La necessità di riformare il Tso (Trattamento sanitario obbligatorio) attraverso una riforma ad hoc. Questo il senso e lo scopo della legge “Mastrogiovanni”. La proposta presentata dai Radicali Italiani in conferenza stampa alla Camera dei Deputati lo scorso 20 aprile, intende infatti modificare l’istituto del Trattamento sanitario obbligatorio che “a 39 anni dalla legge Basaglia, nella sua applicazione concreta, ha perpetuato una concezione manicomiale del trattamento psichiatrico”. Ad affiancare e sostenere con forza i Radicali sono i familiari di cittadini morti proprio durante o dopo essere stati sottoposti a una procedura di Tso. Tra questi, Grazia Serra, nipote di Franco Mastrogiovanni (il maestro elementare morto nel 2009 nel reparto psichiatria dell’ospedale di Vallo della Lucania, al quale i radicali hanno intitolato simbolicamente l’iniziativa), Osvaldo Esposito e Adele Malzone, rispettivamente padre di Marcello e sorella di Massimiliano, entrambi deceduti nell’ambito di una procedura di Tso.
Attualmente non ci sono delle stime precise che riguardano l’applicazione dei Tso disposti dal sindaco che stabiliscono quando una persona con problemi psichici diventi pericolosa per sè e la collettività. Le uniche statistiche a nostra disposizione sono quelle relative alle dimissioni, che descrivono un fenomeno preoccupante: quasi 11mila nel 2015, una media di trenta al giorno.
“Siamo di fronte a un’emergenza culturale”. Psichiatri e giuristi tra i più illuminati segnalano come il ricorso al Tso sia spesso disposto con superficialità e sottovalutando la privazione della libertà che esso determina. “Per questo vogliamo rafforzare il sistema di garanzie, introducendo per chi è sottoposto a Tso le stesse tutele previste per le persone in stato di arresto”, dichiara Michele Capano, tesoriere di Radicali Italiani e avvocato della famiglia Mastrogiovanni.
Franco Mastrogiovanni
La vicenda di Franco Mastrogiovanni inizia nell’estate del 2009, quando viene fermato lungo la costiera del Cilento. Accusato di aver attraversato un’isola pedonale con la sua automobile, viene caricato su un’ambulanza. Ancora oggi, le motivazioni reali del ricovero coatto rimangono oscure. Una volta in ospedale, Mastrogiovanni viene legato a un letto e rimane lì, immobilizzato e nudo, senza ricevere acqua né cibo. La nipote Grazia Serra prova a varcare la porta gialla del reparto di Diagnosi e Cura per fare visita allo zio ma le viene impedito di far visita allo zio e viene rassicurata dai medici sul normale decorso della terapia di Mastrogiovanni. Franco muore dopo 87 ore di agonia.
Cos’è il Tso (Trattamento sanitario obbligatorio)
Pazienti legati a letto, che urlano sulle barelle degli ospedali, picchiati e imbottiti di farmaci con il risultato che escono dai reparti in condizioni peggiori rispetto a quando sono entrati, o nel peggiore dei casi vanno incontro alla morte. Il Tso è stato oggetto di riflessioni, dibattiti e polemiche, per la sua natura coercitiva rispetto ad alcuni casi di abusi e violenze esercitate nei confronti dei pazienti ricoverati in strutture psichiatriche.
Il Trattamento sanitario obbligatorio consiste nel ricovero coatto e forzato del paziente che necessita di cure psichiatriche immediate e che è ritenuto potenzialmente pericoloso per se stesso e per la comunità.
Il Tso per malattia mentale può avvenire in condizione di degenza ospedaliera solo:
• se esistono alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici
• se l’infermo non voglia sottoporsi volontariamente a tali trattamenti
• qualora non vi siano le condizioni che consentano di adottare tempestive e idonee misure straordinarie extraospedaliere
Il Tso è disposto da parte del sindaco del comune dove risiede la persona nei cui confronti si vuole disporre il trattamento o del comune dove la persona momentaneamente si trova, che in qualità di autorità sanitaria emana il provvedimento. Provvedimento emanato in base su proposta motivata di un medico, convalidata dalla A.s.l.
Entro 48 ore dal ricovero il provvedimento deve essere trasmesso al giudice tutelare che, nelle 48 ore successive deve provvedere convalidandolo o non convalidandolo.
