“Le Organizzazioni sindacali delle forze di polizia e i Co.Ce.R. sottoscrittori del presente documento, esprimono il proprio aperto dissenso per l’atteggiamento assunto dal Governo nell’ambito delle procedure di rinnovo del contratto nazionale di lavoro del Comparto Sicurezza e Difesa. Il dissenso verte sia sul metodo, seguito dal Governo in questa contrattazione/concertazione, sia nel merito dei contenuti da questo imposti”. E’ quanto si legge in una nota firmata Sap, Sindacato autonomo di polizia, Osapp, Sindacato autonomo polizia penitenziaria, e dai rappresentanti dei Co.ce.r. Marina, Aeronautica e Carabinieri, in merito al tavolo di concertazione sul rinnovo dei contratti per le forze armate che va avanti da mesi. L’incontro di ieri (17 gennaio) con il governo non è infatti servito a chiudere la pratica a causa di una serie di problemi che rimangono aperti.
“Il metodo seguito non è accettabile – prosegue il comunicato – poiché, nonostante dal mese di luglio che le OO.SS. e i Co.Ce.R. abbiano chiesto di avere contezza delle esatte risorse da evolvere al rinnovo contrattuale per il triennio 2016/2018 e discutere del problema sicurezza, ribadendolo anche durante l’incontro prenatalizio – servito al Governo esclusivamente come propaganda di carattere politico-elettorale – a tutt’oggi gli interessati non sono stati posti nelle condizioni di ricevere materiale (proiezioni, tabelle, novelle normative, ecc.) indispensabile e idoneo a poter sviluppare una qualsivoglia valutazione tecnica utile al confronto. Solo nella giornata di ieri sono state conferite delle tabelle che si sono rivelate sommarie ed imprecise. Non si accetta anche l’atteggiamento del Governo nel merito”.
E ancora: “Il contratto di lavoro non viene rinnovato dal 2009, ossia da oltre 8 anni, mentre le indennità accessorie sono congelate addirittura dal 2002, con la conseguenza evidente che tutte le indennità non sono aggiornate ai costi di vita odierni. Appare quindi evidente la necessità di rivisitare tutta la retribuzione . Si rileva poi la necessità di finanziare la parte normativa del contratto, poiché assolutamente carente a causa di un arretrato di decenni rispetto alle altre categorie di lavoro, invece che includere nella Specificità il finanziamento dell’area negoziale dei Dirigenti. Da ultimo appare indispensabile procedere già in sede di stesura dell’accordo all’attuazione del ruolo negoziale riconosciuto per legge ai Co.Ce.R. e che ad oggi relega gli stessi ad una semplice e non più accettabile procedura di concertazione. Non è quindi differibile la discussione di questa ultima parte importantissima del contratto di lavoro, senza un adeguato accantonamento di risorse”.
L’obiettivo del Governo, avvertono Co.ce.r e sindacati di polizia “appare unicamente quello di affrontare una campagna elettorale pubblicizzando un risultato che, invece, è estremamente carente, fuorviante e volto a “vendere” un prodotto che non corrisponde alla realtà. Il contratto di lavoro è composto da una parte economica fissa, una accessoria e una parte normativa, pertanto chiediamo, nell’interesse della categoria, di poter siglare un accordo – pur con scarse risorse – nella sua interezza, peraltro auspicando di poter disporre di tempi necessari, per coinvolgere le comunità interne che hanno il diritto di indirizzare le proprie rappresentanze. La scelta di iniziare le trattative per il rinnovo contrattuale per il triennio 2016/2018 in colpevole ritardo è stata esclusivamente del Governo – certamente non nell’interesse delle divise di questo Paese – e strumentale all’obiettivo di porre le OO.SS. e i Co.Ce.R. di fronte al muro della fine della legislatura”.
Già dopo l’incontro dell’11 gennaio, infatti, i rappresentanti di forze armate e polizia avevano lanciato l’allarme su quanto stava accadendo
Dopo 8 anni che il Comparto Sicurezza/Difesa non riceve aumenti, il Governo voleva liquidare la “stagione contrattuale” 2016-2018 con un aumento di circa 44 euro medi netti. Un’ipotesi rimandata al mittente ma che ha contribuito a surriscaldare il clima.