Il referendum del 4 dicembre si avvicina e le tensioni politiche sono sempre più forti. Siamo quasi agli sgoccioli e da una parte all’altra si fa di tutto per tirare acqua al proprio mulino. Molte le polemiche, i salotti, le piazze e le interviste. La campagna elettorale è entrata nel vivo. Il Movimento 5 Stelle è da tempo impegnato nel loro treno tour, i partiti per il Sì hanno creato comitati, lo stesso quelli per il No.
Per il Pd di Renzi c’è “Basta un Sì”, Alfano “Insieme Si cambia”, mentre per il No c’è il “ComitatoperilNo” guidato da Forza Italia e Lega Nord. La sensazione generale è che non in molti abbiano capito cosa andranno a votare, anche se attraverso i programmi televisivi dedicati entrambe le “fazioni” stanno provando a spiegarlo.
In questa settimana non sono mancate le polemiche contro il premier Matteo Renzi che ha mandato una lettera, ritenuta dall’opposizione illegale, a tutti i cittadini italiani che si trovano all’estero, per convincere a votare ‘Sì’ al referendum. Ma anche l’altra parte politica non ha risparmiato i colpi di scena.
A Firenze, durante un comitato per il No in piazza, Matteo Salvini, leader della Lega si è candidato a premier. Questo per rispondere, forse, a ciò che viene detto dai sostenitori del Sì, cioè che non esiste un’alternativa valida al governo Renzi. I 5 Stelle, allo stesso modo, da qualche mese sono sotto la lente d’ingrandimento grazie al programma de Le Iene, visto il loro presunto coinvolgimento nello scandalo delle firme false a Palermo.
La politica italiana basata sul Politicaly correct, dunque, sembrerebbe andare verso una politica scorretta. Ci si colpisce come meglio si può in tv, sui giornali e in piazza. Si utilizzano i temi sentiti ai cittadini per aggiudicarsi più voti. Immigrazione da una parte e diritti Lgbt dall’altra. Ma come in amore, si dice che tutto sia permesso anche in campagna elettorale. Silvio Berlusconi, che dopo mesi di riflessione è tornato “all’attacco” mandando video da casa sua motivando le ragioni del No, quando era premier propose una riforma che le male lingue dicono sia la stessa ripresa da Renzi. Adesso si oppone chiedendo di votare No a questa e rimetterci mano in futuro in maniera che tutti siano d’accordo. Non sono però in tanti a credergli, se non i fedelissimi Brunetta, Carfagna e Gelmini. A questo punto Alfano non ci sta, proprio lui che è nato sotto la spalla dell’imprenditore milanese, dichiara che non è dicendo No adesso che le cose miglioreranno. Ma il ministro Boschi, in tutto questo,, che fine ha fatto? Dopotutto la riforma l’ha scritta lei, anche se sembrerebbe aver preso il nome di Matteo Renzi, lo stesso che ha ammesso in un’intervista di aver forse sbagliato ad accreditarsi troppo questo referedum. Forse perchè dopo aver detto che si dimetterà se dovesse vincere il No, la tirata d’orecchie del ministro Alfano gli è servita a fare retromarcia e rimangiarsi tutto.
D’altronde lo stesso premier a La7 ha dichiarato di essere troppo impulsivo e, sicuramente, è ciò che si è visto in questo periodo pre elettorale. Renzi sembrerebbe sicuro della vincita del Sì, anche per questo, nonostante la visibile delusione per la vittoria di Trump negli Stati Uniti, ( lui era gran tifoso di Hillary )ha dichiarato che i rapporti tra il Tycon e l’Italia saranno sempre buoni. L’onorevole Giorgia Meloni, quindi, ha prontamente risposto che non spetterà a lui mantenere rapporti con gli Stati Uniti visto che non sarà più presidente del Consiglio il 20 gennaio, data dell’insediamento del nuovo presidente Usa alla Casa Bianca. Mancano due settimane al voto e i giochi sembrano essere ancora aperti. I sondaggi a oggi dicono che il No è in vantaggio, ma non sarebbe il primo errore di questo genere. Basti pensare che la Clinton negli Stati Uniti era la preferita secondo le analisi. Staremo a vedere.