Se il Tso non viene convalidato, il sindaco deve disporne l’immediata cessazione.
Entro trenta giorni (dalla scadenza del termine di 48 ore per la convalida) il sindaco può proporre ricorso contro la mancata convalida del provvedimento che dispone il Tso.
Per quanto riguarda la revoca del Tso qualsiasi persona interessata, congiunto o estraneo, può proporre ricorso chiedendo al Sindaco la revoca o la modifica del provvedimento.
La persona sottoposta a Tso o chiunque vi abbia interesse può inoltre proporre ricorso al tribunale competente per territorio contro il provvedimento convalidato dal giudice tutelare.
Riformare il Tso: la proposta dei Radicali
I tre articoli che compongono la “legge Mastrogiovanni” sostituiscono le attuali norme che regolano la materia. I punti al centro della proposta di riforma avanzata da Radicali sono diversi e tutti indirizzati a garantire un maggior controllo da parte delle autorità preposte. Innanzittutto cambia il senso dell’ordinanza emanata dal sindaco, il quale oltre ad avere una proposta motivata di un medico, per disporre del Tso deve ricevere una seconda proposta avanzata da uno psichiatra in servizio presso il Servizio Sanitario Nazionale, ovviamente dopo la visita della persona interessata del Trattamento. I due certificati devono contenere le motivazioni per cui si intende procedere attraverso un Tso, con espressa indicazione delle misure sanitarie extraospedaliere proposte e rifiutate dal paziente. Prevista inoltre nella legge l’introduzione di una “difesa tecnica” (cioè dell’assistenza di un avvocato per il paziente “come presidio utile ad approfondire e rendere effettivo il controllo di legalità della procedura”) e quindi di diritto di informazione e ricorso a beneficio di chi è sottoposto a Tso. Il trattamento psichiatrico è ammesso solo previo libero e informato consenso prestato dal paziente. La persona sottoposta ad accertamento o trattamento sanitario obbligatorio deve sempre essere informata, in un linguaggio comprensibile, dei suoi diritti e dei mezzi previsti dalla legge per esercitarli. La struttura deve provvedere a fornire tali mezzi, così come a inoltrare eventuali richieste agli uffici relativi e competenti. Sulle richieste di revoca o di modifica il sindaco decide entro 48 ore. I provvedimenti di revoca o di modifica sono adottati con lo stesso procedimento del provvedimento revocato o modificato. Un altro punto centrale è il divieto di utilizzare strumenti di contenzione meccanica, cioè la procedura che utilizza mezzi fisici (lacci, catene, camicie di forza) e chimici (terapia del sonno, farmaci) per limitare i movimenti dell’individuo, e “speciale chiusura” degli Spdc (servizo psichiatrico diagnosi e cura) per contrastare i numerosi casi di violenza e abusi registrati in alcune strutture. Inoltre è prevista la garanzia del diritto di visita all’interno dei reparti psichiatrici, come la possibilità di poter comunicare con l’esterno. Questo impone che nel corso della degenza non può essere impedito o limitato in alcun modo il diritto a ricevere visite, al tempo stesso deve essere garantito il diritto della persona di detenere e utilizzare mezzi di comunicazione. Il limite al numero di rinnovi è un altro punto chiave che, attualmente, non viene affrontato dalla legge. Così la riforma avanzata dai Radicali propone l’abbassamento della durata del trattamento da sette a quattro giorni e precisa che in nessun caso il Trattamento sanitario obbligatorio può essere rinnovato più di tre volte. Ogni rinnovo comunque deve essere comunicato immediatamente al “Garante Nazionale dei diritti delle persone detenute o provate della libertà personale”. Quest’ultimo assume un’importante funzione di monitoraggio e sorveglianza, svolgendo quattro compiti principali: istituisce un’anagrafe dei Servizi psichiatrici di diagnosi e cura che hanno ospitato ricoverati in Tso, effettua il rilievo statistico del numero di persone sottoposte a Trattamento sanitario obbligatorio nel corso dell’anno precedente per SPDC, indica il numero medio dei giorni di ricovero coatto per SPDC, e si occupa dell’aggregazione provinciale e regionale dei dati, colmando così un grosso vuoto in materia.