“Vi mando un pezzo di un mattone raccolto al centro di una piazza del sito di Pompei nell’agosto 1975, un errore di giovinezza. Con scusa”. Questo è uno dei tanti scritti, spesso di pugno, con allegati pezzi di muri, mosaici, tegole e sculture “prelevati” negli scavi, che quotidianamente la Soprintendenza riceve e cataloga.
“Da quando si è diffuso il mito che tenere pezzi rubati dell’antica Pompei porti male, sono aumentati esponenzialmente gli invii anche da parte di molti europei e dagli altri continenti”, precisano dalla soprintendenza. E cosi l’ente che gestisce il sito di fama mondiale, si ritrova a far fronte ad un ulteriore attività di recupero ma che spesso non riesce a ricollocare nel posto originari.
“Questo pacchetto contiene un pezzo di una tegola della Casa del Fauno, si prega di accettarlo con le mie più profonde scuse e di riportarlo alle rovine. Mi sono sentito in colpa per otto anni per aver rubato questo artefatto e tornando a Pompei voglio fare ammenda”. Si legge in un altro scritto. Quanto e come sono difesi e tutelati i siti culturali da quest’incessante attività predatoria o di vandalismo di sconsiderati viaggiatori o di autentici truffaldini che incrementano spesso la rete della ricettazione nel mercato nero dei beni culturali?
Funzionari sicurezza: “Difficile scovare tutti i pezzi che mancano, ma abbiamo aumentato videosorveglianza sulla vasta aerea”
“Difficile scovarli tutti- ci dicono alcuni funzionari – Anche perché spesso si tratta di microframmenti o pezzi di pietre, ma è aumentata la videosorveglianza ed il controllo sulla vasta area” .Ma pare che le cose non stiano proprio cosi. E fioccano le interrogazioni parlamentari e le richieste di chiarimenti sulla gestione della sorveglianza, spesso affidata a privati o come nel caso di Pompei, fino allo scorso anno all’Ales, una società in house del Ministero che pare secondo alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle, abusare di una gestione non trasparente di appalti per la sorveglianza affidata a lavoratori assunti mediante società di lavoro interinale. Una questione che lo scorso anno aveva coinvolto la Corte dei Conti e l’Antitrust oltre ad una diatriba trs i grillini e il sindaco di Tivoli Giuseppe Proietti, per anni soprintendente ed attuale amministratore della Ales. Se la videosorveglianza sembra aumentata , sono ancora tanti i furti e i danni negli Scavi e i cantieri del Grande Progetto Pompei sembrano aver acuito il problema.
Solo pochi mesi fa era stato fermato un francese che nel suo zainetto aveva nascosto frammenti di intonaco dipinto in rosso pompeiano. I carabinieri di Roma in un controllo sul territorio avevano fermato a Fiumicino un turista americano che nella sua auto presa a noleggio aveva nascosto un capitello rubato a Pompei alcuni giorni prima. E poi gli atti di vandalismo, come nel caso di un ragazzo australiano che era stato sorpreso a dare calci ad una parete della Domus Ara Massima o come per una turista delle Isole Fijii sorpresa ad incidere il suo nome sull’intonaco rosso della Casa di Marco Lucrezio Stabia. E i tombaroli, ladri specializzati che fanno razzia di reperti e monili in siti spesso abbandonati e privi di qualsiasi custodia? Ma appare complicato garantire sicurezza su questo fronte.
Lo sanno bene i carabinieri della tutela del Patrimonio Culturale che nelle loro diverse articolazioni territoriali si ritrovano quotidianamente a lottare contro i cosiddetti “tombaroli” di professione.
Due settimane fa sono stati braccati in tre, compreso un minore, che muniti di metal detector e pale, avevano fatto incetta di monete, monili e frammenti di vasi nei pressi della Colonna del Tempio di Hera a Capacolonna nel crotonese.
Ma quali sono le azioni messe in campo dal Ministero e se e come sono attuati progetti per la messa in sicurezza degli importanti siti culturali? I soldi pare proprio non manchino. Lo scorso anno era stato lo stesso Ministro Franceschini ad insediare il Comitato controllo e sorveglianza del Pon Cultura per gestire circa 491 milioni di euro di cui circa 360 Milioni per la tutela e la valorizzazione dei circa 60 grandi Attrattori culturali presenti nelle cinque regioni del Sud (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia), cosi come riporta il prospetto che è possibile consultare a questo link http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Comunicati/visualizza_asset.html_975376980.html