresie da correggere”. Davvero i partner ideali per combattere la radicalizzazione nelle carceri, non è vero Signor Ministro Alfonso Bonafede?”. Clicca qui per continuare a leggere