In questi giorni circolano una serie di articoli sui siti di approfondimento vicini al comparto difesa rispetto al riordino delle carriere e che il Governo stia prendendo in giro i militari sul tema. Ma siamo proprio certi che sia così o è una esemplificazione che nasconde ben altre realtà? Certo è che il provvedimento di riordino delle carriere non è un provvedimento prettamente economico e questo è un fatto. Certo è che il provvedimento in questione viene redatto non dal Governo, non dal Parlamento e neanche dalle forze politiche di maggioranza e opposizione. Il riordino lo scrive l’amministrazione difesa ed in particolare lo Stato Maggiore della Difesa con l’ausilio del 1° Reparto di SMD che coordina le proposte degli Stati Maggiori e dei comandi generali e anche questo è un fatto.
Certo è anche che se da luglio gli Stati Maggiori avevano già contribuito e redatto la piattaforma del riordino, nulla avevano condiviso con le rappresentanze militari che, a mio avviso, dopo la presentazione di un paio di slide generiche e volutamente senza contenuti specifici (a differenza dei sindacati di polizia che dispongono del testo di ben 446 pagine),
sono state metaforicamente prese a pesci in faccia!
Ma allora, perché le diverse proposte che attengono al riordino delle carriere e che non hanno impatto economico (ad esempio i limiti di età sui concorsi, il mantenimento della sede di servizio, i punti incrementali insindacabilmente elargiti dalle commissioni esaminatrici e tanto altro ancora), non sono state neanche ascoltate o tantomeno recepite dagli Stati Maggiori che, come detto in sintesi, scrivono il provvedimento di riordino delle carriere?
Cosa c’entra l’azione del Governo in bene o in male? Se avessimo l’anello al naso potremmo tranquillamente prendercela con la politica e con i pochi fondi (questo sì) che ha messo a disposizione. Ergo, dovremmo “prendercela” con nessuno che ci possa dare risposte dirette o che noi individueremmo solo astrattamente, ma la storia a mio avviso è un’altra.
Le persone che hanno scritto questo riordino hanno un nome un cognome ed un grado! I “tecnici” che hanno ignorato le esigenze e le aspettative del personale militare hanno un nome, un cognome, un ufficio ed ancora un grado.
Troppo semplice esemplificare e “buttarla in politica”, ma la festa è finita. I Sindacati non sono la Rappresentanza Militare gerarchicamente sovraordinata che raramente prende posizioni contrapposte alle amministrazioni e a breve se ne avrà maggiore contezza. Troppo comodo dire che è solo colpa della politica quando molto potrebbe essere fatto agendo su status, concorsi e regole certe. Sulla carriera, insomma, e su progressioni ancorate ad un sistema che non sempre premia i più meritevoli e che non tiene conto dell’invecchiamento progressivo del personale.
Forse sono proprio questi alcuni dei motivi che fanno sì che non si affronti il tema coinvolgendo realmente i sindacati dei militari e le rappresentanze militari per addivenire a soluzioni che garantiscano maggiore equità, ma che sottrarrebbero potere a chi gestisce incontrastato queste dinamiche concorsuali e di carriera.
A voi lettori le conclusioni.
*Riceviamo e pubblichiamo – Dr. Marco Votano, Segretario Generale Libera Rappresentanza dei Militari