Divieto assoluto di manifestare nella Green zone. E’ questo l’input della Questura di Roma deciso allo scopo di evitare assembramenti e riunioni non autorizzate nell’ampia fascia protetta del centro della capitale. Il segnale è chiaro, scongiurare il rischio di pericolosi contatti tra opposti schieramenti politici in occasione dei comizi di chiusura della campagna elettorale. Ma, come sempre, qualcuno non si adegua.
Il movimento politico Casapound, lista candidata alle elezioni, ha previsto di chiudere la lunga corsa verso le urne con il comizio finale del leader Simone Di Stefano previsto per le 17 di questo pomeriggio a piazza della Rotonda, di fronte al Pantheon. Evento debitamente autorizzato trattandosi, come detto, di un partito che, fino ad oggi, si è attenuto e conformato ai principi costituzionali in vigore.
Eppure, i soliti noti, anche questa volta non mancano l’occasione per tornare alla ribalta sfidando il diktat della Questura, le leggi democratiche di questo Paese e, soprattutto, la pazienza dei romani che, una volta di più, si troveranno ad assistere alle solite sceneggiate di un gruppo di asociali che, astenendosi certamente dal tentativo di costruire itinerari di pacificazione e di sviluppo positivi della nazione, proveranno una volta di più, a portare il caos nelle strade della capitale. La manifestazione indetta dai movimenti antagonisti, per l’occasione supportati da quelli per il diritto alla casa e dagli aderenti a ‘Sapienza clandestina’, è stata indetta per le 17 a largo di Torre argentina.
Dalla Questura giungono chiari segnali di chiusura ad ogni mediazione con il gruppo di sedicenti antifascisti, antimperialisti, anticapitalisti, eccetera. Ma come sempre, gli antagonisti intendono seguire il loro lucido cammino di follia che porterà al solito confronto con i cordoni di polizia schierati, agli ormai quotidiani tentativi di sfondamento, all’ovvia risposta degli agenti e alla sempiterna rappresentazione del pianto di fronte “alla repressione posta in essere dallo stato fascista”. E il caso della “maestra” che a Torino ha augurato candidamente la morte ai poliziotti che si opponevano all’arroganza dei cosiddetti antagonisti, è il perfetto ritratto di una sinistra allo sbando che tenta di non annegare in un mare in tempesta in balia dei venti di cambiamento.