Tra Guantanamo e le carceri di casa nostra dovrà pur esserci una via di mezzo. Troppo rigore nel campo di prigionia statunitense. La sua fama è nota a tutti. Ma forse troppo poco negli istituti penitenziari italiani dove agli agenti viene addirittura chiesto di accompagnare i detenuti a fare shopping.
È quanto accaduto giorni fa a Sanremo, dove un recluso, con fine pena nel 2027, che aveva già effettuato nella struttura carceraria la visita oculistica, è stato accompagnato in un negozio di ottica nella vicina cittadina di Arma di Taggia per scegliere la montatura degli occhiali.
E non è la prima volta. Era già accaduto mesi fa, prima dell’emergenza Covid, in un altro penitenziario, in Sardegna. Stessa procedura. Stesso trattamento.
Allora “l’ospite” del carcere sardo, un trafficante di droga condannato a 23 anni, venne accompagnato in un centro commerciale. Il look dei carcerati prima di tutto.
Prima anche della sicurezza? Perché il carcere di Sanremo è tristemente noto anche per due fughe rocambolesche.
Ma era veramente necessaria questa “gita di piacere”? Certo, ormai i tempi sono cambiati.
Se è vero, ed è vero, che le celle devono essere chiamate “stanze di pernottamento”, per non urtare la suscettibilità dei reclusi, può essere giusto tutto.
Anche che gli agenti della penitenziaria facciano da “dame di compagnia” negli spostamenti per le compere dei detenuti.
“Ho sempre ritenuto che la frase ‘servitori dello Stato’ non fosse appropriata agli uomini in uniforme. Leggendo notizie come queste sono costretto a ricredermi – È l’amaro commento di Francesco Laura, vicepresidente Uspp, sui fatti di Sanremo – Altre volte, in altre circostanze, i poliziotti penitenziari sono stati impiegati come ‘chauffeur istituzionali’ al servizio dei detenuti, nonostante la nota carenza di organico. Ma addirittura portarli fisicamente in un negozio per far scegliere loro la montatura degli occhiali? I pochi agenti in servizio costretti a mansioni non necessarie. E tutto a spese dei contribuenti.
E se il detenuto avesse tentato una fuga?”, è quanto si chiede Laura, concludendo.
Ma viste certe “delicatezze” riservate agli “ospiti” delle patrie galere ci sentiamo di rassicurarlo.
“Stanze di pernottamento”, “shopping” assicurato e una particolare attenzione al look personale, tanto da consentire loro pure una passeggiata per scegliere gli occhiali. Ma dove vuoi che vadano. Meglio di così?
E ogni tanto, quelli “famosi”, che con i poveracci non ci si sporca le mani nessuno, ricevono pure la visita di qualche politico premuroso. Che un po’ di passerella in carcere funziona sempre tra le anime sinistre e fa acchiappare voti.
I carcerati in Italia hanno trovato la cuccagna, date retta.
Ci mancavano solo gli “chauffeur istituzionali’.
Ora sappiamo che ci sono anche quelli.
E noi paghiamo.